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Gas e nucleare fonti energetiche “ verdi ”: traguardo più vicino per Fit for 55 ma...

Articolo. La versione finale delle leggi climatiche dell’Unione si fa più vicina, ma meno convincente. Non si parla più di utilizzare il pacchetto per rendere l’Europa indipendente dal gas russo e si sposta in avanti, inesorabile, l’avvio della transizione.

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Due importanti risultati sotto la presidenza francese

A sorpresa il Parlamento europeo non rigetta la proposta della Commissione di inserire come “attività transitorie” gas naturale e nucleare nella “tassonomia” (vedi anche questo articolo di Skille) delle fonti energetiche verdi che beneficeranno degli investimenti per la transizione ecologica. Di fronte alla crisi energetica, all’aumento dei costi dei carburanti e alla guerra in Ucraina, il Vecchio Continente sembra reagire rinunciando alle sue ambizioni climatiche.

La Francia intanto ce la fa e chiude il suo semestre di presidenza con due importanti risultati: Il 29 giugno i ministri dell’Ambiente avevano raggiunto l’accordo su quattro delle principali proposte contenute nel pacchetto Fit for 55 per la transizione verde, ora pronti per il confronto con il Parlamento.
Da parte loro, i deputati, lo scorso 22 giugno, erano riusciti a trovare un punto di sintesi su buona parte delle iniziative avanzate dalla Commissione.

Traguardo più vicino ma meno convincente

La versione finale delle leggi climatiche dell’Unione si fa più vicina, ma meno convincente. Non si parla più di utilizzare il pacchetto per rendere l’Europa indipendente dal gas russo e si sposta in avanti, inesorabile, l’avvio della transizione.

Il colpo di grazia al piano, che doveva fare dell’Europa il campione mondiale della lotta ai cambiamenti climatici, potrebbe essere arrivato con la decisione del Parlamento di non opporsi all’inserimento di gas naturale e energia nucleare nella tassonomia, tra le fonti energetiche “verdi” da sostenere e finanziare per diventare il primo continente ad emissioni zero entro il 2050.

La misura voluta dalla Commissione Europea dovrebbe consentire di garantire l’approvvigionamento energetico necessario a sostituire il petrolio durante la transizione verso fonti più sostenibili. Sgomento e indignazione tra gli ambientalisti, che parlano di “tradimento” da parte del parlamento europeo: per diventare legge la misura ora dovrà ottenere l’ok del Consiglio d’Europa, dove occorre una maggioranza di 20 Paesi per contrastare la proposta della Commissione. Una maggioranza difficile da raggiungere.

 

Sedici ore di negoziati

Ci sono volute oltre 16 ore di negoziati e quello che è stato definito un vero e proprio “mercato delle vacche” perché il Consiglio dei ministri dell’Ambiente approvasse il suo “approccio generale” su quattro punti chiave del pacchetto “Pronti per il 55”: il mercato dei permessi di carbonio (ETS), l’istituzione del Fondo sociale per il clima, le emissioni legate all’utilizzo del suolo e la forestazione, i nuovi standard di emissione per auto e furgoni.

«Il raggiungimento di un accordo guidato dalla presidenza francese - ha sottolineato con orgoglio Agnès Pannier-Runache, ministro transalpino per la transizione energetica, come riportato qui - è un passo cruciale per conseguire i nostri obiettivi climatici all’interno dei principali settori industriali. La transizione ecologica e energetica richiederà il contributo di tutti i settori e di tutti i Paesi, in un modo giusto e inclusivo. Ora il Consiglio è pronto per negoziare con il Parlamento per realizzare il Pacchetto ponendo l’Europa più che mai all’avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici».

Aerei, navi, auto e furgoni: le decisioni del Consiglio

Già il 2 giugno i ministri dei Trasporti avevano approvato l’”approccio generale” comune su tre norme di “Pronti per il 55”: le infrastrutture per i carburanti alternativi e il sostegno per carburanti alternativi del settore marittimo e aviazione.

 
 

Il 29 sono stati approvati i nuovi standard di emissioni per auto e furgoni: le auto nuove in vendita sul mercato europeo dovranno entro il 2030 ridurre le emissioni del 55% (i furgoni del 50%) e dal 2035 in Europa si potranno vendere solo auto a 0 emissioni.

Italia, Slovenia, Portogallo, Bulgaria e Romania chiedevano di spostare al 2040 la data che in pratica mette al bando la vendita di auto nuove a benzina e diesel, ma la misura è passata grazie al compromesso proposto dalla Germania che ha chiesto di rivedere la norma nel 2026, alla luce di quanto riusciranno a fare le auto ibride e i carburanti “non fossili” (sostenuti dalla stessa Germania) per raggiungere l’obiettivo indicato.

Viene inoltre introdotta la cosiddetta “clausola Ferrari” che consente la vendita di auto a motore endotermico alle manifatture che producono non più di 10.000 vetture l’anno.

Il traffico veicolare è responsabile di ca il 12% del totale delle emissioni di gas serra: secondo l’associazione Transport and Environment il divieto rappresenta una “decisione storica”, che libera le auto “dalla morsa delle industrie petrolifere”.

Mercato dei permessi di carbonio (Ets)

Il 29 giugno il Consiglio ha discusso anche il pilastro principale del pacchetto Fit for 55, il mercato dei permessi di carbonio (puoi leggere a proposito questo nostro articolo oppure anche questo), confermando l’obiettivo generale di una riduzione delle emissioni del 61% entro il 2030 ma introducendo un taglio una tantum di 117 milioni di quote.

C’è l’ok dei ministri all’ingresso del settore marittimo nel sistema, avanzando misure di sostegno per gli Stati e le zone più dipendenti dalla navigazione, e alla creazione del cosiddetto Ets 2 per edifici e trasporto su strada ma il Consiglio propone di ritardarne l’avvio di un anno.

Per questo settore le quote di carbonio dovrebbero essere messe in vendita a partire dal 2027 e restituite a partire dal 2028; gli Stati membri potranno temporaneamente esentare i fornitori dal restituire i crediti di carbonio fino a dicembre 2030 se a livello nazionale sono già sottoposti a una tassa sul carbonio uguale o superiore al prezzo della quota.

Meccanismo di aggiustamento alle frontiere (Cbam)

Per le aziende a rischio delocalizzazione, che potrebbero soffrire della concorrenza extra Ue, è stato concepito un meccanismo di difesa che mette un prezzo al carbonio dei prodotti importati: le quote gratuite di permessi di carbonio ora destinate a queste aziende saranno gradualmente eliminate con l’entrata in vigore del meccanismo, in un periodo di 10 anni tra il 2026 e il 2035.

Uso del suolo

Il Consiglio accoglie l’obiettivo generale di 310 milioni di CO2 equivalente da rimuovere nel settore agricolo forestale entro il 2030 attraverso l’estensione di “pozzi naturali di carbonio” quali foreste e torbiere, il 15% in più rispetto alla normativa attuale.

Ogni Stato, nel periodo 2026-2030, avrà standard obbligatori da rispettare ma anche una maggiore flessibilità. Per il Wwf però i ministri «hanno fatto del loro meglio per indebolire il regolamento, inserendo molteplici esenzioni e scappatoie che comporteranno un assorbimento del carbonio al 2030 molto minore di quello dichiarato».
Secondo Alex Mason di Wwf Europa «in questo modo i ministri hanno mostrato cosa interessa loro veramente: l’industria agricola e forestale, non l’emergenza climatica».

 

Fondo sociale per il clima

La Commissione aveva proposto un fondo per sostenere cittadini e microimprese nella transizione energetica pari a 72,2 miliardi per il periodo 2025/2032, in coincidenza con l’avvio del sistema Ets per trasporti ed edifici.

Il Consiglio ha accolto la proposta abbassando però il budget a 59 miliardi di euro, trovando un compromesso tra i Paesi “frugali”, che lo volevano ancora più leggero, e i Paesi altamente dipendenti dalle fonti fossili, che più temono le conseguenze sociali degli aumenti energetici, per i quali il fondo era già largamente insufficiente.

Ogni Stato dovrà preparare un Piano sociale del clima da sottoporre alla Commissione, il fondo finanzierà l’efficienza energetica degli edifici, la decarbonizzazione di riscaldamento e raffreddamento e la mobilità a zero emissioni.

Condivisione degli sforzi

I ministri dell’Ambiente hanno accettato la proposta contenuta nel pacchetto per ridurre del 40% quel 60% delle emissioni che non sono coperte dal sistema Ets e di alzare i target nazionali dal 10 al 50% come proposto dalla Commissione nel 2021. Per l’Italia si tratterà di passare da un taglio del 30% a uno del 43,7% rispetto al 1990.

Peccato che nel frattempo, nel tentativo di ridurre i consumi e fronteggiare l’emergenza energetica scatenata dalla Russia, Bruxelles avesse proposto di alzare l’obiettivo al 45% con il piano RePOwer Europa. Il Consiglio, al momento, fa finta di nulla e si attiene alla proposta iniziale, rimandando la discussione a quando verrà calendarizzato Repower. Intanto però accetta di aumentare le quote di emissioni trasferibili da uno Stato all’altro, del 10% rispetto al 2021 fino al 2025, del 20% rispetto al 2026 fino al 2030.

 

Direttiva rinnovabili e direttiva sull’efficienza energetica

Il 27 giugno il consiglio dei ministri per l’Energia aveva adottato l’approccio generale sulla Direttiva rinnovabili, con la quale concorda sull’introduzione di un target obbligatorio del 40% di energia da fonti rinnovabili da conseguire entro il 2030.

Per quanto riguarda l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili nei trasporti, gli Stati potranno scegliere tra un taglio obbligatorio del 13% dei carburanti tradizionali e un obiettivo di almeno il 29% di energia da fonti rinnovabile, entro il 2030.

Per l’industria è stato deciso un target annuale di 1,1% per l’utilizzo di energia rinnovabile e almeno il 49% di rinnovabili per gli edifici.

Il Consiglio ha inoltre deciso per la riduzione dei consumi a livello europeo del 36% di energia finale e del 39% di energia primaria entro il 2030. Ogni Stato dovrà indicare i suoi obiettivi nel proprio Piano Integrato per l’energia e il clima, da adottare nel 2023 e nel 2024.

 

Le decisioni del Parlamento

Raggiungere un accordo sulle proposte cardine del Pacchetto non è stato facile nemmeno per i parlamentari europei, che pure l’8 giugno avevano licenziato i dossier trasporti, uso del suolo e condivisione degli sforzi, ora pronti per la trattava a tre con i co-legislatori europei.

 

Con un certo scalpore mediatico e una maggioranza risicata di un centinaio di voti è passata la proposta di bandire la vendita di auto nuove a motore entotermico a partire dal 2035.

Il Parlamento ha votato perché il mercato di permessi Ets copra tutti i voli che volano da e per l’Europa e nella sua area economica, mentre le quote gratuite dovrebbero andare esaurendosi entro il 2025. I voli per le zone meno raggiungibili godrebbero di una deroga e sarebbero esenti da Ets (puoi approfondire l’argomento qui).

Il 75% dei ricavi Ets dovrebbe essere utilizzato per finanziare nuove tecnologie e innovazione. Il Parlamento ha approvato inoltre la proposta della Commissione di allineare la decarbonizzazione del settore al sistema internazionale CORSIA.

Per l’uso del suolo è passata con meno enfasi da parte dei media la decisione del Parlamento di adottare la proposta di ridurre del 57% le emissioni del settore, per almeno 310.000 ton di CO2 equivalenti entro il 2030 e propone e un meccanismo per aiutare gli Stati che non riescono a raggiungere l’obiettivo a causa di “eventi naturali” quali incendi delle foreste.
I parlamentari si sono espressi infine per separare il settore agricolo e silvicoltura dal computo relativo alle emissioni naturali.

Per la condivisione degli sforzi il Parlamento reclama più trasparenza e meno flessibilità per il meccanismo che riguarda il 60%delle emissioni, quelle non coperte dal sistema Ets: nell’accogliere la proposta della Commissione, Strasburgo chiede che venga minimizzata la possibilità di prendere in prestito i permessi da altri Stati, di acquistarli o di accumularli quando vengono superati i target assegnati (per l’Italia sarà un taglio del 43,7%), così come ricevere ulteriori permessi di emissione sotto forma di “Riserva addizionale”.
I ricavati dagli eventuali scambi, secondo i parlamentari, dovrebbero essere investiti per i clima e la Commissione dovrebbe presentare anche obiettivi di taglio di gas non serra entro il 2023.

L’ 8 giugno doveva essere il giorno anche del voto in plenaria su Ets, Meccanismo di aggiustamento alle frontiere e Fondo sociale per il clima, misure fondamentali del pacchetto Fir for 55, ma un emendamento dell’ultimo momento, inteso a posticipare l’eliminazione delle quote di permessi gratuiti, ha fatto saltare gli accordi.
I dossier sono tornati alle commissioni esaminatrici, si è arrivati al voto finale solo il 22 giugno dopo feroci scambi di accuse: nel documento finale, Il Parlamento chiede alla Commissione un’azione più veloce e decisa sul pacchetto “Fit for 55” per risparmiare il 30% dei consumi di gas, contribuire a smarcarsi dai combustibili fossili (in larga parte di provenienza russa) e raggiungere gli obiettivi climatici, contenendo in 1,5 gradi l’aumento della temperatura globale.

La posizione dei parlamentari europei è per tradizione più radicale rispetto alle proposte avanzate dalla Commissione ma in questa occasione gli interessi locali e l’ombra lunga delle potenti lobby coinvolte hanno contribuito a tenere il freno a mano tirato.

 

Le proposte per il mercato dei permessi di carbonio

Nel campo del mercato dei permessi di carbonio il Parlamento ha approvato le misure della Commissione ma propone di:
- alzare al 63% il taglio delle emissioni al 2030 nel settore Ets, il 2% in più rispetto alla proposta della Commissione accolta dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente ma meno del 67% deciso in seno alla commissione ambiente e del 70% reclamato dagli ambientalisti;
- diminuire le quote gratuite di permessi di carbonio del mercato Ets già a partire dal 2027 per eliminarle completamente entro il 2032;
- estendere il mercato Ets a edifici e trasporto su strada, il cosiddetto Ets 2, ma solo a partire dal 2029
- introdurre un meccanismo bonus/malus già a partire dal 2025 per premiare le attività più virtuose e punire chi inquina di più
- il ricavato del mercato Ets, secondo il Parlamento, deve andare unicamente a finanziare azioni per il clima in Europa e negli stati membri.

Per il Meccanismo di aggiustamento del carbonio Strasburgo ha votato a favore dell’implementazione del meccanismo di aggiustamento del carbonio (Cbam), la misura che mette un pezzo sul carbonio emesso da chi produce all’estero e importa in Europa per ricollocanti all’estero e il cosiddetto “carbon likeage” (dispersione di carbonio)

Il Parlamento propone inoltre di allargare lo scopo del meccanismo e includere nella tassazione dell’import i prodotti chimici, le plastiche, l’idrogeno, l’ammoniaca, le emissioni indirette. Parte delle entrate derivate dalla “tassa di importazione del carbonio” andrà riservato al sostegno della transizione verde nei paesi in via di sviluppo.

Il punto del Fondo Sociale per il Clima è molto sentito dalla componente parlamentare, che sostiene in pieno la posizione della Commissione: il Fondo dovrebbe sostenere misure dirette e temporanee di supporto quali la riduzione di tasse e tariffe, per affrontare l’aumento dei costi di trasporto e riscaldamento, sosterrà investimenti per la ristrutturazione degli edifici, finanzierà energie rinnovabili, misure per il rafforzamento del trasporto pubblico, car pooling, mobilità attiva (pedoni e ciclisti) attraverso incentivi, sconti fiscali, voucher e non solo.

Scelte che non piacciono agli ambientalisti

«Questo è un risultato deludente da un organismo che si dichiara leader nella lotta ai cambiamenti cliamatici» ha affermato Camille Maury di Wwf Europe. I parlamentari invece lo definiscono un successo: per Peter Liese, il deputato del centro destra che guiderà la negoziazione su Ets nei prossimi colloqui interinsitituzionali, «le ambizioni eccessive sono state abbassate ma restano comunque superiori a quelle della Commissione».

Migliori ma non abbastanza, almeno per due studi citati da Life Etx per cui non solo “le riforma del sistema Ets sarebbe inadeguata ad abbassare le emissioni a livellli sostenibili, ma ci sarebbero delle forti possibilità che potrebbe fallire e non raggiungere i suoi (poco) ambiziosi traguardi».

Il meccanismo legislativo però va avanti: ora che Parlamento e Consiglio hanno formalizzato la loro posizione sulle proposte della Commissione verranno avviati i colloqui per definire un unico testo di legge, mentre a luglio e settembre proseguiranno le votazioni sui dossier residui. Resta da vedere se non sarà, comunque, troppo tardi.

Checklist

Parole da tenere a mente

  1. Tassonomia

    Elenco delle attività considerate sostenibili su cui investire per conseguire la transizione verde e il taglio di emissioni di CO2
  2. Ets

    L’Emyssion Trading System è il sistema del mercato delle emissioni: è il principale strumento del pacchetto Fit for 55 per tagliare del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo zero emissioni nel 2050. Le industrie più energivore devono acquistare “permessi di emissione” (1 quota equivale a 1 tonnellata di CO2) pagando per quanto inquinano
  3. REPower Europa

    Si tratta del piano della Commissione europea lanciato all’indomani della’invasione russa dell’ucraina per risparmiare energia, produrre energia da fonti rinnovabili, diversificare le fonti di approvvigionamento
  4. CORSIA

    Il Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation, schema per la compensazione e la riduzione del carbonio per l’aviazione internazionale è il programma di regolazione delle emissioni per il settore aereo mondiale
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