Medici, sacerdoti, atleti e imprenditori
La lunga fila dei lutti in Bergamasca

Dallo storico sindaco dei record di Valtorta, Piero Busi, a un bergamasco d’adozione, il batterista dei Pooh, Stefano d’Orazio. Dal sacerdote degli ultimi, don Fausto Resmini, all’imprenditore del legno e delle navi da crociera, Tino Sana. Il lungo memoriale dei morti di Covid in Bergamasca.

È un pensionato di Villa di Serio la prima vittima di Covid 19 registrata in Bergamasca: nella notte tra il 23 e il 24 febbraio muore Ernesto Ravelli, ricoverato all’ospedale di Alzano, poi trasferito all’ospedale «Papa Giovanni» di Bergamo. Aveva 83 anni il signor Tino ed era conosciuto in paese perché, nonostante qualche acciacco, spesso andava al bar a bere il caffè. Sarà purtroppo il primo di una lunga serie di «nostri nonni» e «padri» strappati dal Covid-19, in quella fascia di età così colpita dalla pandemia.

Il 13 marzo muore Diego Bianco, 46 anni, operatore del 118 in servizio alla Soreu di Bergamo: è il primo «caduto sul lavoro» da Covid riconosciuto dall’Inail. Originario di Seriate, abitava a Montello e lavorava alla centrale operativa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove gestiva le chiamate del 112 che richiedevano assistenza sanitaria. Non aveva patologie pregresse ma una crisi respiratoria l’ha portato via per sempre alla moglie Marika e al figlio Alessio mentre era isolato a casa in quarantena.

Ad Alzano muore Ivana Valoti, 58 anni, ostetrica dell’ospedale «Pesenti Fenaroli», una vera e propria «istituzione» proprio perchè negli anni ha fatto nascere tantissimi bimbi della Valle Seriana e non solo. Disponibile e affettuosa, grande lavoratrice la sua perdita ha lasciato un vuoto grandissimo nel reparto di Ostetricia e ginecologia. Muore il 15 marzo: pochi giorni prima aveva perso la mamma colpita dal virus. Lascia il marito e due figli. Il virus colpisce intere famiglie costrette a una battaglia silenziosa e isolata nelle case.

Medici, infermieri e operatori sanitari hanno pagato un prezzo grande al coronavirus a Bergamo. Tra i più esposti al virus, inizialmente senza gli adeguati presidi, non si sono risparmiati pur di prestare soccorso ai propri pazienti. A Urgnano il 22 marzo muore Vincenzo Leone, medico di base di 65 anni. Lascia moglie e due figli. Leone era tra l’altro vicepresidente dello Snami di Bergamo (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani) e da 10 anni membro del comitato aziendale per le cure primarie nell’Ats di Bergamo. La prima vittima tra i medici di base è Antonino Buttafuoco, 66 anni, di Brignano e poi Mario Giovita, 65 anni, in servizio tra Caprino e Cisano. In tutto saranno 30 i medici e specialisti morti di Covid in Bergamasca. Tra loro Marino Chiodi, oculista, Marcello Cifola, otorinolaringoiatra, Italo Nosari, diabetologo.

Il Covid porta via il 14 marzo, a 80 anni, anche Carlo Zavaritt, pediatra e neuropsichiatra infantile: nella sua lunga carriera ha curato tanti bimbi bergamaschi. Era ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con una brutta polmonite interstiziale che gli ha tolto la vita. Era particolarmente legato alla città e non mancò di dedicarsi all’impegno politico. Militante del Partito Repubblicano dall’inizio degli anni Ottanta, fu assessore all’Ecologia del Comune di Bergamo e consigliere comunale proprio con il Pri, Bergamo Democratica e la Lista Bruni.

Il mondo della cultura bergamasco piange il 22 marzo Mario Giudici, pittore autodidatta e panettiere fino alla fine, aveva 71 anni ed era stato ricoverato il 19 marzo all’ospedale di Esine con la febbre alta. L’ultima mostra l’aveva inaugurata il 30 ottobre 2019, all’abbazia di Sant’Egidio a Sotto il Monte, con Massimo Cacciari e la direttrice dell’Accademia Carrara Maria Cristina Rodeschini. Bergamasco d’adozione era invece Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh, romano, autore insieme a Roby Facchinetti del brano «Rinascerò, rinascerai» un’inno di forza e speranza contro il Covid. D’Orazio, scomparso il 6 novembre scorso per complicanze legate al Covid, aveva vissuto anche ad Albegno di Treviolo. Molto amato dal pubblico su era impegnato nella raccolta fondi per l’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo. Aveva 72 anni.

Sono 26 anche i sacerdoti portati via dal Covid della diocesi di Bergamo: il primo monsignor Tarcisio Ferrari, il 6 marzo, parroco per 33 anni di Sant’Alessandro della Croce in città. Don Fausto Resmini, prete del Patronato San Vincenzo, una vita per gli ultimi alla stazione di Bergamo e in casa circondariale, perde la vita nella notte tra il 22 e il 23 marzo. Aveva 67 anni ed era ricoverato all’ospedale di Como in Terapia intensiva. Originario di Lurano, era cresciuto negli insegnamenti del fondatore del Patronato, don Bepo Vavassori, ereditandone lo spirito d’accoglienza e di attenzione ai più deboli ed emarginati. Ha fondato la Comunità don Milani di Sorisole, per i minori con problemi con la giustizia. In Bolivia muore un altro testimone di fede e di dedizione agli ultimi: è monsignor Eugenio Scarpellini, vescovo di El Alto in Bolivia. Aveva 66 anni ed è scomparso per complicazioni dovute al Covid il 15 luglio 2020. Una vita in missione, aveva ricoperto anche incarichi importanti per la Conferenza episcopale boliviana e si era reso protagonista della mediazione politica con Evo Morales nella crisi boliviana.

Il mondo dell’associazionismo e del volontariato bergamasco paga un grande tributo al coronavirus: nei nostri paesi sono tanti i volontari, alpini, rappresentanti delle associazioni, colpiti nella pandemia. Il dolore più grande è non poterli assistere nella malattia, non poter stringere la mano ai propri affetti nel momento del trapasso, non potersi congedare con una preghiera al funerale. L’Eco di Bergamo, in piazzetta don Andrea Spada, dedicherà a tutti loro una installazione dal titolo «Ogni vita è un racconto»: un memoriale in ricordo di tutte le vittime del Covid in Bergamasca, oggi consultabile online.

Il 17 aprile muore Yaye Mai, 31 anni, mamma di un bimbo di due anni e mezzo, di origine senegalese ma residente da quasi 20 anni in Bergamasca, prima a Pontida e poi a Presezzo. È la vittima più giovane della nostra provincia: lavorava come operaia alla Freni Brembo di Curno ed era in attesa del secondo figlio. Un’altra giovane vittima è Emiliano Perani, 36 anni, di Casnigo: fotografo e appassionato di viaggi era molto conosciuto in Val Seriana. È morto nel reparto di Terapia intensiva del San Gerardo di Monza, dopo una battaglia durata quattro settimane. Lascia mamma Lucia, papà Adriano e la sorella Stefania.

Il Covid si porta via anche il sindaco dei record, Piero Busi, primo cittadino per 59 anni di Valtorta. È stato per anni anche presidente della Comunità montata Valle Brembana. È morto all’età di 86 anni all’istituto don Palla, la casa di riposo di Piazza Brembana che lui stesso aveva voluto. Tra i primi cittadini che hanno perso la vita per il Covid anche Raimondo Balicco, sindaco di Mezzoldo, deceduto nella notte tra il 17 e il 18 marzo. Aveva 77 anni e da due settimane era a casa con l’influenza. Era stato un atleta e un dirigente della Fidal, la Federazione italiana di atletica leggera, ed era molto amico del sindaco di Cene, Giorgio Valoti, anche lui deceduto alcuni giorni prima a causa del Covid-19.

Il 15 maggio muore anche Tino Sana, 84 anni, imprenditore di Almenno San Bartolomeo, fondatore dell’omonima azienda del legno, famosa in tutto il mondo per gli arredi da sogno sulle navi da crociera. Nel mondo del tessile, lutto a Spirano: a 79 anni muore il 18 marzo Mario Bresciani, dell’omonimo calzificio. L’azienda, che produce per il mondo della moda e ha una sua etichetta di alta qualità dal 1980, è nata proprio grazie al carisma e all’estro del bergamasco, legatissimo alla sua terra.

Il mondo del commercio e della ristorazione, il 21 marzo, perde Antonietta Giassi Acquaroli, 93 anni, conosciuta per aver gestito con il marito, negli anni Sessanta, il Ristorante Tito, a Colognola, e poi per aver avviato e portato avanti il Baretto di San Vigilio.

Nel mondo dello sport lascia senza parole la morte di Angelo Rottoli, 61 anni, campione di pugilato, morto dopo il ricovero al Policlinico di Ponte San Pietro. Se n’è andato il 28 marzo 2020 a pochi giorni dalla morte della madre e del fratello maggiore Giuseppe, sempre di Covid. Prima campione italiano dei Massimi, poi nella categoria dei Massimi leggeri è riuscito ad imporsi nei campionati europei e infine a prendersi nel 1988 il titolo di campione internazionale Wbc contro il nigeriano Bash Ali. Ad Asti muore a 77 anni l’ex centrocampista atalantino Giovanni Sacco, juventino di nascita, 112 presenze e 10 reti in nerazzurro. Sacco è morto di Covid-19 il 17 dicembre 2020 all’ospedale «Cardinal Massaia» di Asti dove era ricoverato dal 22 novembre. Nato a San Damiano d’Asti nel 1943 era giunto a Bergamo nell’estate del 1969 e ha giocato nel ruolo di centrocampista per quattro stagioni.

In ultimo, anche «L’Eco di Bergamo» vuole ricordare tutti i colleghi de L’Eco, Bergamo Tv, Sesaab, Radio Alta che hanno perso in questo anno per Covid i loro cari, oltre a due figure storiche della nostra società editrice: il giornalista Riccardo Bellentani, il fotografo della Val Seriana Flavio Marinoni e Renzo Testa, manager della società pubblicitaria Spm. Bellentani, 69 anni, aveva lavorato a L’Eco dal 1984 fino alla pensione, nel 2009. Prima nella redazione Interni-Esteri, poi in quella di Cronaca Provincia, della quale era diventato caposervizio. Testa, 85 anni, figura conosciutissima nell’editoria bergamasca, aveva ricoperto la carica di direttore di Spm, Società Pubblicità e Media, oltre a essere stato membro del Comitato Regionale per le Telecomunicazioni.

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