«Manzù torni a casa». L’appello della politica per un museo in città dedicato all’artista

IL CASO. Sostegno trasversale alla proposta di dedicare a Giacomo Manzù un museo nella sua Bergamo. Piace l’obiettivo di valorizzarne il patrimonio. L’approfondimento di due pagine su L’Eco di lunedì 13 novembre.

Anche se la città ospita già alcune delle sue opere, manca un luogo dedicato al bergamasco Giacomo Manzù, uno dei principali esponenti della scultura novecentesca. Ora, con gli eredi che hanno messo in vendita la tenuta-studio di Colle Manzù ad Aprilia, il tema è ritornato in auge. Dopo l’apertura alla proposta di dedicare un museo al grande scultore rilanciata nuovamente dal nostro giornale da parte del sottosegretario del Ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi - «l’idea di dedicargli un museo nella sua città è decisamente buona» -, ecco che il mondo della politica orobica sta pensando con favore a un «ritorno a casa del maestro».

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Deputati e senatori

Andrea Tremaglia, deputato di Fratelli d’Italia, ha detto che «come tanti bergamaschi sono particolarmente affezionato alla figura di Manzù. La suggestione che ci è stata data di un museo a Bergamo è molto interessante, perché permetterebbe di valorizzare un patrimonio bergamasco conosciuto in tutto il mondo. La notizia della vendita della casa di Aprilia è arrivata proprio nell’anno della Capitale della Cultura e auspico che questo diffonda ancora di più la percezione dell’urgenza di una riflessione sul tema». Rebecca Frassini, deputato della Lega, ha detto che «un museo in città può diventare una grande occasione per valorizzare un’artista bergamasco che è stato dimenticato, proprio nell’anno della Capitale della Cultura, dall’amministrazione di centrosinistra che guida la città. Eppure Manzù è conosciuto e ammirato, ci sono tante sue sculture a Bergamo. E condivido l’idea che sia necessario valorizzarlo proprio in città, con un museo per conservare non solo le sue opere ma la memoria stessa di un artista che ha la terra bergamasca nel sangue».

Anche Stefano Benigni, deputato di Forza Italia, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Condivido l’idea di raccogliere in un unico luogo le opere di uno degli artisti più significativi del nostro territorio – sottolinea –. Sarebbe opportuno identificare una tra le strutture già predisposte a Bergamo per accogliere la collezione, così da evitare ulteriori costi per il Comune». Per Antonio Misiani, senatore del Pd, «valorizzare le opere del Manzù, e se possibile renderle maggiormente fruibili al pubblico, è un obiettivo assolutamente condivisibile. Parliamo di un artista straordinario. Ero consigliere provinciale quando l’allora presidente della Provincia, Valerio Bettoni, investì per far sì che i bergamaschi potessero ammirare in Provincia alcune opere del maestro. Ora Ministero e istituzioni territoriali devono mettersi a un tavolo per studiare un percorso». Devis Dori, deputato per Europa Verde, ha auspicato «un passaggio dalle parole ai fatti per raggiungere questo condivisibile obiettivo. Serve la dichiarazione di interesse culturale da parte della Soprintendenza e l’acquisizione della casa di Aprilia, che diventerebbe così un bene pubblico in forza del diritto di prelazione. Ma prima di questi due step è propedeutico che si tolga la casa dal mercato a seguito di un’interlocuzione con i proprietari».

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Le reazioni in Regione

Consensi anche tra i politici bergamaschi in Regione. «L’idea di accendere un faro importante su Manzù è di straordinaria rilevanza – ha commentato Paolo Franco di Fratelli d’Italia, assessore a Casa ed housing sociale –. Figura fondamentale per il mondo artistico del Novecento, merita la giusta tutela, specie nella sua terra natia. A riguardo, l’apertura fatta dal governo per il tramite del sottosegretario Sgarbi non è da ignorare, quanto da cogliere al volo per fare in modo di realizzare un sogno per tanti bergamaschi: vedere raccolte in un unico luogo i tanti capolavori realizzati dal maestro. Le difficoltà non mancheranno, ma cominciare a ragionare seriamente credo sia un obbligo. La Regione Lombardia farà la sua parte senza timore ma con la consueta concretezza e il pragmatismo che la contraddistinguono. A riguardo mi farò portavoce nelle sedi istituzionali preposte affinché questo sogno possa diventare realtà».

Così Davide Casati, consigliere regionale del Pd: «Bergamo deve essere orgogliosa di Manzù, artista, scultore, intellettuale e uomo di cultura. L’auspicio è che la recente messa in vendita della sua residenza di Aprilia con l’annesso laboratorio sia l’occasione giusta per attivare nella nostra città un percorso di valorizzazione dell’artista, mettendo in rete Comune, Provincia e Regione, coinvolgendo il Ministero della Cultura, l’Università di Bergamo e le principali fondazioni bergamasche. Accarezzare l’idea di un museo a lui interamente dedicato è giusto e lecito vista l’importanza di Manzù ma certo la realizzazione di una simile struttura è un obiettivo a lungo termine. Nel frattempo, perché non individuare un luogo fisico a Bergamo dedicato alla sua storia e alle sue opere? Un luogo centrale e simbolico, all’interno magari di altri luoghi già attivi della cultura bergamasca - ed evitare così di fermarsi al primo ostacolo sull’individuazione di grossi finanziamenti - e che faccia da raccordo con le tante opere diffuse a Bergamo e nel mondo, in una sorta di museo diffuso».

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I candidati a Palafrizzoni

Sul tema è intervenuta anche Elena Carnevali, candidato sindaco di Bergamo per il Pd: «Trovo molto interessante aver aperto un dibattito su Giacomo Manzù, sul suo genio artistico e su cosa Bergamo debba ancora fare per valorizzare la sua opera e il suo grande talento. Penso proprio alla necessità non solo di custodirne la memoria e il suo profondo rapporto con la terra bergamasca ma di far crescere sulla sua eredità, la passione e l’interesse anche delle giovani generazioni. Mi piace l’idea di un centro studi su Manzù che coinvolga le istituzioni pubbliche, le fondazioni pubbliche e private e tutto il mondo che ruota attorno alla sua figura perché si possa approfondire il confronto per verificare tutte le modalità con cui perseguire lo scopo, far nascere proposte finalizzate a stringere fortemente il legame tra Bergamo e Manzù. Certo, sarebbe auspicabile ampliare le collaborazioni con tutti i musei che oggi ospitano le sue opere e con il Museo a lui dedicato ad Ardea, di proprietà dello Stato e parte del polo museale del Lazio, ed i collezionisti privati per avere con il nostro territorio uno scambio più intenso delle sue opere». Per Andrea Pezzotta, candidato sindaco proposto da Fratelli d’Italia agli alleati, «potrebbe finalmente essere trovato uno spazio dedicato al Manzù, straordinario patrimonio della città, nell’ambito delle operazioni di riqualificazione urbana che riguardano la nuova Gamec nell’ex palazzetto dello sport ma anche l’acquisizione degli orti storici di San Tomaso». Così Carlo Saffioti (Forza Italia): «Concordo con la proposta de “L’Eco”. Ma Bergamo in questo è proprio provinciale più che chiusa. La Gamec sforna mostre per addetti ai lavori. Il patrimonio artistico bergamasco del ’900 , di cui Manzù è l’artista più noto e probabilmente più importante (ma per rimanere nella scultura ci sono Cattaneo, Brolis, Siccardi, Aiolfi, Grimaldi...) è dimenticato, non oggetto di ricerca e di studio. Un museo per Manzù servirebbe anche a farci guardare l’arte a noi vicina nel tempo».

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