Bandiere a mezz’asta, negozi chiusi e silenzio: il dolore della comunità di Cavernago al funerale di Umberto Gaibotti

IL LUTTO. Tantissime persone hanno partecipato all’ultimo saluto al 64enne ucciso dal figlio venerdì scorso. Il rispetto verso la tragedia che ha colpito la famiglia Gaibotti dopo la notizia della scomparsa anche di Federico, detenuto in via Gleno.

Bandiere a mezz’asta e saracinesche abbassate venerdì 11 agosto a Cavernago in occasione dei funerali di Umberto Gaibotti: il 64enne che, venerdì scorso, è stato ucciso dalle coltellate inferte dal figlio. Tra le vie e le piazze del piccolo centro c’è solo il silenzio.

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Un silenzio rispettoso che l’intera comunità, ancora scossa per l’accaduto, ha voluto riservare alla famiglia Gaibotti colpita ieri da un’altra tragedia che ha visto Federico Gaibotti, di trent’anni, togliersi la vita mentre si trovava in carcere per l’omicidio del padre (mercoledì 16 agosto ci sarà l’autopsia sul corpo del giovane e venerdì 11 agosto la Procura era in procinto di aprire un fascicolo per chiarire l’accaduto).

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In molti, tra conoscenti e amici, commossi, hanno gremito la chiesa e gli spazi esterni del nuovo centro pastorale, che dista solo un centinaio di metri dall’abitazione di Gaibotti, per prendere parte alle esequie di Umberto e rivolgere a lui un ultimo saluto. La Messa è stata celebrata dal parroco don Enrico Mangili. «La nostra vita è per il bene anche se è sempre insediata dal male e anche se - ha detto il parroco - noi spesso non ce la facciamo. Credere al bene è un atto di profonda fiducia che, a volte, deve andare oltre quello che vediamo, quello che sperimentiamo. Affidiamo a te, Signore, la vita di Umberto. Nelle tue mani deponiamo tutta la fatica il dolore, la tristezza dei nostri cuori: sentimenti che trasformiamo in preghiera certo che tu saprai accoglierli».

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