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Il governo punta su auto e bus elettrici

bianca. «L’obiettivo è accelerare la transizione ecologica, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti e climalteranti nei trasporti nei prossimi otto anni. Per il Paese è una grande sfida verso un modello di sviluppo sostenibile, per le imprese una grande opportunità di innovazione e business», annuncia il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. Intanto il ministero dello Sviluppo economico incentiva, con 300 milioni di euro del Pnrr, lo sviluppo di una filiera industriale degli autobus più forte nella produzione di veicoli elettrici.

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Auto elettrica su una strada di montagna circondata da pale eoliche

«L’obiettivo è accelerare la transizione ecologica, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti e climalteranti nei trasporti nei prossimi otto anni. Per il Paese è una grande sfida verso un modello di sviluppo sostenibile, per le imprese una grande opportunità di innovazione e business», annuncia il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. Intanto il ministero dello Sviluppo economico incentiva, con 300 milioni di euro del Pnrr, lo sviluppo di una filiera industriale degli autobus più forte nella produzione di veicoli elettrici.

Le auto elettriche ancora una goccia nel mare

L’Italia è il secondo Paese in Europa, dopo il Lussemburgo, per numero di auto per abitante, con una forte prevalenza del trasporto su gomma rispetto ad altri mezzi meno inquinanti. I veicoli elettrici immatricolati in Italia sono cresciuti, nel 2020 del 61%, ma rappresentano ancora solo l’1% del parco circolante. Il 99% dei mezzi è basato ancora su motori a combustione interna, così che il trasporto di passeggeri e merci su strada è responsabile del 92,6% delle emissioni nazionali del comparto, in crescita del 3,2% tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo totale del 19% nello stesso periodo. L’obiettivo europeo «Fit for 55» di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e di azzerarle entro il 2050 passa necessariamente per la decarbonizzazione dei trasporti, conseguendo il traguardo di 6 milioni di vetture elettriche.

Tagliano il petrolio, abbattono le emissioni

Il rapporto «La decarbonizzazione dei trasporti», elaborato dalla Struttura transizione ecologica della mobilità e delle infrastrutture del ministero, evidenzia il tema, di estrema attualità a causa della guerra, dell’indipendenza energetica: l’elettrificazione dei trasporti al 2030 si traduce in un una riduzione dei consumi del 36% di petrolio e in un aumento di consumo di elettricità, coperto «da nuovi impianti rinnovabili e non da un aumento di importazioni di gas». La sostituzione dei veicoli a combustione interna con quelli elettrici genera una riduzione del 50% delle emissioni sul ciclo di vita del trasporto leggero su strada.

Costano meno nell’intero ciclo di vita

Non solo. Il costo totale per chilometro di possesso e uso di un’auto privata a trazione elettrica è inferiore, nell’intero ciclo di vita, a quello di una con motore a combustione interna.

I nodi: punti di ricarica e batterie

Il primo limite infrastrutturale da superare è la rete di ricarica inadeguata: si stima un fabbisogno di 3,8 milioni di punti di ricarica al 2030. «C’è la necessita di far evolvere le infrastrutture, stradali e condominiali, di ricarica, perché, senza questo passaggio, si rischia di vanificare lo sforzo effettuato con gli incentivi», osserva Giovannini. Occorre investire, poi, sulla produzione industriale nazionale di batterie e di veicoli, favorendo il riciclo dei materiali rari.

Investimenti pubblici e privati per gli obiettivi

«Molti degli interventi del Mims, inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza o finanziati con l’ultima legge di Bilancio, vanno nella direzione indicata dal rapporto. Ulteriori investimenti saranno necessari da parte del settore pubblico e del settore privato per raggiungere gli obiettivi europei», continua Giovannini. «Lo scenario Fit for 55 prevede investimenti cumulati in questo decennio concentrati sulle fonti rinnovabili: il solare e l’eolico, inclusi i sistemi di accumulo elettrochimico distribuiti, necessitano di 85 miliardi di euro. L’aumento delle quote di produzione da fonti rinnovabili intermittenti, insieme con l’elettrificazione degli usi finali, in particolare pompe di calore e auto elettriche, richiede altresì un rafforzamento della rete di trasmissione e di distribuzione, oltre a sistemi di accumulo, con investimenti cumulati fino al 2030 previsti in 37 miliardi di euro. Le infrastrutture di ricarica richiederanno circa tre miliardi di euro di investimenti al 2030».

I nuovi combustibili per navi e aerei

Biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici potranno servire a decarbonizzare trasporti più difficilmente elettrificabili, come navi, aerei, camion a lunga percorrenza. Necessario, però, continuare a investire in ricerca e sviluppo. «La via maestra – conclude Giovannini – è l’elettrico, un investimento di cui non ci pentiremo, anche per le moto e i veicoli commerciali leggeri. L’idrogeno e i biocombustibili possono essere utilizzati in settori del mondo dei trasporti in cui l’alternativa elettrica non è perseguibile».

La dipendenza dall’estero preoccupa

Scettico Marco Bonometti, presidente del gruppo Omr e membro del consiglio generale di Confindustria. «Puntare solo sull’auto elettrica è un suicidio. Può essere una delle soluzioni per ridurre le emissioni. Ma, nella situazione attuale, non è sostenibile avere in Europa tutte auto a batteria: non c’è sufficiente energia, come quantità e di qualità, cioè pulita. L’Italia, inoltre, dipende al 95% dal gas per far funzionare gli stabilimenti». «Mancano litio e nichel per le batterie», puntualizza Bonometti. «Anche se dovessero esserci in futuro, dipenderemo da componenti che arrivano dall’Asia, soprattutto da Cina e Taiwan». Carlos Tavares, ad di Stellantis, osserva: «Se si vuole avere un impatto significativo nella riduzione delle emissioni, si devono diffondere moltissime auto elettriche. Finché costano tanto, il 50% in più come ora, non rimpiazzeremo la produzione di vetture tradizionali». E aggiunge: «Bisogna poi esseri certi che l’energia per caricare le batterie sia prodotta in modo pulito. Ora non lo è. Altrimenti si sposta solo il problema all’origine della produzione d’energia, invece che al tubo di scarico».

Per la filiera dei bus sostenibili 300 milioni di euro

Incentivare con 300 milioni di euro del Pnrr lo sviluppo di una filiera industriale autonoma nel settore degli autobus, rafforzando la competitività delle imprese italiane nella produzione di veicoli elettrici e promuovendo investimenti in ricerca e sviluppo di componentistica tecnologicamente innovativa da impiegare nella costruzione e nell’assemblaggio di mezzi di trasporto su gomma moderni, sicuri e ecologicamente sostenibili. È quanto stabilisce il decreto del ministero dello Sviluppo economico, che ha aperto i termini per la presentazione delle domande di agevolazione previste per il settore nell’ambito dei nuovi Contratti di sviluppo, che supportano le filiere industriali strategiche del Paese. «Con queste risorse avviamo un intervento che punta a favorire la creazione e lo sviluppo di una competitiva filiera produttiva di autobus sul territorio nazionale, in grado di intercettare sul mercato la domanda di mezzi di trasporto destinati a rinnovare il parco circolante nelle nostre città, promuovendo così una mobilità sostenibile», dichiara il ministro Giancarlo Giorgetti. «È un obiettivo del Mise – prosegue – che contiamo di raggiungere sostenendo tutti gli attori della filiera, dai grandi produttori alle piccole e medie imprese coinvolte nella componentistica».

I soggetti interessati dalle agevolazioni per i bus

Le agevolazioni verranno concesse alle imprese che presenteranno programmi d’investimento finalizzati a realizzare prodotti innovativi e altamente tecnologici. Dai sensori ai sistemi digitali, anche integrati nei singoli componenti del veicolo, per il monitoraggio continuo e la manutenzione predittiva, la guida assistita, la gestione delle flotte, la sicurezza dei trasporti e il dialogo bus-terra, nonché lo sviluppo, la standardizzazione e l’industrializzazione di sistemi di ricarica finalizzati alla produzione e alla diffusione di bus elettrici. I progetti dovranno inoltre rafforzare lo sviluppo dell’intera filiera produttiva di bus, comprendendo anche quelle imprese, di piccole e medie e dimensioni, che, pur non facendo parte direttamente del programma d’investimento agevolato, concorreranno alla sua realizzazione.

Il ministero rende così operativo l’intervento previsto nel Pnrr a sostegno della trasformazione verde e digitale dell’industria degli autobus, secondo quanto previsto dal decreto del Mims del 29 novembre 2021. Lo sportello online per la presentazione delle domande sarà gestito da Invitalia per conto del ministero dello Sviluppo economico.
D. C.

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