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5 cose che non ho mai detto alla mia pediatra

Articolo. La pediatra dei miei figli è stata anche la mia: da poco è andata in pensione e io mi sento orfana. Il nostro è sempre stato un rapporto di fiducia e rispetto, ma non per questo privo di alcune zone d’ombra, che è ora di confessare

Lettura 3 min.

La mia pediatra è stata una presenza rassicurante della mia infanzia: la ricordo da bambina, una creatura sorridente con tanti ricci e il camice immacolato. L’ho trovata 30 anni dopo – scovando immediatamente il suo nome nell’elenco dei pediatri di libera scelta a Bergamo – e scegliendola, senza dubbio alcuno, per i miei figli. Rivedendola in studio mi è parsa uguale a quando l’avevo lasciata. Per questo, anche potendo intuire con un semplice calcolo che sarebbe presto stata in età pensionabile, non mi sono ancora rassegnata che abbia lasciato la professione. L’ho sempre stimata moltissimo, come persona e come professionista. Non ho mai avuto la tentazione di cercare altri pareri medici che non fossero il suo, ma – pur volendo sinceramente attenermi alle sue indicazioni – non sempre l’ho fatto.

Disclaimer: alcune condotte sotto descritte non rappresentano perfetti esempi di compliance terapeutica né di responsabilità genitoriale, pertanto non debbono essere imitate. Come dicono, giustamente, nelle pubblicità dei medicinali: fate sempre riferimento al vostro medico.

Non abbiamo mai usato l’aerosol

L’ho comprato in farmacia con i migliori propositi, incinta del primo figlio. Ho provato a utilizzarlo, quando in inverno la pediatra ne raccomandava l’uso, ma ogni volta era più difficile della precedente. Tenere il bambino con la bocca attaccata al macchinario sbuffante vapore era una guerra che presto non ci siamo più sentiti di combattere.

Ma il peggio è stato con la seconda figlia. Abbiamo conservato con cura l’aerosol, pensando di utilizzarlo virtuosamente con una bimba più mansueta. Il problema è che non siamo mai riusciti a rimontarlo (la manualità non è il nostro forte, come ho più volte confessato) e quindi non ha mai più funzionato e ci sembrava uno spreco comprarne un altro. Invano abbiamo cercato tutorial su YouTube per capire come rimontarlo, niente da fare.

A volte ho dimenticato di dare le vitamine

La mia pediatra, in linea con la comunità scientifica, ci ha prescritto la vitamina D per bocca nonché la vitamina K per tutti i primi mesi di vita del neonato (l’ho già detto nel disclaimer: per qualsiasi dubbio rivolgetevi sempre al vostro medico).

A ogni visita me lo ricordava – e faceva bene, perché tanti giorni ci siamo dimenticati di dare le goccine. Poi è arrivata l’estate (mia figlia è nata a gennaio) e ho deciso che prendeva abbastanza sole per fare a meno della vitamina D, non so se ho fatto bene e non ho mai avuto il coraggio di dirglielo.

Non ho usato nessuno schema per lo svezzamento

Ricordo quando, col primo figlio vicino ai 6 mesi, la pediatra mi consegnò una fotocopia di istruzioni per avviare lo svezzamento e su come realizzare il mitico (per ogni neo mamma) brodo di carote-patate-zucchine. Alla parola «filtrare» avevo già deciso che fosse una ricetta troppo sofisticata per me. Le chiesi se potevo saltare il passaggio e lei mi rispose, molto rassicurante: «Basta che non ci siano pezzetti».

Un approccio semplice e pragmatico che ho fatto mio, inserendo via via il cibo “a sentimento”. Con la seconda bambina, la dottoressa mi consigliò direttamente l’auto svezzamento – scelta molto moderna per una pediatra quasi arrivata alla pensione! – e non ci sono mai stati problemi. D’altronde, se il bambino cresce e sta bene, il pediatra non credo abbia molto altro da dire sull’argomento.

Sappiamo che siete sotto stress

Mettersi in contatto con la pediatra è un’impresa difficile, quasi quanto trovare il medico di base. Bisogna chiamare in determinati orari a un certo numero, poi a un altro, dove si viene messi in attesa, sempre che si trovi libera la linea. Gli orari in cui il medico è disponibile sono stringati, e fuori da quelli c’è solo la Guardia medica o il Pronto soccorso (come per gli adulti).

I pediatri sono oberati di lavoro, durante il Covid non ne parliamo neanche. Però sappiamo che il problema non è del singolo dottore che «non ha tempo», ma di una carenza di sistema: ci sono pochi pediatri, con troppi assistiti a testa. Malgrado questo, la mia pediatra ha sempre trovato il modo di inserire una visita in giornata e non è mai stata meno che scrupolosa. Anche per questo volevo dirle grazie.

Grazie

È stata per me una roccia: presente, precisa, ma mai pignola, colpevolizzante o ansiogena. Ho apprezzato sempre la sua professionalità e la sua dolcezza. La semplicità, il buon senso, le indicazioni chiare. Mi sono resa conto – sentendo le esperienze di altri genitori – che non è scontato. Anche per questo confesso di essere un po’ preoccupata per il rapporto con la nuova pediatra (scelta a caso, nello stesso studio): sarà brava, ma per forza diversa.

Non ho dimenticato le parole rassicuranti con le quali mi ha rassicurato, dicendo del mio bebè neonato che era bellissimo «da un punto di vista medico». Definizione che mi ha sempre fatta sorridere. Quindi ancora mille volte grazie, e buon pensionamento.

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