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Colori e disegni che sono una poesia della natura: l’Arabescato Orobico

Articolo. Da una sottile lingua che attraversa la Val Brembana e la Val Seriana si estrae un “marmo” dai colori e dai disegni unici al mondo. Lavorato e diffuso da secoli, è lui il “marmo” bergamasco per eccellenza

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Nel panorama globale delle pietre ornamentali, c’è un “marmo” così inconfondibile che tutti riconoscono e associano al territorio bergamasco: è l’Arabescato Orobico. Ogni lastra di questo “marmo” è una sorprendente tavolozza della natura, dove con continua variazione di disegno si passa da un fondo bianco-grigio cangiante più o meno scuro a un fondo bianco e rosa o rosso di varia intensità, su cui si alternano striature bianche o ancora rannuvolamenti rosati o venature in scale di grigi, oppure grandi macchie dal dorato al rosa-bruno al rosso. L’effetto finale, esaltato dalla direzione di taglio di questi particolarissimi disegni, è sempre diverso, morbido e sinuoso, proprio come nei disegni degli arabeschi, le decorazioni tipiche dell’arte islamica. Per questo motivo, dal secolo scorso il nome «Arabescato» è stato scelto al posto del precedente. Nella documentazione storica infatti questa singolare pietra ornamentale era già molto nota e diffusa con nomi più generici, come ad esempio marmo rosso venato, o marmo di Ardesio, o marmo della Val Brembana.

Colori, disegno, bellezza e decoro: è alla natura geologica dell’Arabescato Orobico, che i geologi chiamano Calcare Rosso, che dobbiamo questa combinazione unica. Del resto anche l’origine della roccia da cui si estrae l’Arabescato Orobico è così particolare che possiamo considerarla quasi una rarità. Per scoprirla dobbiamo partire anche questa volta con la macchina del tempo di Eppen per un viaggio alle origini del nostro territorio, tra le antiche rocce che affiorano in Bergamasca.

L’origine

Questa volta il calendario geologico ci porta nel Ladinico Superiore, cioè a circa 225 milioni di anni fa, quando nell’area bergamasca il clima era tropicale e il paesaggio simile a quello delle attuali Bahamas, con lagune e barriere coralline, scogli calcarei, spiagge bianche, mare limpido, poco profondo e caldo. Così come nell’attuale arcipelago delle Bahamas, anche allora le isole erano piatte, senza rilievi e tutto dipendeva delle maree: ampie porzioni di terra emersa venivano quotidianamente sommerse dall’alta marea e poi rimesse a giorno dalle fasi di bassa marea. I depositi tipici di questo tipo di ambiente sono costituiti da microscopici cristalli di calcite che si depositano ciclicamente di marea in marea.

Il livello del mare oscillava continuamente, non solo per i cicli di marea. A causa del regime tettonico della regione, infatti, si alternavano periodi di emersione più lunghi, che potevano durare anche migliaia di anni, durante i quali si formavano suoli di terra rossa portata dal vento, strutture di disseccamento causate dal clima arido e accumuli di tappeti di alghe, depositi di ceneri vulcaniche provenienti dai vicini vulcani, mentre nei periodi di immersione il materiale veniva intensamente sbrecciato, rimaneggiato e ricementato. Tutto ciò ha profondamente modificato il sedimento originario, un calcare probabilmente non molto differente dai calcari ai quali è intercalato e che si estendono lungo tutta la fascia prealpina lombarda.

Dove si estrae

Gli effetti di questi fenomeni climatici ed ambientali si riscontrano oggi, centinaia di milioni di anni dopo, nella grande variabilità cromatica e geometrica di questa roccia portata a giorno dai complessi processi che hanno formato le Alpi. Il Calcare Rosso, da cui si estrae l’Arabescato Orobico, è dunque una roccia che materializza un momento ed un ambiente molto particolare. Per questo motivo il suo spessore e la sua estensione sono limitati. La roccia utile per l’estrazione affiora infatti con uno spessore di circa 40 metri e la geometria di una lente tra il versante occidentale della medio-alta Val Brembana (all’altezza dell’imbocco della Val Parina) e il corrispondente tratto della Val Seriana, ad Ardesio (presso la località Ponte Seghe).

La coltivazione al momento avviene solo in Val Brembana, nei comuni di Camerata Cornello, in cave a cielo aperto, e San Giovanni Bianco, in cave in galleria. I blocchi, estratti con filo diamantato dalla cava, si tagliano a telaio e dalle lastre grezze si ottengono i prodotti richiesti dal mercato: le classiche ma evergreen lastre per pavimentazioni e rivestimenti verticali, complementi d’arredo, a cui si affianca la recente e crescente richiesta per pavimentazioni esterne, murature a vista e arredo urbano. Il taglio dei blocchi e delle lastre è studiato per intercettare con la migliore resa estetica il disegno e i colori della pietra: solitamente si predilige il taglio “al contro” che seziona perpendicolarmente le venature e permette le sorprendenti lavorazioni a macchia aperta, dove due o quattro lastre posate a specchio creano magnifiche ed ipnotizzanti simmetrie.

I colori

Durante la lavorazione si esegue sempre un’accurata selezione in base alla componente cromatica dominante, da cui dipendono le principali varietà commerciali, che sono numerose: l’Arabescato Orobico Grigio, l’Arabescato Orobico Grigio Oro, l’Arabescato Orobico Grigio Rosa, l’Arabescato Orobico Grigio Rosato, l’Arabescato Orobico Grigio Rosato Rosso, l’Arabescato Orobico Grigio Rosso, l’Arabescato Orobico Rosato Rosso, l’Arabescato Orobico Rosato, l’Arabescato Orobico Rosso.

La bellezza, i colori e gli arabeschi dell’Arabescato Orobico sono unici ma queste caratteristiche estetiche non sono sufficienti per trasformare una bella roccia in una pietra ornamentale di successo.
È indispensabile infatti che alla pregevolezza estetica corrispondano anche proprietà tecniche compatibili con l’utilizzo come pietra ornamentale, come durabilità, compattezza, tenacità, resistenza meccanica, resistenza all’usura, e proprietà di lavorazione, come propensione al taglio e alla lucidatura.
L’Arabescato Orobico naturalmente possiede tutte queste caratteristiche, che da secoli lo rendono una delle pietre bergamasche più richieste anche nei territori oltre confine.

In passato, soprattutto a partire dal XVII secolo, grazie anche ad abilissimi artigiani, tra cui ad esempio la bottega dei Manni, l’Arabescato Orobico è stato utilizzato diffusamente per tarsie marmoree, per arredi e per dettagli architettonici all’interno di chiese e palazzi nobiliari: in quasi tutte le chiese della provincia di Bergamo è stato utilizzato per impreziosire altari, balaustre, pavimenti, colonne. È facile trovarlo anche a Venezia e nei territori della Serenissima, per non parlare di Roma, dove lastre di grandi dimensioni a macchia aperta decorano i pavimenti della Basilica di San Pietro e di Santa Maria Maggiore, accanto ad altri marmi di fama mondiale.

Un “marmo” famoso in tutto il mondo

Anche oggi gran parte delle richieste di fornitura arrivano da tutto il mondo. Ma anche nella nostra città le occasioni per imbattersi in eccellenti esempi di impiego non mancano: la pavimentazione della fiera di Bergamo, dello Spazio Viterbi nel Palazzo della Provincia, o ancora l’arredo urbano di Piazza Cittadella e i dissuasori del Sentierone, oltre ad almeno un altare in quasi ognuna delle chiese più importanti del nostro territorio.

Infine, un utilizzo dell’Arabescato Orobico che forse tutti noi, bergamaschi, abbiamo avuto a casa sotto i nostri piedi sono le «palladiane», quelle piastrelle “a mosaico”, costituite da frammenti di marmo di forma irregolare e cemento che andavano per la maggiore negli anni ’60 e ’70. Magari non tutti lo sanno, ma sono uno straordinario e concreto esempio di quella noi oggi chiamiamo «economia circolare»: un modo nobilissimo per valorizzare gli scarti di lavorazione trasformandoli in funzionali pavimenti. Dal passato quindi, attraverso una pietra ornamentale nobile come l’Arabescato Orobico, riscopriamo che i temi, oggi in primo piano, della sostenibilità e dell’uso razionale e rispettoso delle risorse hanno sempre accompagnato lo sviluppo del nostro territorio.