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La Veronal, danzare Guernica e Bengasi

Intervista. Il 23 giugno il regista e coreografo Marcos Morau e La Veronal, compagnia di danza che dirige con sede a Barcellona, saranno ospiti di Festival Danza Estate. Abbiamo conversato con Morau riguardo la giustapposizione spaziale tra danza e scultura, tra movimento e peso, tra leggerezza e gravità

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Equal Elevations (Joaquín Cortés e Román Lores ©Museo Reina Sofía)

Ogni anno Festival Danza Estate propone molteplici spettacoli di qualità per conoscere e fare esperienza dell’arte coreutica a tutti i livelli. Il pubblico è accompagnato alla scoperta del linguaggio della danza contemporanea grazie a numerosi eventi: non solo performance ma anche incontri, proiezioni cinematografiche e laboratori per danzatori e appassionati. Un palcoscenico diffuso fra città e provincia per incontrare artisti di fama internazionale e talenti italiani e fare esperienza dell’energia di una danza che invade città e provincia (se volete un panorama generale di questa edizione andate qui).

Una descrizione generica che vale nello specifico per La Veronal, compagnia spagnola che mercoledì 23 giugno alle ore 19.00 e alle ore 20.30 al Teatro Sant’Andrea (in via Porta Dipinta 37, Bergamo) porterà il suo “Equal Elevations” (biglietti intero 12 €, ridotto FDE Card 10 €, ridotto Dance Card 6 €). A causa della normativa vigente per l’emergenza sanitaria Covid-19 la capienza dei luoghi di spettacolo è molto limitata. È consigliato perciò l’acquisto in prevendita online sul sito, oppure presso 23/C Art (via Don Luigi Palazzolo 23/C, Bergamo, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 15.00). Nei giorni di spettacolo è comunque possibile acquistare i biglietti (se ancora disponibili) direttamente in loco un’ora e mezza prima dell’orario di inizio.

Equal Elevations

Coreografia di Marcos Morau per i danzatori Jon López, Lorena Nogal, Marina Rodríguez, Sau-Ching Wong, “Equal Elevations” è un progetto creato per il Museo Nacional de Arte Reina Sofía di Madrid, in relazione all’opera “Equal-Parallel: Guernica-Bengasi” (1986) dello scultore Richard Serra (visibile sul sito del Reina Sofia).

Morau parte dal dialogo tra il movimento generato da La Veronal e la scultura che Serra ha concepito come una sperimentazione spaziale e un’analogia temporale di due fatti storici: il bombardamento di Guernica (1937) e l’attacco a Bengasi (1986).

Indagando la sua biografia si scopre che Marcos Morau ha studiato fotografia, movimento e teatro tra Barcellona e New York. Costruisce mondi e paesaggi immaginari in cui il movimento e l’immagine si incontrano e si fondono. Da oltre dieci anni, Marcos dirige La Veronal, come regista, coreografo e scenografo, light designer e costumista. La compagnia ha girato il mondo presentando i suoi lavori in festival, teatri e contesti internazionali. Un potente linguaggio corporeo basato sull’annientamento di qualsiasi logica organica, sezionando il movimento e facendone un’identità unica, è al centro della loro ricerca. Ne abbiamo parlato proprio con Morau.

CD: Come si sviluppa la creazione delle tue opere?

MM: Parto sempre da un’idea o da un bisogno, una serie di domande che cerco di risolvere o che provo a porre di nuovo. Lavoro con il mio team sulle idee e sul loro sviluppo, proponiamo musica, scene, sviluppiamo il linguaggio coreografico e poco a poco tutto assume una forma più o meno concreta. Il processo è sempre un luogo magico dove tutto si trasforma e la perdita di controllo è necessaria per raggiungere l’ignoto nel conosciuto.

CD: Cosa ti ispira maggiormente nel processo creativo?

MM: Sono una persona con molti gusti diversi e la mia ispirazione viene alimentata da molti campi, dalle arti plastiche, dal teatro, dal cinema o dalla strada stessa. Essere svegli a tutti i tipi di stimoli significa che le idee possono svilupparsi in qualsiasi momento.

CD: A proposito di “Equal Elevations”, come sei riuscito a tradurre le sculture in movimento?

MM: La cosa più importante era assimilare che la massima differenza tra scultura e danza è la natura del movimento. La scultura rimane statica e muove solo il tempo che si genera intorno ad essa, ovvero i passanti o i visitatori che la guardano. La danza, invece, è tutt’altro che statica, è la grande differenza tra i due linguaggi. Una volta assimilato questo, cerchiamo di andare oltre. Parlare di equilibrio, di tensione, di chiederci da dove vengono queste sculture, da cosa si è ispirato Richard Serra e come si trasforma la materia, come peso e leggerezza si incontrano e si respingono, come storia e presente si trovano.

CD: Bergamo è stata fortemente colpita dalla pandemia e tra i cittadini ora si percepisce un forte desiderio di leggerezza. Dopo quest’anno di stop, che emozioni hai incontrato nella relazione con il pubblico?

MM: Penso che abbiamo il pubblico nel momento migliore. Credo che l’incontro delle arti viventi stia trovando ottimi alleati nel presente. La voglia di tornare a guardare, a sentire il potere della magia teatrale. Partecipare allo spettacolo per vedere le arti dal vivo circondate da altre persone, non farlo da soli a casa attraverso uno schermo. Ho la sensazione, in tutte le ultime esibizioni che abbiamo fatto in queste settimane, che l’incontro sia pieno di desiderio, voglia, amore. È stato un momento triste, molto triste, ma ora deve uscire il sole!

CD: Quale credi sia la funzione culturale della danza? Quali sono i tuoi obiettivi?

MM: La danza e l’arte in generale ci permettono di non accontentarci della realtà. Ci aiuta a considerare la vita, il mondo mutevole, la società e l’arte stessa come un motore vitale che muove le culture e il pensiero. Quindi intendo la danza come una branca dell’arte che ci fa conoscere un po’ meglio noi stessi, che ci permette di usare il palcoscenico come un campo di battaglia e dove possiamo fare politica, generare bellezza, fare appello ai nostri sentimenti e alle nostre paure e, infine, tradurre il mondo, il presente, l’oggi.

CD: Piani per il futuro della compagnia?

MM: La Veronal sta attraversando un periodo molto positivo e siamo fiduciosi che tutto migliorerà. Al di là delle mie creazioni a La Veronal, credo sia così anche per molte altre compagnie nel mondo, un motore che ci permette di essere attivi e rilevare tutti i progressi e le esperienze che avvengono in vari contesti, pubblici, istituzionali e privati. Il nostro prossimo grande lavoro sarà un pezzo per un nuovo target, persone tra i 10 ei 14 anni, il pubblico del futuro. Un progetto che mi piace particolarmente perché mi costringe a pensare al domani e ai suoi abitanti.

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