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#dallepartidiDio: «nessun pastore e un solo gregge», il limite per Don Davide Rota

Podcast. «La fede è fatta per ampliare, non per restringere la personalità o la libertà». Nel giorno di Pasqua, abbiamo chiesto a Don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo, di parlarci di quel «Dio che dove arriva amplia i muri e abbatte gli orizzonti»

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Don Davide Rota (Foto Frau)

«Nessun pastore e un solo gregge» è il quinto episodio della rubrica di Eppen in forma di podcast #dallepartidiDio. Una serie di puntate a cadenza mensile nelle quali interrogheremo donne e uomini cristiani su alcuni temi d’attualità: dal lavoro al denaro, dalle relazioni alla guerra. E cercheremo di capire cosa ha da dire sul mondo chi sta “dalle parti di Dio”.

Ogni mercoledì mattina, un gruppo di amici si incontra al Patronato San Vincenzo alle 7.30 per una Messa presieduta da Don Davide Rota, il superiore del Patronato. Lo scorso mercoledì 22 marzo, durante l’omelia, Don Davide si è soffermato su un versetto specifico del Vangelo: «Il padre mio continua ad operare e anche io opero» (Giovanni 5, 17). Una frase rivoluzionaria, che sconvolge prima di tutto l’ordinamento religioso al tempo dei Giudei. «Avevano accusato Gesù del fatto che il sabato, giorno di assoluto riposo, aveva “lavorato” per curare un malato. È una frase potentissima. Perché finché ci sarà un solo uomo o una sola donna da salvare, Dio non smetterà di lavorare».

Abbiamo chiesto a Don Davide di partire da qui – per consegnarci il suo messaggio di liberazione in occasione della Pasqua – perché si tratta di una frase che smentisce tanti luoghi comuni: in primis, il fatto che il Cristianesimo riduca le possibilità dell’uomo o limiti la sua libertà. «È esattamente il contrario: se sono libero anche il giorno di sabato di fare qualcosa per il bene di tutti, anche per il mio, vuol dire che Dio è più “liberale” di quello che si pensi». Un esempio? «Quando manca il pane, Dio lo moltiplica. Quando uno muore, Dio supera il limite resuscitandolo. Dio è sempre oltre il limite, mentre noi con i limiti dobbiamo averci a che fare. È prima del limite, è nel limite, è oltre il limite. La fede è fatta per ampliare, non per restringere la libertà o la personalità».

«Nessun pastore e un solo gregge. Ognuno vuol la stessa cosa, ognuno è simile: chi sente altrimenti, va volentieri al manicomio». All’interno di «Così parlò Zarathustra», nel capitolo «Il discorso degli ultimi uomini», il filosofo Friedrich Nietzsche descrive così l’ultimo uomo, l’uomo moderno. «L’ultimo uomo rimpicciolisce tutto ciò che tocca, invece di ingrandire, come fa il Vangelo – ci spiega Don Davide – Non parla più di comunità, ma di individuo. Non parla più di mondo, ma del suo mondo. L’ultimo uomo non è in grado di pensarsi oltre sé stesso, non è in grado di pensare che lui c’era prima di nascere e ci sarà dopo morto».

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