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Il Bosco della Memoria, per ricordarci (di aprirlo al pubblico)

Articolo. C’è da sperare che a qualcuno tra i molti che si sono affollati a guardare la Festa delle Luci in Città Alta e prima ancora i fuochi d’artificio alla stazione non sia venuto in mente di andare alla ricerca del Bosco della Memoria. Un luogo inaugurato il 18 marzo 2021 – in concomitanza con la Prima Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime del Covid – dall’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi e del sindaco Gori e che avrebbe dovuto aprirsi al pubblico nell’autunno dello stesso anno. I lavori, in corso, non sono coincisi purtroppo con l’inaugurazione dell’anno della Capitale.

Lettura 3 min.

A noi è venuto in mente di fare una visita al Bosco della Memoria in virtù del fatto che siamo Capitale della Cultura proprio a partire da quei morti a cui il “bosco” è dedicato. Ecco cosa abbiamo trovato nel pomeriggio di domenica.

Cosa avrebbe dovuto essere, ma non è ancora

Il Comune di Bergamo e l’Associazione dei Comuni Virtuosi così lo descrivevano nel marzo del 2021: «Sarà un Bosco della Memoria a ricordarci le vittime del Covid-19. Il progetto, pensato dall’Associazione Comuni Virtuosi, è stato adottato dall’amministrazione comunale di Bergamo e vedrà la luce il prossimo autunno. L’idea di fondo è quella di creare un luogo vivo, altamente simbolico, capace di accogliere la memoria e al contempo costruire uno spazio di comunità, dove realizzare iniziative culturali, didattiche e ricreative pensate per il mondo della scuola, ma anche per tutti i cittadini che vorranno far crescere il bosco».

«L’area individuata per la realizzazione del bosco è il Parco della Trucca, adiacente all’ospedale simbolo della prima ondata della pandemia, il “Papa Giovanni XXIII”. Il progetto è stato ideato e disegnato dall’architetto Paola Cavallini dello Studio di architettura A+C di Parma e dall’agronomo Roberto Reggiani dell’azienda Sperimentale Stuard di Parma».

La forza della memoria e la cura del creato

Il progetto prosegue così: «Saranno piantati circa 750 tra alberi e arbusti. Sono previsti anche 1300 mq di percorsi pedonali interni alle isole alberate e alcune sedute, per consentire alle persone che faranno visita al bosco di potersi fermare per un momento di raccoglimento. È stato scelto non di realizzare un monumento, ma di piantare alberi, perché gli alberi possono ricordarci qualcosa attraverso la vita. Vogliamo che il bosco si riempia di cose belle, in grado di affiancare alla memoria un pezzo di futuro, per quando sarà possibile ricominciare a stare insieme, vicini, in sicurezza».

In programma anche la «Giornata degli alberi piantati». «Sono in programma diverse attività e momenti pensati per coinvolgere attivamente la comunità: la colorazione dei bambù che andranno a sostenere nel primo periodo le nuove piante, una “Giornata degli alberi piantati” rivolta alle scuole del territorio, pensata per far piantare gli alberi ai bambini e ai ragazzi delle classi che saranno coinvolte. Una volta terminato l’intervento, il bosco diventerà un punto di riferimento sociale e culturale, con l’attivazione di iniziative ed eventi ricreativi (letture animate, spettacoli e performance musicali e teatrali). E infine una data ben precisa: «L’intervento verrà terminato ed inaugurato entro l’autunno 2021».

La raccolta sponsor e la raccolta fondi

Un altro obiettivo dell’iniziativa era quello di individuare una o più realtà associative intenzionate a contribuire alla creazione di questo luogo abitato da alberi, concepito per dare forma a una dimensione di socializzazione. Il progetto – proseguiva la narrazione – prevedeva un costo complessivo di € 250.000. L’intervento sarebbe stato in parte finanziato dal Comune di Bergamo, in parte dall’Associazione Comuni Virtuosi, in parte da alcuni sponsor locali e nazionali. Il resto (€ 50.000, ma ne sono stati raccolti € 126.628) era da raccogliere con la piattaforma.

L’invito è stato raccolto da Power Energia che, nell’ambito dell’annuale edizione del Bosco Co2op, ha deciso di finanziare la piantumazione di 189 alberi per tradurre l’impegno per la sostenibilità in azione concreta e per creare un luogo vivo ed allo stesso tempo emblematico, capace di accogliere la memoria e al contempo costruire uno spazio di comunità. È stato raccolto anche da ABB, che ha sostenuto la realizzazione del Bosco nato per ricordare le vittime della pandemia attraverso la piantumazione di nuovi alberi.

Un grande successo insomma: «è stata una campagna entusiasmante – si legge sulla pagina della raccolta fondi del Bosco della memoria – e carica di umanità, per le centinaia di donazioni in memoria di persone che il Covid ci ha strappato di mano, da un giorno all’altro. Per i messaggi e le dediche che ci fanno sentire la responsabilità di un progetto al quale teniamo davvero tanto. Il Bosco della Memoria sarà un luogo vivo, sfacciatamente colorato e bello, dove far accadere cose che hanno a che fare con le nostre quotidianità».

E in chiusura c’era scritto: «Lo faremo insieme, tutto questo, e lo faremo per bene, come i 587 donatori ci hanno chiesto di fare. 126.618 euro di raccolta è un traguardo incredibile, che mai avremmo immaginato di raggiungere».

80 betulle dell’Himalaya

Nel marzo 2022, per la seconda Giornata in Memoria delle Vittime del Covid il bosco si è arricchito (ma non si può vedere) con la piantumazione di 80 betulle dell’Himalaya e con l’installazione di Giuseppe Penone.

«Il boschetto – si è raccontato – è costituito da circa 80 betulle (Betula utilis/Betulla dell’Himalaya di una dimensione che varia da 14/16 a 16/18 cm di circonferenza) provenienti da vivai toscani e ricopre un’area di oltre 2 mila metri quadrati, andando a costituire uno spazio di pregio e particolarmente simbolico».

Il pastore della pazienza

Scriveva Jean Giono ne «L’uomo che piantava gli alberi»: «Ora tutto è cambiato. L’aria stessa. Invece delle bufere secche e brutali che mi avevano accolto un tempo, soffiava una brezza docile carica di odori. Un rumore simile a quello dell’acqua veniva dalla cima delle montagne: era il vento della foresta. Infine, cosa più sorprendente, udii il vero rumore dell’acqua scrosciante in una vasca. Vidi che avevano costruito una fontana; vidi che vicino ad essa avevano piantato un tiglio di forse quattro anni, simbolo incontestabile di una resurrezione».

Per carità, abbiamo la pazienza raccontata da Jean Giono, la pazienza del pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente ma intanto compiva una grande azione seminando ogni giorno le sue ghiande. Un’impresa che nell’arco di quarant’anni ha cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future.

In questo Bosco della Memoria, di parole invece ne sono state dette tante. Fiduciosi dunque attendiamo la crescita del bosco. Nella certezza che la recinzione, in questo frangente, o serve a recintare un cantiere che custodisce le promesse (e non vediamo l’ora di scoprirlo) oppure non serve proprio.

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