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A parole sembra che tutti i politici e gli esperti concordino sul fatto che il sistema Sanità in Lombardia, alla luce degli errori commessi in periodo COVID, debba cambiare,con la rivalutazione del ruolo dei medici di base, della medicina cosiddetta territoriale, delle guardie mediche; insomma una sanità più vicina alle persone e più delegata ad una gestione pubblica. E' quindi da qui che bisogna cominciare, per poter affrontare in modo più sicuro e protetto una malaugurata ripresa dei contagi in autunno prossimo. A che punto siamo ? Come si sta muovendo la ATS Lombarda? Grazie

Risposta

Le risposte più attinenti alla sua domanda sono

Il virus ci ha un po’ spiazzati. Le procedure che erano in vigore non erano adeguate ad affrontare una pandemia di questa entità: nessuno poteva immaginare questi numeri. In realtà a livello ospedaliero le scorte di dispositivi di protezione c’erano anche, poi la carenza è diventata mondiale. È subentrato anche un problema di lockdown perché la maggior parte delle fabbriche di questi dispositivi è all’estero, soprattutto in Cina e anche questo è stato un problema veramente grave quando la richiesta era altissima e c’erano problemi anche di trasporto e di logistica. Il problema forse è stato, come si è detto più volte, dell’impoverimento del territorio: gli ospedali sono l’eccellenza e ne siamo tutti orgogliosi, ma si è puntato sempre di più all’alta specialità senza ricordare che anche le branche più generiche e comuni e soprattutto il territorio sono stati non dico dimenticati ma non c’è stato il giusto investimento in questo senso. Quando parlo di medicina del territorio non parlo solo dei medici di famiglia ma anche dei pediatri, della guardia medica, che è un altro punto che andrebbe sviluppato e sfruttato meglio, ma anche di tutti quei dipartimenti come quello di cure primarie e di igiene pubblica e prevenzione che sono stati impoveriti.

A settembre ci sarà una nuova ondata?

Non sappiamo se in autunno ci sarà una nuova ondata, è presumibile di sì. Non abbiamo la certezza, quindi dobbiamo arrivare preparati, pronti a identificare questi pazienti e isolare i contatti. Diagnosi in tempi rapidi e un’indagine epidemiologica per identificare come si è spostata questa persona, quali relazioni può aver avuto, quali persone può aver contagiato. Questo è fondamentale per ridurre i focolai e fermarli sul nascere. Altra cosa importante in autunno la vaccinazione antinfluenzale e l’attenzione alla sintomatologia, e nel caso contattare subito il medico di famiglia che valuterà se è un sintomo d’allarme correlabile al Covid.

Sanità Lombarda, perché le strutture erano sprovviste di procedure adeguate?

Il virus ci ha un po’ spiazzati. Le procedure che erano in vigore non erano adeguate ad affrontare una pandemia di questa entità: nessuno poteva immaginare questi numeri. In realtà a livello ospedaliero le scorte di dispositivi di protezione c’erano anche, poi la carenza è diventata mondiale. È subentrato anche un problema di lockdown perché la maggior parte delle fabbriche di questi dispositivi è all’estero, soprattutto in Cina e anche questo è stato un problema veramente grave quando la richiesta era altissima e c’erano problemi anche di trasporto e di logistica. Il problema forse è stato, come si è detto più volte, dell’impoverimento del territorio: gli ospedali sono l’eccellenza e ne siamo tutti orgogliosi, ma si è puntato sempre di più all’alta specialità senza ricordare che anche le branche più generiche e comuni e soprattutto il territorio sono stati non dico dimenticati ma non c’è stato il giusto investimento in questo senso. Quando parlo di medicina del territorio non parlo solo dei medici di famiglia ma anche dei pediatri, della guardia medica, che è un altro punto che andrebbe sviluppato e sfruttato meglio, ma anche di tutti quei dipartimenti come quello di cure primarie e di igiene pubblica e prevenzione che sono stati impoveriti.