
Nell'ambito del progetto ART UP 2018 di UBI Banca l'esposizione nel mese di agosto di un'opera dell'artista livornese Gianfranco Ferroni: «Oggetti sul tavolino», 1984 (olio su tavola, cm 28,5 x 32).
Il dipinto è emblematico del cammino intrapreso dall’artista a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, contrassegnato da un approccio decisamente più intimista e una netta predilezione per soggetti come la natura morta e le vedute di interni (lo studio, l’abitazione) in cui la luce - memore di Caravaggio, Vermeer e Morandi - svolge un ruolo da protagonista. La stanza vuota, gli oggetti abbandonati sul tavolo, l’assenza della figura umana, suggeriscono un sentimento di melanconia esistenziale, di attesa, di aspirazione a una “religiosità altra”. E’ Ferroni stesso, laico convinto, a intravedere nell’idea dello spazio vuoto e del luogo colmo di silenzio e luce la precondizione perché qualcosa possa, infine, accadere: un improbabile evento, un miracolo, un’apparizione, qualcosa in grado di donare nuovo significato a ciò che sembra non averne (più).
GIANFRANCO FERRONI (Livorno 1927 – Bergamo 2001)
Esordisce nella Milano del secondo dopoguerra, dove si afferma come uno dei più originali interpreti, insieme a Ceretti, Guerreschi, Banchieri, Romagnoni e Vaglieri, del cosiddetto Realismo Esistenziale, una tendenza neofigurativa di matrice espressionista influenzata da autori come Bacon e Giacometti. Pittore e incisore di talento, dotato di una tecnica virtuosistica, nei primi anni Sessanta si avvicina ai temi e ai linguaggi della cultura Pop, che reinterpreta in modo personale evidenziando una peculiare sensibilità per le tematiche sociali e civili proprie degli anni della contestazione alla società autoritaria e consumistica.
L’artista ha partecipato più volte alla Biennale di Venezia. Nel 2007 gli sono state dedicate due antologiche al Palazzo Reale di Milano e al Palazzo della Ragione di Bergamo.