Ombre Dal Passato - rituali sulla terra di nessuno
La Galleria Triangoloarte ospita una mostra personale dell'artista Sergio Battarola composta da una selezione di opere a matita e tempera su carta e di oli su tavola di grandi dimensioni.

La Galleria Triangoloarte è lieta di presentare la mostra personale di Sergio Battarola dal titolo "Ombre dal passato - rituali sulla terra di nessuno", una riflessione visiva sulla memoria, sul tempo e sui luoghi di confine. La mostra, che sarà inaugurata il 10 maggio alla presenza dell'artista e della curatrice Simona Bartolena, si sviluppa come un viaggio tra le ombre del passato e le tracce di ritualità mai del tutto svelate, ma sempre tangibili nell’esperienza quotidiana dell’uomo. La curatrice guiderà i visitatori in questo percorso attraverso l'opera di Battarola, rivelando i legami profondi che uniscono l'arte alla memoria e ai riti, stimolando una riflessione sulla nostra relazione con il passato e il presente. Un'occasione unica per riflettere su ciò che il tempo e la memoria ci restituiscono.
CON IL PASSATO DAVANTI
di Simona Bartolena
“Credo di avere un grande passato davanti a me” afferma Sergio Battarola in una recente intervista. Una frase forte, ricca di motivi di riflessione, che riassume con rara efficacia il pensiero e l’opera di questo paladino di un’umanità perduta, narratore di mondi arcaici eppure attualissimi, strenuo sostenitore di una società in cui importi qualcosa che non sia la moda del momento, l’immagine transitoria, il bene effimero.
La ricerca di Battarola si muove sul filo della memoria – o per meglio dire delle memorie: memorie ancestrali, assolute, perdute in un incerto spazio-tempo –, per mettere in evidenza la drammatica assenza di profondità del nostro vivere quotidiano, l’incapacità di farci domande e di cercare risposte. Un approccio al passato, quello di Battarola, che non porta mai con sé l’inutile e sterile rimpianto, né tanto meno una fragile nostalgia, ma che piuttosto si fa immagine tangibile di una coscienza collettiva, di un patrimonio culturale che l’umanità farebbe meglio a recuperare e proteggere.
C’è carne e sangue, c’è l’istinto bestiale nella pittura di Sergio: ci sono riti tribali e simboli magici, graffi, segni, incisioni e sguardi, infiniti sguardi, ora assassini, ora docilissimi, ora rabbiosi, ora indagatori. Sguardi di animali potenti come il suo tratto pittorico, quegli animali che fanno parte del suo 6 universo pittorico: lupi, tori, bufali, bisonti, arieti. Entrare nelle opere di Battarola è come entrare in un universo parallelo che è sempre stato lì accanto a noi, che fa parte delle nostre radici, che riconosciamo come famigliare, pur non avendo più gli strumenti per gestirlo. Come i lupi, gli orsi e i cinghiali che oggi stanno tornando nei luoghi abitati scatenando infinite polemiche e dibattiti. Ascoltando la notizia del loro ritorno si resta lì divisi, tra l’incanto e il timore, tra la bellezza della loro naturale presenza e la consapevolezza dei danni che potrebbero fare. Per Battarola essi rappresentano la forza e l’istinto di una cultura primigenia che affonda le radici nell’eternità, la necessità di recuperare il ruolo di una sacralità sincera, di una sentita spiritualità. In questa sua mitologia che abbraccia mondi lontani, che vanno dal le incisioni rupestri ai versi di François Villon, alle visioni di Edgar Allan Poe, con una fantasia venata, come osservò Giovanni Testori, di qualcosa di “atrocemente sacerdotale”, Sergio conduce la sua propria lotta contro l’effimero, cercando di ritrovare ciò che davvero conta.
In equilibrio tra simbolismo, atmosfere gotiche, leggende popolari e tradizioni contadine, Battarola si muove libero tra una saggezza di estrazione popolare, una ritualità selvaggia e un patrimonio culturale altissimo, a tratti direi quasi elitario. Selvaggio, senza dubbio, ma non privo di conoscenza; istintivo, certo, ma mai dimentico dell’uso della Interno dello studio, particolare. ragione, della citazione colta, dei riferimenti letterari e pit torici. Tra i tanti possibili, Battarola ha scelto il proprio mezzo espressivo con cui narrare le proprie riflessioni: l’arte visiva. Che realizzi dipinti, disegni o sculture, egli ha sempre la sicurezza e la convinzione di chi non ha scelto l’arte ma è stato scelto da lei. Sergio è artista per vocazione. In una società in cui spesso si è definiti artisti senza un preciso motivo se non qualche like in più sui social o qualche opere venduta a buon prezzo (quando addirittura la definizione non sia un’autoproclamazione), è un fatto degno di nota incontrare un artista che ancora pensa che fare arte sia per lui una necessità a cui non si può rinunciare, un bisogno urgente e inevitabile – una vocazione, appunto – a prescindere dal successo, dalle vendite, dal plauso di un pubblico più o meno vasto.
Battarola non scende a compromessi, non l’ha mai fatto. Non è un caso che Giovanni Testori lo avesse voluto tra i “suoi” artisti, colpito proprio dalla sua sincera irruenza e da quel legame profondo, che ancora oggi cogliamo nella sua opera, con il territorio in cui Sergio è nato e vissuto, quella terra “d’infinite, vergognose e assassine rapine che, lungo i secoli, fu la zona d’incerto, e sempre mutante confine, tra Bergamo, Cremona e Milano”. Un legame, questo, che non è solo culturale, ma anche fisico, che guarda al lavoro agri colo, al rapporto con la terra, con la spiritualità e la sacralità con cui li osservavano, seppur con esiti pittorici assai diversi, artisti quali François Millet o Vincent Van Gogh. Forte di una tecnica sicura, Battarola si muove libero e coerente tra pittura, scultura e disegno. I suoi codici grammaticali, però, trovano a mio avviso terreno particolarmente fertile nelle opere su carta, realizzate a matita con interventi a tempera.
È nella forza del segno che egli riesce a restituire a pieno la straordinaria veemenza del suo messaggio. L’assenza del colore – che pure egli sa gestire con sicurezza, personalità ed eleganza – esalta l’espressività potente del suo tratto, mettendo in evidenza la bellezza primigenia dei suoi soggetti e il loro potere evocativo. Ora ritratti in forme sintetiche, ora descritti con puntuale attenzione al dettaglio, gli animali e le figure dei disegni di Battarola sono in grado di trasportarci in un universo arcaico e onirico, un luogo in cui gli antichi saperi trionfano sulle effimere certezze del contemporaneo, in cui l’umanità ritrova il senso del sacro, l’importanza del rapporto con la Natura, la sua anima ance strale. Quello che Battarola ci propone è, dunque, un viaggio che non ci lascerà indifferenti e che, forse, ci aiuterà a riflettere sulla nostra esistenza quotidiana e su quello che dovremmo riuscire a restituirle: un viaggio in una ricerca artistica di straordinaria qualità formale, ma che si fa sempre portatrice di un messaggio, trovando il giusto equilibrio tra estetica e contenuto.