Percorsi 2015-2023
I temi trattati in questa esposizione sono la storia dell’umanità e la geografia planetaria; questi insiemi cosi vasti, questo alzare l’ambizione di Balicco verso un piano elevato, porta la sua opera in un’atmosfera di meditazione intellettuale.

Percorsi 2015-2023, come ben dichiara il titolo, non si tratta di un’antologica ma presenta una produzione
circoscritta agli ultimi otto anni di attività di Luisa Balicco: un periodo in cui l’artista bergamasca
ha ulteriormente accresciuto la padronanza degli strumenti tecnici, tanto completa
che la materia si trasforma in
comunicazione.
La produzione e l’impiego delle carte, la
ricerca dei pigmenti più esotici e delle colle più tenaci, una minuzia
puntigliosa di tutti i materiali, hanno liberato, come di scatto, la parte più espressiva
e poetica che Luisa Balicco porta in sé.
I
temi
trattati in questa esposizione sono la storia
dell’umanità e la geografia planetaria; questi insiemi cosi vasti, questo
alzare l’ambizione di Balicco verso un
piano elevato, porta la sua opera in un’atmosfera
di meditazione intellettuale, in un luogo in cui la riflessione si fa
profonda e attenta.
Novella navigatrice ed esploratrice, Balicco
dipinge carte i cui confini sono in
parte geografici ma più spesso multisensoriali, intellettuali e narrativi.
I lavori hanno titoli esemplari: Città mitiche scomparse; Mine nel mare; Deserti avanzanti; Esperimenti
nucleari – L’isola che non c’è; La
città bruciata; Mappa dei cammini
perduti; Mappe di recinzione; Invasione Mogul.
Come appare evidente i titoli stessi
aprono sentieri e spalancano portoni.
Alcune
opere hanno la forma dei libri, non necessariamente nel formato occidentale; sono soprattutto
libri assemblati nelle forme che assumono nei diversi paesi del mondo; e quindi
rotoli, pergamene, incunaboli, cofanetti e libri in forma di origami.
L’alfabeto che adoperano ha più rimandi
interni che esterni, anche se Winfried Senbald e Rabindranath Tagore hanno un
ruolo palese e attivo. In questi lavori si insinua, anche
graficamente, il linguaggio poetico
delle parole, quasi in forma di esperanto nel tentativo di descrivere
quello che per definizione è troppo vasto per essere descritto. Esteticamente in fondo a queste opere, prevale,
entro la grazia suadente delle loro bellezza, più il senso della tragedia o
meglio la rimozione post-moderna della
tragedia: lo spettatore si prepari quindi a guardare e a pensare.
Dal martedì al sabato 10:00 - 12:30 •
16:00 - 19:30