Storie dell'isola della Luce. La carretta dei comici

Al Monastero del Carmine di Bergamo, dal 10 al 17 marzo 2024, si terrà “Gli Orienti di Artaud”, otto giorni di incontri, conferenze, esposizioni, proiezioni e spettacoli che il Teatro Tascabile dedica ad Antonin Artaud e alla sua relazione con il teatro balinese.

Artaud è stato poeta, attore, visionario, che per più di un secolo è stato studiato e discusso, per via delle sue affermazioni radicali e delle sue immagini, bellissime e difficili da decifrare proprio per la loro concretezza, che le rende ardue per chi non abbia avuto esperienze simili.
Nell’agosto del 1931, in occasione dell’Esposizione coloniale di Parigi, Artaud assisté ad uno spettacolo di teatro danza balinese che fu per lui una rivelazione, un incontro sulla via di Damasco.
Artaud non era un sognatore, un inventore di metafore. Usava la lingua con l’attenzione di un poeta. Poneva al teatro domande che gli venivano dalla scontentezza del presente. Ed è stato capace di riconoscere di colpo l’essenzialità di quel che gli poteva venire da una cultura teatrale lontanissima.
Un’idea fisica e non solo verbale del teatro è un tema centrale per il Tascabile, che indaga le tradizioni secolari dei teatri asiatici cercandovi risposte e soluzioni pratiche alle problematiche della scena contemporanea occidentale.

Il 12 marzo si può assistere alla proiezione "Storie dell'isola della Luce. La carretta dei comici" di Ferruccio Masotti. Il docufilm descrive la vita quotidiana di una famiglia di attori nel villaggio di Tampaksiring, la famiglia di Pasek Made Tempo: moglie, figli, nipoti suonano, danzano, cantano e Pak (Pasek Tempo) tiene lezioni di danza popolare nel villaggio, aperte anche agli stranieri e ai giovani in cerca di un teatro diverso. Inoltre recita i suoi spettacoli di villaggio in villaggio. I Barong, animali fantastici simboli del bene, e i Topeng, le maschere sacre, sono un veicolo simbolico della divinità. Il più celebre “mascheraro” di Bali è I Wayang Tangu: le maschere fatte con il legno vengono realizzate solamente gli attori o per decorare il tempio e richiedono mesi di lavoro. Scolpire maschere e statue sacre di legno e di avorio o gli ornamenti effimeri di foglie, pregare nel tempio di famiglia o nel tempio delle origini del villaggio, suonare nel Gamelan, l’orchestra pentatonica di xilofoni e tamburi, danzare negli spettacoli serali sono continui piaceri per tutta la popolazione ed è anche un lavoro. Il sogno di Pak Tempo è di avere un Barong tutto suo, con cui fare nuovi e grandi spettacoli.