Antonio Cifrondi e la pittura di storia a Villa Zanchi
Cifrondi, il pittore che giĂ nel 700 seppe unire Bergamo e Brescia torna in questo anno particolare con due conferenze aperte al pubblico.

Presso il Policlinico San Pietro dall'11 maggio scorso è presente la mostra "Antonio Cifrondi a Villa Zanchi e a Ponte San Pietro. Dove la medicina cura il corpo, l'arte cura l'anima".
Antonio Cifrondi nacque a Clusone nel 1656 e morì a Brescia nel 1730 e già allora seppe unire idealmente Bergamo e Brescia, quest'anno insieme nella denominazione di "Capitale della Cultura 2023". In questo contesto si è deciso di tenere due conferenze aperte al pubblico per permettere a tutti di poter ammirare le sue preziose opere.
Il ciclo di conferenze, a cura di Maria Silvia Proni e Rosanna Ferrari, vuole sottolineare l’impegno della mostra Antonio Cifrondi a Villa Zanchi e a Ponte San Pietro. Dove la medicina cura il corpo, l’arte cura l’anima”, ospitata fino al 30 luglio nei locali appena rinnovati del Policlinico San Pietro e nata dal desiderio di porre l’arte al servizio di tutti coloro che possono trarne beneficio, rendendo gli asettici ambienti ospedalieri luoghi emotivamente positivi e utili al benessere dei pazienti. Il rapporto arte-medicina diventa centrale nella convinzione che, se la medicina cura il corpo, l’arte può curare l’anima, attraverso la bellezza.
L’attività pittorica si svolse a Bergamo e nei paesi limitrofi, dove sono tuttora presenti numerose importanti opere a carattere religioso e storico, eseguite per altolocate committenze.
Nei suoi dipinti sono riconoscibili caratteristiche costanti del suo stile, come l’assenza di disegno preparatorio, la grande facilità e velocità di esecuzione e una visione particolare della realtà , filtrata attraverso personalissime intonazioni cromatiche che vanno dai bianchi luminescenti ai rossi incendiari, come ben dimostrano i pochi quadri superstiti dell’imponente ciclo di pitture eseguite per Villa Zanchi a Rosciate. Dal 1712 al 1716 Antonio Cifrondi lavorò per coprire interamente le pareti della Villa con enormi quadri, un’impresa pittorica unica e di cui non resta memoria, se non poche opere superstiti distribuite in collezioni private, tra le quali quelle esposte nel percorso espositivo.