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Sabato
21
Maggio

Donizetti a pizzico

Concerto organizzato dal conservatorio Gaetano Donizetti con solisti, coro e orchestra come protagonisti.

EVENTO CONCLUSO

Il conservatorio Gaetano Donizetti propone il concerto "Donizetti a pizzico".

Programma:

Fantasia da L’elisir d’amore (trascr. C. Mandonico), Quanto è bella da L’elisir d’amore (trascr. P. Ragni), La lontananza e L’amante spagnuolo da Soirées d’automne (trascr. C. Mandonico), Sonata in Do minore per flauto e orchestra (trascr. P. Ragni), Una furtiva lagrima da L’elisir d’amore (trascr. P. Ragni), Ouverture da Fausta (trascr. P. Ragni), Me voglio fa ‘na casa da Soirées d’automne (arr. F. Alberti / C. Mandonico) La conocchia da Nuits d’été à Pausillipe (arr. F. Alberti / C.Mandonico), Com’è gentil da Don Pasquale (trascr. P. Ragni), Te voglio bene assaje (trascr. C. Mandonico), Mesci, mesci da Il campanello (1837) (trascr. P. Ragni).
Veronika Kralova soprano, Francesco Cortinovis tenore, Davide Faccini flauto. 
Orchestra Estudiantina Bergamo e Coro Gli Harmonici. Direttori Pietro Ragni e Fabio Alberti

Note Storiche:

A Bergamo, come in numerose città dell’Italia del nord, preesisteva, almeno già dal secolo XVII° una pratica mandolinistica, anche immortalata, nella sua moltitudine di strumenti a pizzico, dai pittori seicenteschi Baschenis e Bettera nelle loro mirabili nature morte. Accanto alla tradizione di matrice classica e colta rappresentata da autori quali Vegini (attivo a Parigi nel ‘700) e Gaudenzi, era assai diffusa una pratica popolare riferita alla commedi a dell’arte, prima con la figura dello Zanni, sfociata poi nelle celebri maschere di Brighella e Arlecchino, eredi degli Zanni rinascimentali. Sotto il nome di Estudiantina, un prestito letterario iberico, troviamo numerosi gruppi musicali formati da strumenti a corde pizzicate, inizialmente come ensemble spontanei o estemporanei e poi ben presto trasformati in vere e proprie associazioni, quasi sempre mantenendo la tradizione amatoriale, diffusi in tutta l’Europa fra ‘800 e ‘900. L’ Estudiantina Bergamasca nata nel 1910, grazie anche al suo direttore Giudici, seppe in breve tempo crescere, sia culturalmente che artisticamente, soppiantando e inglobando i gruppi mandolinistici precedenti. Anche in campo nazionale l’E.B. si rivela sempre di più come una delle realtà di qualità indiscussa, arrivando ad organizzare concorsi internazionali di esecuzione e di composizione (Bergamo 1912, 1926, 1928), rassegne concertistiche con illustri solisti. Tutto ciò accadde, e ancora oggi accade, l’Estudiantina Bergamasca, rinata oggi come Estudiantina Bergamo con le stesse finalità didattiche e musicali.

Estudiantina Bergamo Raccogliendo l’eredità della storica Estudiantina Bergamasca, dopo alcuni decenni dalla sua scomparsa, l’orchestra rinasce nel 2008 sotto la direzione di Pietro Ragni, in collaborazione con l’Associazione Bergamo Chitarra, il Centro di Musica Antica e l’I. C. ‘V. Muzio’ di Bergamo. L’orchestra di mandolini e chitarre ha l’obiettivo di riproporre e far conoscere al pubblico repertori storici e contemporanei legati alla grande tradizione delle orchestre a plettro. L’E.B. è stata protagonista di molti concerti e iniziative, riscuotendo sempre successo e consenso per il notevole apporto culturale dato al mondo chitarristico e mandolinistico italiano. Ne sono importanti esempi l’incisione, nel 2010, del doppio CD del Circolo Mandolinistico Italiano sulla musica dei compositori bergamaschi e Donizetti a pizzico appena uscito, l’organizzazione della rassegna I Lunedì dell’Estudiantina nelle più importanti sale da concerto della città di Bergamo e provincia ed il concorso Europeo Estudiantina Bergamasca per giovani musicisti. Nel 2019 si è classificata prima nella categoria orchestre e nel 2017 ha vinto il premio Speciale al Concorso internazionale Sartori di Ala (Tn).

Donizetti per voci e orchestra a plettro? E perché no? La popolarità del melodramma italiano dell'Ottocento, la sua natura insieme aristocratica e popolare, alta e bassa ma sempre interclassista e inclusiva, insomma il suo carattere "nazionalpopolare", secondo la celebre e giustissima definizione di Gramsci, passa anche da un'infinita serie di riduzioni, elaborazioni, adattamenti per i più svariati organici orchestrali, cameristici, bandistici, e perfino per gli organetti di Barberia. Come quello, per la verità, stando alle descrizioni coeve, più un organone, che girava per le strade di Milano in anni risorgimentali suonando le arie della "Giovanna d'Arco" di Verdi e la cui circolazione fu vietata dalla polizia con la doppia motivazione di evitare guai politici e non intralciare il traffico, che era già allora, evidentemente, un problema.

Se, all'epoca di Donizetti, l'opera era soltanto una componente di quell'attività non solo culturale ma anche ludica, sociale e mondana che era passare una sera a teatro, l'opera la si faceva anche (e forse soprattutto) fuori dalle sale deputate. Le sue arie occupavano ogni spazio sonoro, pubblico e privato. Dunque, nelle case aristocratiche e borghesi, con le jeunes filles en fleur alle prese con l'obbligatorio studio del pianoforte o dell'arpa; nelle chiese, stupendo gli stranieri di passaggio come Mendelssohn, scandalizzato di sentire intonare dall'organista, all'Elevazione, una fantasia sulla cavatina di Figaro del "Barbiere di Siviglia"; nelle vie e nelle piazze, con le bande reggimentali (apprezzatissime quelle austriache, ma anche quelle sarde molto gettonate dagli alleati anglofrancesi durante la guerra di Crimea) e gli organetti, giù giù fino ai musicisti da strada; nelle infinite "accademie" vocali o strumentali, più spesso vocali e strumentali, che tenevano il luogo di una (per ora) inesistente programmazione sinfonica o cameristica, e dove la cavatina o il rondò non mancavano mai.

Una passione melodrammatica che colpiva i forestieri ma era del tutto naturale per gli italiani. Ne risultava una diffusione capillare delle hit operistiche più amate: se non c'era località, anche piccolissima, dove non si facesse l'opera, è pur vero che la maggior parte degli italiani viveva nelle campagne di un Paese in larga parte ancora agricolo. Come ricordava John Rosselli nei suoi pionieristici studi sul ruolo sociale dell'opera, era molto improbabile che un bracciante calabrese potesse andare al teatro, non che qualche lacerto melodrammatico arrivasse fin sulla piazza del suo villaggio. Che Verdi bambino abbia ascoltato le prime note da un violinista girovago non è forse vero ma certamente è probabile.

Dal canto loro, gli operisti erano anche compositori di musica da camera, romanze da salotto, canzoni, seguendo anche in questo una contaminazione fra musica "colta" e popolare, "d'arte" e "di consumo" (i cui confini sono particolarmente labili nel caso del melodramma italiano sette-ottocentesco) che è tipica della storia musicale italiana. Donizetti, in questo, era prolifico come in tutto il resto, il che spiega forse perché gli siano stati lungamente attribuiti anche piccoli capolavori che non aveva scritto, come la celeberrima "Te voglio bene assaje". Fatto sta che nessuno dei grandi considerava una diminutio scrivere una romanza da salotto per l'album di un'amica altolocata o da pubblicare a scopi benefici, né che la sua musica risuonasse nelle strade, sia pure rielaborata, riscritta, decontestualizzata, perfino storpiata. Il mito dell'Italia Paese della musica, e in special modo del canto, si nutriva anche di queste contaminazioni che poi spesso, come tutte le contaminazioni, risultano un arricchimento. Questo disco prezioso, cui a un'orchestra a plettro bergamasca di lunga tradizione si uniscono le voci dei solisti di canto, del coro e del flauto, strumento feticcio per Donizetti, ci aiuta a farci un'idea di quell'Italia musicale sì bella ma forse non del tutto perduta.

Contatti

Telefono: 035.237374

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Data e Ora

Inizio: sabato 21 maggio 2022 21:00

Fine: sabato 21 maggio 2022 23:00

Giorni di apertura
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Luogo
Conservatorio Donizetti

Bergamo, Via Don Luigi Palazzolo 88