Solo gli ingenui muoiono d'amore
Per la rassegna «35 e non sentirli», Erbamil propone un monologo feroce e tenero, grottesco e profondo, ambientato in un luogo sospeso tra vita e morte.
Un uomo è morto. Ma non ha ancora finito di parlare. Inizia così Solo gli ingenui muoiono d’amore: un monologo feroce e tenero, grottesco e profondo, ambientato in un luogo sospeso tra vita e morte. Il protagonista, “Secco”, entra in scena danzando accanto alla propria bara. Il corpo giace immobile ma l’anima è in pieno fermento, prende parola e racconta. Racconta tutto.
Attraverso un flusso di coscienza disarmante, l’uomo ripercorre le tappe di una vita costellata di slanci, utopie, dolori e mancanze: la spensieratezza dell’infanzia argentina, l’amore luminoso per un padre scomparso troppo presto, l’impegno nel teatro come atto politico e civile, la frattura dell’esilio, il sentimento totale e non ricambiato per Mariana, donna irraggiungibile e incomprensibile, che segnerà il suo destino. E infine il fallimento, la solitudine, il suicidio. Un addio senza eroi.
Ma «Solo gli ingenui muoiono d’amore» non è solo un lamento funebre. È un atto d’amore verso la vita, raccontato con linguaggio crudo, diretto, ironico, capace di passare dalla risata alla commozione nel giro di pochi secondi.
Un monologo che parla a tutte le età e che affonda nelle pieghe più intime dell’essere umano: la nostalgia, il desiderio, la ricerca di senso, la fame d’amore.
Attraverso una drammaturgia essenziale e visionaria, César Brie costruisce una partitura in cui il corpo dell’attore diventa memoria viva e la morte anziché silenzio si fa voce.
