L'Antigone di Sofocle sul Palco del Sociale per la Stagione dei Teatri.
«Qualcuno afferma che la regia è morta. Per noi, evidentemente, non è così e, anzi, ne sentiamo un bisogno fortissimo, quanto di buoni testi e buoni attori. Qualcun’altro (e sono in molti) afferma che della politica non gli importa nulla: tutti uguali, tutti corrotti e chi non lo è, lo diventerà molto presto. A noi, invece, importa molto. Importa riaffermare in ogni istante un gesto culturale che sappia farsi “politico”. Ecco perché abbiamo deciso di affrontare l’Antigone di Sofocle e di affidarla a Gigi Dall’Aglio. Gigi Dall’Aglio perché è un maestro, e questo già basta. È uno degli incontri più significativi della nostra formazione personale ed artistica. Antigone perché racchiude dentro di sé tutto il dolore, tutta la contraddizione, tutte le domande (e le speranze) che si sono riversate su di noi all’indomani della decisione comunale di chiudere il Teatro Ringhiera. Era come trovarsi di fronte al corpo di Polinice. Un teatro viene chiuso per ragioni di sicurezza: ma un teatro chiuso è un “corpo” morto abbandonato al degrado del tempo. Dimensione privata e dimensione pubblica in Antigone coincidono e la posta in gioco è altissima: l’inviolabilità di un corpo. Scegliere Antigone e affidarla ad un grande regista significa andare a nutrire la propria coscienza politica, diventare un po’ più consapevoli e dunque meno inermi o manipolabili».
Serena Sinigaglia