Il campanello e Deux Hommes et una femme
All'interno di «Donizetti Opera», in scena sul palco del Teatro Social un dittico formato da due atti unici: «Il campanello» e «Deux Hommes et una femme».

«Il campanello»
L’anziano speziale di un sobborgo napoletano, Don Annibale Pistacchio, sta festeggiando le nozze con la giovane Serafina e i parenti tutti, quando irrompe Enrico, ex amante di lei, e da lei segretamente riamato, cercando con mille fantasiosi espedienti di evitare che Don Annibale consumi con Serafina la prima notte di nozze. Il campanello sarà lo strumento con il quale Enrico ossessionerà Don Annibale, il campanello che lo richiama ai suoi doveri professionali: il suo suono è il segnale che qualcuno bisognoso di cure bussa alla sua porta. Un decreto governativo impone che tutti gli speziali vendano di persona i propri rimedi, e dunque Spiridione, il suo servo, non potrà sostituirlo. Così, ogni volta che lo speziale sta per ritirarsi nella camera da letto dove lo attende Serafina, un diabolico campanello annuncia la serie di sortite di Enrico: prima nei panni di un damerino francese, poi in quelli di un cantante che ha perduto la voce, infine, travestito da un’anziana questuante che sciorina un’interminabile lista di sventure e richieste di medicinali. Albeggia, e Don Annibale, sfibrato dalla notte insonne e improduttiva, deve lasciare la moglie e partire in diligenza per Roma. Ma ecco, ancora una volta, il suono del campanello: questa volta Enrico nelle proprie sembianze è venuto con uno stuolo di parenti a salutare, beffardo, la partenza del povero Don Annibale.
Farsa in un atto
Parole e musica di Gaetano Donizetti
con recitativi di Salvadore Cammarano
«Deux Hommes et una femme»
Rita vive e lavora con molta soddisfazione in una locanda di sua proprietà, e tiranneggia Peppe, il suo secondo marito, trattandolo come uno sguattero. Ha assunto un fare prepotente come filosofia della vita di coppia, applicando a rovescio la supremazia aggressiva subita tempo prima dal suo primo marito, Gasparo. Secondo quest’ultimo, la salute della coppia è garantita dall’esercizio di un potere manesco. Così aveva fatto Gasparo con Rita, e così fa ora Rita con Peppe. Gasparo era stato creduto morto e Rita non aveva perso tempo a risposarsi. In realtà il primo marito è vivo e vegeto. All’inizio dell’opera si presenta alla locanda e ordina da bere. Per un certo tempo era fuggito in Canada, ed è tornato credendo Rita a sua volta perita in un incendio, per ottenere il certificato di morte in vista di un nuovo matrimonio. Quando realizza che anche Rita è viva, tenta di dileguarsi, ma Peppe, che intravede l’occasione di liberarsi degli schiaffoni della moglie, fa leva sul fatto che a questo punto è Gasparo il legittimo consorte. I due uomini decidono allora di affidare al gioco della morra la scelta di chi debba restare al fianco della moglie di entrambi non propriamente contesa. È un gioco al ribasso, in cui tutti e due i mariti provano a perdere, ma alla fine è Gasparo a vincere. Rita non ha dimenticato la mano pesante del primo marito, e non vuole saperne di tornare a essere sua moglie. Gasparo, a sua volta, tutto vuole tranne che riprendersi Rita. Fingendosi privo della mano destra, e quindi non più in grado di picchiare la moglie, provoca reazioni contraddittorie sia in Rita sia in Peppe, finché quest’ultimo non capitola, dichiarando l’intenzione di rimanere l’unico sposo.
Opéra-comique in un atto di Gustave Vaëz
Musica di Gaetano Donizetti