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Bergamo a portata di pedale: la città a 15 minuti si costruisce in bicicletta

Articolo. Un viaggio tra mappe, dati e percezioni per scoprire come spostarsi in bici (o a piedi) può ridisegnare la geografia urbana e migliorare la qualità della vita quotidiana

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Spesso si pensa che spostarsi in bicicletta in città sia lento o poco praticabile, e che l’auto resti insostituibile. In realtà, molti servizi e quartieri sono raggiungibili in pochi minuti di pedalata: a Bergamo, la città a 15 minuti diventa concreta sulla sella di una bici. Ecco una mappa per orientarsi e percepire correttamente le distanze a piedi e sulle due ruote.

La città a 15 minuti

Negli ultimi anni è sempre più frequente sentir parlare del modello della «città a 15 minuti»: un concetto secondo cui i quartieri urbani dovrebbero essere progettati in modo tale che tutti i servizi principali, istruzione, assistenza sanitaria, commercio, intrattenimento, siano raggiungibili a piedi o in bicicletta, in un tempo ragionevole. L’idea è stata sviluppata da vari studiosi, ma uno dei contributi più noti è quello dell’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno, che nel 2016 pubblicò «La città da un quarto d’ora: per un nuovo crono-urbanismo».

L’idea di fondo è che per rendere le città più pulite, sostenibili e inclusive è necessario avvicinare cittadini e servizi, ripensando l’organizzazione dei quartieri e creando reti ciclabili e pedonali che consentano di arrivare comodamente dappertutto. In questo modo le città diventano anche più vivibili: se la maggior parte delle funzioni quotidiane si può svolgere senza spostamenti lunghi e senza motore, la qualità della vita migliora.

L’idea è stata concretizzata in diversi contesti urbani, anche se il caso più emblematico è quello di Parigi, grazie alla sindaca Anne Hidalgo, che ha fatto della città di prossimità la sua bandiera. Tra gli interventi più significativi figurano la conversione di arterie stradali come Rue de Rivoli e Voie Georges Pompidou in superciclabili e percorsi pedonali ricchi di aree verdi e punti di sosta, la depavimentazione di piazze e l’apertura al pubblico dei cortili scolastici al di fuori degli orari canonici.

Distanze reali e percepite

Eppure, anche dove i servizi sono già “a portata di bici”, come in molte città medio-piccole italiane, le auto continuano a dominare. Non è solo una questione di pigrizia, abitudine o mancanza di infrastrutture adeguate: spesso ciò che ostacola è una percezione falsata delle distanze. Finché ci si muove sempre in auto, alcuni luoghi sembrano inaccessibili a piedi o in bicicletta. Ma basta concedersi la possibilità di esplorare e attraversare i quartieri per accorgersi che molti tragitti, in realtà, sono brevi e facilmente percorribili senza l’auto. A me, per esempio, è capitato più volte, trasferendomi in una città nuova, di stupirmi nello scoprire che quartieri che attraversavo solo sporadicamente con i mezzi pubblici si rivelavano, con il tempo, molto più vicini: facilmente raggiungibili in bicicletta e perfino a piedi. Camminando, infatti, si impara meglio la geografia urbana, si scoprono scorciatoie e tutto diventa più familiare e accessibile.

Soprattutto nella mobilità urbana conta più il tempo che lo spazio. Due quartieri limitrofi possono risultare di fatto lontani se separati da un’arteria trafficata, così come pendenze o percorsi tortuosi possono rendere distanti luoghi che si trovano a poche centinaia di metri. A Bergamo, per esempio, mi pare che dal centro sia più scomodo raggiungere il quartiere di Campagnola che quello di Redona. La distanza fisica da percorrere è leggermente inferiore per Campagnola, ma la presenza della ferrovia e della circonvallazione Mugazzone sembra allontanare il quartiere. Allo stesso modo, partendo da Porta Nuova, è senz’altro più agevole attraversare la città verso Longuelo che raggiungere Colle Aperto, che, pur essendo circa un chilometro più vicino, comporta un dislivello di oltre cento metri.

Proprio dall’intuizione che la sovrastima della distanza fosse la ragione che disincentivasse le persone a spostarsi a piedi, nel 2007 lo studente di pianificazione urbana Matt Tomasulo decise di affiggere cartelli stradali che indicavano i tempi di percorrenza pedonale tra alcuni snodi principali della sua città, Raleigh, in Carolina del Nord. L’iniziativa ebbe grande successo e fu presto sostenuta dall’amministrazione come strumento per migliorare la mobilità urbana. Fu il primo caso di guerrilla wayfinding (letteralmente «segnaletica di guerriglia»), una forma di urbanismo tattico dal basso in cui sono i cittadini stessi a intervenire nello spazio urbano, in questo caso con una segnaletica fai da te, per promuovere un cambiamento collettivo nelle abitudini di spostamento.

Il primo urbanismo tattico a Bergamo

Anche a Bergamo qualcosa si è mosso in questa direzione. Nel 2019, durante la «Settimana della Mobilità Sostenibile», un gruppo di universitari ha individuato nove percorsi ciclabili e pedonali tra le diverse sedi universitarie (Sant’Agostino, Caniana, Dalmine) e alcuni snodi cittadini importanti (stazione, ospedale, Celadina, Loreto, Parco della Trucca, Kilometro Rosso, mercato di via Spino) e, in collaborazione con FIAB Bergamo-Pedalopolis, ha affisso oltre ottanta cartelli indicanti i tempi di percorrenza a piedi e in bicicletta. In questo modo si è voluto rendere evidente, per esempio, che sui pedali da Caniana è possibile raggiungere l’Accademia Carrara in soli 12 minuti e Dalmine in 22. In altre parole, per la popolazione universitaria è assolutamente fattibile spostarsi tra le sedi senza ricorrere ai mezzi a motore. Quel progetto ha rappresentato il primo esperimento italiano di urbanismo tattico in ambito universitario. I cartelli, purtroppo, sono stati presto rimossi e l’iniziativa non ha avuto seguito, ma l’idea restava interessante, tanto che si è deciso di approfondire ulteriormente la questione della competitività della bicicletta rispetto all’automobile negli spostamenti urbani.

Insieme a Gabriele Torri, , ricercatore universitario, esponente di FIAB Bergamo - Pedalopolis e promotore del gruppo «Bike2UniBg» che ringrazio per la collaborazione, abbiamo avuto dunque l’idea di comparare distanze e tempi di percorrenza di auto, bicicletta tradizionale e bicicletta elettrica per gli spostamenti all’interno del perimetro urbano. Attraverso simulazioni al computer che, con i diversi mezzi di trasporto, percorrono tutti gli itinerari che collegano cinquanta punti individuati in modo sparso sul territorio cittadino, abbiamo scoperto che nel 50% dei casi in bicicletta si “perdono” circa 4–6 minuti rispetto all’auto mentre con l’e-bike solamente 2-3 min. Il ritardo aumenta naturalmente con la distanza, ma rimane contenuto: sui percorsi di 5 chilometri, la bici muscolare impiega circa 5 minuti in più dell’auto e l’e-bike circa 3, mentre su tragitti di 10 chilometri la bici tradizionale accumula circa 10 minuti di ritardo e l’e-bike 6 minuti. Lo studio non considera il traffico e il tempo impiegato per la ricerca del parcheggio, quindi in condizioni reali i vantaggi della bici, e soprattutto dell’e-bike, sono ancora maggiori. In città, insomma, due ruote ed elettricità spesso battono l’auto.

Bergamo a portata di pedale

Da qui nasce l’idea di guardare alla mobilità non più in chilometri, ma in minuti di pedalata, e di spingere lo sguardo anche oltre la città, per capire fin dove si può arrivare partendo dal centro con 10, 20 e 30 minuti di bici. I risultati sorprendono: da Porta Nuova, in soli dieci minuti si copre già buona parte del comune, in venti si abbraccia l’intera cintura interurbana; in mezz’ora si raggiungono località come Villa d’Almè, Nembro, Brusaporto, Zanica, Dalmine e Presezzo, a seconda della direzione. Il tool Openrouteservice, disponibile online gratuitamente, mostra anche quante persone vivono all’interno di ciascuna isocrona, le linee che uniscono i punti raggiungibili nello stesso tempo di percorrenza, e rivela che nei primi 30 minuti di pedalata da Porta Nuova risiedono quasi 400 mila persone, poco meno di un terzo della popolazione provinciale. Numeri che fanno riflettere: nell’area urbana, l’uso dell’auto appare spesso sovradimensionato rispetto alle possibilità di spostamento alternative. Il traffico e la qualità della vita potrebbero migliorare sensibilmente se solo più persone scegliessero, almeno qualche volta, di inforcare le due ruote. Certo, infrastrutture ciclabili serie renderebbero la scelta ancora più naturale.

Per rendere più immediata questa consapevolezza ho realizzato una mappa isocrona di Bergamo, individuando una quarantina di punti strategici sparsi sul territorio e calcolando i tempi di percorrenza tra ciascuno di essi, a piedi e in bicicletta. Guardando le mappe, si scopre che in sella le distanze si accorciano, i quartieri si fanno più vicini, e l’intera città diventa a portata di pedale.