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A tavola con Mattia Moleri ci sono milioni di persone da tutto il mondo

Intervista. Mattia Moleri – aka @mattiastable – è un 26enne bergamasco con una grande passione per la cucina. E questo lo sanno proprio tutti, soprattutto i suoi followers, che vengono dall’Inghilterra, dal Canada, dagli Stati Uniti. Spesso, prima di sperimentare ai fornelli, Mattia chiede a loro qualche ricetta da consigliare. Ho avuto il piacere di intervistarlo e vi racconto un po’ i suoi mondi (quello social e quello reale)

Lettura 5 min.

Cibo. Viaggi. Social media. Tre tematiche che fanno parte della mia quotidianità da sempre. Il cibo, parte integrante della mia esperienza di vita. Il viaggio, una passione che quando ti colpisce non se ne va più. E i social media, mondo con cui mi interfaccio professionalmente ogni giorno. Tre tematiche che mi accomunano a Mattia Moleri e che non vedevo l’ora di poter esplorare insieme a lui. «Ciao Mattia, piacere di conoscerti. Sono Sara e scrivo di cibo su Eppen. Mi piacerebbe intervistarti per raccontare ai nostri lettori la tua storia e il tuo lavoro. Ci stai?»

Mattia Moleri, classe 1997, è originario di Valtesse e oggi vive tra Bergamo e Ginevra, dove si è trasferito per amore. Alcuni di voi probabilmente lo conosceranno come @mattiastable: Mattia è un content creator molto popolare sui social. Pensate che i suoi canali contano milioni di followers da tutto il mondo.

Italia, Olanda, Svizzera: i viaggi di Mattia

Un cuoco itinerante? Uno chef eclettico? L’ennesimo food blogger? Nessuno dei tre. Mattia ha una storia davvero singolare, a partire dal suo percorso di studi, che non ha nulla a che vedere con la cucina. Ha frequentato il liceo Lussana, poi il Natta, per concludere le scuole superiori a Milano all’istituto inglese Sir James Henderson. «I primi mesi lì sono stati un disastro – ammette – Poi, ovviamente, mi sono dovuto ambientare e questo mi è servito molto, anche nelle attività che svolgo oggi».

Gli studi internazionali gli hanno permesso di entrare in una delle più prestigiose università europee a Maastricht, in Olanda, dove ha studiato Diritto europeo, per poi frequentare un Master in Diritto Pubblico Internazionale all’Università di Amsterdam, con tanto di stage in organizzazioni internazionali. Una carriera che sembrava già bella decisa e avviata… fino a poco tempo fa.

Da alcuni mesi, infatti, Mattia si occupa a tempo pieno dei suoi canali digitali. Ne ha fatto un vero e proprio lavoro. «Mi è sempre piaciuto fare video. Già alle superiori immortalavo le esperienze con gli amici e le pubblicavo su Facebook, poi ho deciso di pubblicare alcuni podcast e infine, durante la mia esperienza di stage, mi sono dedicato a TikTok con alcuni video di cucina. Semplicemente, filmavo ogni giorno quello che mangiavo e lo pubblicavo sui social».

Mattia e la passione per la cucina

Non è sempre stato un cuoco provetto, mi racconta. Buona forchetta fin da piccolo, insieme alla nonna materna ha scoperto gusti e sapori del territorio, senza mai mettere le “mani in pasta”. «Non ho mai sperimentato in cucina fino a che non sono “uscito di casa”. E lì la grande rivelazione: ero un disastro! Ho fatto tanti errori ma non ho mai mollato e, dopo prove su prove, sono migliorato e mi sono appassionato sempre di più».

La tipica filosofia bergamasca del «mòla mìa» non l’ha abbandonato nemmeno all’estero. Costanza e tenacia sono gli ingredienti della ricetta perfetta per chi vuole imparare a cucinare. Ma come è finito a diventare uno dei food influencer più seguiti? «Bella domanda. Non me lo so spiegare nemmeno io. A novembre 2022 avevo circa 10 mila followers – mi racconta – e poi, in pochissimo tempo, sono arrivato a superare il milione».

Nella sua community ci sono utenti dal Regno Unito, dal Canada e dagli Stati Uniti. I suoi contenuti sono pubblicati in lingua inglese e sono suddivisi per rubriche. Mattia adora sperimentare con la cucina etnica, proponendo diverse ricette da ogni angolo del mondo. E quando gli chiedo come fa a conoscere tutte quelle tradizioni culinarie, spesso poco note in Italia, mi risponde che all’inizio le cercava online su portali di cucina e traduceva le ricette con Google Translate prima di replicarle. «Pian piano la mia community si è fatta sempre più ricca e oggi, prima di mettermi all’opera, chiedo ai miei followers se hanno qualche ricetta da consigliarmi. Qualche settimana fa ho ricevuto la ricetta della nonna afgana di un utente: mettermi ai fornelli è stata un’esperienza meravigliosa».

Meatless cooking : cucinare senza carne

«Per me la cucina non ha confini, adoro esplorare e raccontare le tradizioni culinarie di tutto il mondo» sostiene convinto. La scelta di raccontare le tradizioni gastronomiche etniche mi incuriosisce, anche io adoro sperimentare. Ma la preferenza di Mattia è dettata non solo dal gusto, bensì da una precisa filosofia etica. «Durante il mio percorso di studi giuridici mi sono avvicinato ad uno stile di vita green e consapevole. Il mio sogno era entrare nel Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP)».

«Ho fatto una precisa scelta di vita: ridurre il più possibile il consumo di carne, concentrandomi su altri alimenti alternativi che hanno le stesse proprietà nutrienti ma hanno un impatto sull’ambiente decisamente minore». Da qui alla ricerca di cucine etniche – che come mi spiega Mattia sono molto più aperte ad un’alimentazione vegetariana o con proteine alternative (come i legumi) – il passo è stato breve. Non per niente il suo “nome d’arte” sui social, inizialmente, era «Climate Chef».

Oggi è semplicemente «Mattia’s Table» (perché, a sua detta, è un amatore e non un vero chef) e si impegna nella diffusione di ricette che possano far bene al corpo e all’ambiente. I suoi sono piatti «from the planet» quindi dal mondo, e «for the planet», per il pianeta. È ben consapevole che il suo singolo operato non potrà cambiare il mondo, ma crede nella forza dell’azione collettiva.

Cosa fa un food influencer ?

È una domanda che si fanno un po’ tutti. Me la faccio spesso anche io, anche se di professionisti come Mattia ne ho conosciuti alcuni. Intanto vi chiarisco una cosa: fare il content creator è un lavoro bello impegnativo. Molti pensano che basti postare un paio di stories al giorno, ma vi assicuro che non è così. Quello sui social media è un lavoro di strategia e pianificazione.

«Attualmente collaboro con un’agenzia e con alcuni portali online, come Giallo Zafferano e l’internazionale Taste Made». Seguendo una pianificazione settimanale, filma ricette tutti i giorni, tanto che definisce la cucina «il suo ufficio». Si parte con la preparazione, poi la mise en place e le diverse cotture. Si riprendono tutti i singoli passaggi e poi si passa all’editing, ovvero al montaggio. Mattia completa tutti questi step in autonomia. Pensate che per un contenuto video della durata di un minuto, finito e pubblicato, ci possono volere dalle 3 alle 5 ore di lavoro. Mica bruscolini.

Non tutte le ciambelle escono col buco

Una curiosità me la devo togliere. Con una community così ampia ci saranno sempre degli haters, chissà come li affronta. «All’inizio ci rimanevo male, poi ci fai l’abitudine e impari a conviverci».

Uno degli aspetti che mi ha sempre colpito di Mattia, riconfermato durante la nostra chiacchierata, è il suo essere genuino. «Non ho mai avuto la pressione di postare qualcosa che piacesse agli altri. Sono me stesso sui social come nella vita, non ho mai voluto snaturare la mia persona». Tanto che capita di pubblicare anche ricette venute meno bene, come una torta Pavlova che ha provato a cucinare qualche settimana fa. «Era la prima volta che provavo a cucinare una meringa e no, proprio non è uscita come doveva».

Credo sia proprio questo il segreto del suo successo: Mattia è uno di noi. Ogni tanto anche le sue ciambelle non escono col buco, come si suol dire. Non ha paura di sbagliare, non cerca la perfezione. Vuole solo divertirsi mangiando ogni giorno qualcosa di nuovo, meglio se plant-based, e ci mostra direttamente il risultato delle sue sperimentazioni. Questo il pubblico lo sa e lo apprezza.

Cosa c’è nel futuro di Mattia’s table

Gli chiedo se hai mai pensato a una carriera nella ristorazione. «Ho lavorato per alcuni mesi come aiuto cuoco a Maastricht e ho imparato le basi, ma il lavoro in brigata non fa per me». Mattia sogna un progetto più tranquillo, come un agriturismo con azienda agricola. Una realtà più vicina all’ambiente e alla sua filosofia di vita e di cucina. Chissà se un giorno potremo davvero sederci alla “tavola di Mattia”…

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