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Lo chiamavano «Cuor di Leone»: la boxe di Bruno Frattini al Museo delle Storie

Articolo. Il soprannome deriva dal suo carattere sfrontato, spavaldo e indomito: è la trascinante e insolita epopea del pugile di origini milanesi. In un volume e in una mostra curati da Jennifer Coffani e dedicati ai sei album fotografici custoditi nella «Raccolta Lucchetti» dell’Archivio Fotografico Sestini. La hall of fame della boxe degli anni Venti: con l’«Uomo Orchidea» e il «Toro selvaggio della Pampa»

Lettura 3 min.
Bruno Frattini (Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini)

«I l mondo in pugno. Viaggio nella boxe di Bruno Frattini 1921-1926» è la mostra promossa e organizzata da Comune di Bergamo, Museo delle storie e Siad Fondazione Sestini, ma è anche il quarto volume della collana che il Museo dedica alla fotografia storica (ed. Nomos).

Al Convento di San Francesco, oltre 70 fotografie si dividono in due sezioni. La prima traccia gli incontri più significativi del pugile, attivo come professionista dal 5 gennaio 1919 al 25 ottobre 1930, in cui si rincorrono, di data in data, i match vinti e persi contro boxeurs provenienti da tutto il mondo. La seconda sezione replica nella forma un vero e proprio ring, che accoglie i protagonisti della boxe negli anni Venti nei ritratti che Frattini colleziona durante i suoi viaggi, spesso accompagnati da dediche e autografi.

Settantanove incontri, 57 vittorie, 11 sconfitte, 9 pareggi: Frattini incontra tra Europa, Africa e Americhe i grandi della boxe internazionale: Erminio Spalla, Ted “Kid” Lewis, Luis Angel Firpo, Roland Todd, Mario Bosisio. Ma tra i 1527 scatti raccolti nei suoi album fotografici si ritrova anche la sua avventurosa passione per i viaggi: Francia, Marocco, Algeria, Stati Uniti, Egitto, Londra e il Transvaal, fino al Sud America. Con l’aiuto della curatrice Jennifer Coffani, abbiamo scelto 5 immagini dagli album raccolti da Frattini, per raccontare la hall of fame del pugilato anni Venti.

«Frattini, allenatissimo e veloce, ha quasi sempre imposto al tecnico avversario il suo gioco. Guardia impenetrabile, risposte secche e precise, scevre da inutili teatralità, ricerca dei corpo a corpo, attente schivate, correttezza: queste le principali caratteristiche di tale giuoco basato sulla calma e sulla velocità» (Corriere della Sera). Siamo agli albori del pugilato in Italia e al Palazzo dello Sport di Milano, Bruno Frattini, dopo un incontro durato 20 riprese, batte ai punti l’inarrestabile londinese Roland Todd, diventando il primo italiano a conquistare il titolo di campione europeo nella categoria dei pesi medi. In pochi anni la carriera di Frattini vola: «In Italia il pugilato è uno sport ancora giovane: la Federazione Pugilistica Italiana è fondata a Sanremo nel 1916, lo stesso anno in cui Frattini inizia a combattere come dilettante – spiega Coffani – Nel 1919 passa al professionismo e lo stesso anno viene nominato d’ufficio dalla Federazione campione italiano nella categoria dei pesi medi. Nel 1924, quando strappa a Todd il titolo europeo, Frattini è subito riconosciuto come un grande campione».

«Pur essendo uno sport nascente, il pugilato in Italia è uno sport molto seguito e per la sua spettacolarità gli incontri sono spesso ospitati nei teatri. Anche gli spalti del Palazzo dello Sport, appositamente costruito a Milano nel 1923 per ospitare eventi sportivi, evocano le gallerie di un teatro. In questo scatto Frattini siede a fianco del leggendario campione francese Georges Carpentier, soprannominato “l’Uomo Orchidea”. Centonove match, 88 vinti, di cui 56 per K.O., hanno reso Carpentier uno dei pugili più ammirati dell’epoca, probabilmente anche da Frattini. Il francese è stato l’unico pugile capace di combattere, da professionista, in otto categorie di peso, di vincere il campionato d’Europa in quattro di esse e di conquistare il titolo mondiale dei pesi mediomassimi nel 1920. Nella stessa immagine sono immortalati altri importanti personaggi della storia del pugilato, per lo meno italiana: Carlo Lomazzi, fondatore assieme a Goldsmith della Federazione Pugilistica Italiana, ed Erminio Spalla, il primo italiano a vincere nel 1923 il titolo europeo dei pesi massimi».

«Frattini e il colosso Spalla si stringono la mano. La storia di Spalla ricorda vagamente quella di Frattini: la conquista del titolo nazionale nel 1920, due successive sconfitte e la partenza per l’estero per fare esperienza – Londra, Australia, Messico e Stati Uniti – l’arrivo della nomina di campione d’Europa. Spalla abbandona l’attività pugilistica alla fine degli anni Venti e nei decenni successivi si dedica ad altri interessi: diventa un attore molto richiesto e in poco meno di 25 anni recita in una cinquantina di film; è un ottimo cantante lirico; pratica scultura e pittura; tenta la carriera di scrittore con la redazione di una commedia in vernacolo milanese; avvia una fattoria agricola. Diversi sono gli atleti ritratti negli album fotografici che a fine carriera sviluppano la passione per il cinema, da Georges Carpentier a Jack Dempsey a Frank Moran. Il binomio pugile-attore sarà sperimentato nei decenni anche da altri miti della boxe, tra cui Primo Carnera e Mike Tyson».

«Frattini compie numerosi viaggi, spesso a bordo dei grandi transatlantici. In più album ricorrono scatti che vedono il milanese allenarsi durante il viaggio e restituiscono la simpatia reciproca nata tra lui e il personale delle navi, soprattutto, di ritorno dal Nord America, con Amedeo Pinceti, il comandante del Conte Verde, la nave italiana che nel 1930 accompagnerà le formazioni europee di calcio a Montevideo, in Uruguay, per partecipare alla prima coppa del mondo. Pinceti non solo organizza tutto ciò che serve al boxeur italiano per continuare a praticare l’attività sportiva, ma si fa immortalare in una simulazione di lotta con Frattini con tanto di guantoni alle mani».

«Frattini raccoglie anche documentazione che riguarda altri pugili. Qui in particolare è in scena Luis Angel Firpo, conosciuto come “il Toro selvaggio della Pampa”, ricordato per aver combattuto l’incontro del secolo, seguito da 80000 spettatori: il 14 settembre 1923, al Polo Grounds di New York, l’argentino mette inaspettatamente in seria difficoltà il mitico “Massacratore di Manassa”, il campione del mondo Jack Dempsey, facendolo letteralmente volare fuori dal ring con un micidiale pugno che lascia ammutolito il pubblico. L’arbitro tentenna ad iniziare il conto alla rovescia, Dempsey si rialza, torna sul ring e vince il match».

La mostra «Il mondo in pugno. Viaggio nella boxe di Bruno Frattini 1921-1926» è visitabile fino all’11 settembre. Il 10 luglio, alle ore 16, la prima visita guidata alla mostra: prenotazioni a questo link.

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