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Carlo Sini, 5 parole sul silenzio

Intervista. Il filosofo presenterà “Il gioco della verità” il 29 aprile alle Fiera dei Librai. La nostra intervista senza domande

Lettura 6 min.

Come è difficile il gioco del silenzio. Lo è da bambini e ancor di più da adulti. Tanto difficile, ma tanto necessario che il filosofo Carlo Sini gli ha dedicato un libro, “Il gioco del silenzio”. Alla Fiera dei Librai lunedì 29 aprile alle 18.30 presenterà invece “Il gioco della verità. Semiotica ed ermeneutica. Volume 1 – Tomo 2” (Jaca Book).

“Non basta stare zitti. Bisogna ascoltare e ascoltarsi”, spiega Sini, che prima di essere professore emerito di filosofia teoretica all’Università di Milano, per lungo tempo è rimasto in ascolto e si è interrogato. Non sull’essere o il non essere. Ma sull’essere o non essere un pianista.

Così questo suo viaggio nei luoghi del silenzio si è popolato di musica. Di Debussy, della passione per i tasti neri e bianchi. Per la composizione e per gli spazi che permettono al suono di manifestarsi. Spazi di movimento e di libera scelta davanti alla propria vita quando gli dei tacciono. Spazi dove l’agire naturale è innato, come di un corpo – quello di un bambino – che sa quel che è giusto per sé senza alcun bisogno di parole. Spazi di relazione, dove è il silenzio a unire nel dialogo interiore e con l’altro. E ancora spazi di gioco, dove non c’è un fine o un tornaconto. Solo uno scoprirsi profondamente umani.

A Sini abbiamo sottoposto 5 parole legate al silenzio. E poi gli abbiamo chiesto di rispondere alla rubrica #1libro#1disco#1film#1viaggio.

Il silenzio di Dio e degli dei

Il silenzio di Dio è condizione e motivo di tutte le nostre considerazioni e decisioni circa la bontà dei principi, compreso il divino silenzio, nonché di tutti i nostri discorsi sul bene e sul male, la giustizia e l’ingiustizia, i premi e i castighi, l’al di là e l’al di qua, e così via. Il silenzio, insomma, è il prezzo per la nostra libertà.

È evidente che se ci fosse una presenza dell’assoluto, di un Dio come inteso nella religione monoteistica o come intendono quelle politeistiche dove il mondo è popolato da dei, questa presenza assoluta renderebbe impossibile a noi la libertà. Mi spiego. Se sto rubando del denaro e arrivano i carabinieri è chiaro che non son più libero di rubare, so che quello che faccio avrà una conseguenza, mi metteranno in prigione. Posso fare tutto, ma c’è una legge che ha potenza su di me, mi toglie ogni libertà.
Se la volontà di Dio è un carabiniere come faccio a scegliere? La sua presenza rende impossibile la mia libertà e la sua presenza è la condizione del limite. Ecco perché parlo del suo silenzio.

Il silenzio della ragione

Il silenzio dell’ignorante e dell’ignorato, il silenzio dell’animale, dell’infante, della nuvola, che sono quello che sono e sanno fare quello che fanno senza bisogno di parlarne.
La ragione è un grande aiuto per noi, una caratteristica che distingue l’uomo da tutti gli altri viventi. Ma può diventare un’ossessione. Nel suo Così parlo Zarathustra, Nietzsche afferma che il sapere soffoca. E invece che esaltare la saggezza la mortifica. Si deve comprendere che la ragione ha il suo limite ed è proprio questo. Se poi andiamo oltre la comprensione razionale, il grande tema che incontriamo è la comprensione dei corpi, che appartiene a tanta parte di questo pianeta vivente.

C’è quest’altra sapienza che è il corpo e non la mente a trasmetterci, un sapere silenzioso che non ha bisogno di parole per essere, quel sapere innato che permette la vita a un bambino, che già da piccolissimo semplicemente sa succhiare e nutrirsi. C’è così tanto che non riusciamo, né possiamo, definire a parole. La nostra vita è fatta di nuvole, pietre, legno e sangue.

Il silenzio del vuoto

La virtù prima del filosofo non è la parola, bensì l’ascolto, non è la ragione espressa, ma la domanda silenziosa. Non dobbiamo avere troppa fretta nel parlare. Imparare ad ascoltare è la prima premessa per parlare sensatamente. Abbiamo tutta questa ansia di dire questo mi piace o non mi piace. La prima cosa è stare zitti e ascoltare attentissimamente l’altro e ascoltare se stessi mentre si ascolta l’altro. Forse non è più di moda, ma è una regola che riguarda la condizione di tutti noi.

Ascoltare in silenzio è la base di una formazione reale. Per gli adulti è più difficile perché in qualche modo si sono formati e non vogliono riconoscere che formarsi è un lavoro che dura tutta la vita, si pensa di essere a posto come si è. Bisognerebbe invece sempre ricordare la nostra sostanziale e profondissima ignoranza e seguire il pensiero di Socrate: so di non sapere, sono consapevole che c’è molto di cui non sono a conoscenza.

Trovare spazi di ascolto oggi non è poi così semplice. Questa paura del vuoto sostanzialmente nasconde la nostra povertà dello spirito, la paura della morte e della sconfitta. Invece la morte è la condizione dell’uomo. Il suo essere finito è un bene profondo, la limitatezza dell’esistenza ci porta a dare valore alla nostra esperienza di vita. Quel vuoto che apre il silenzio e che circonda ogni vita dovrebbe essere un conforto e non un motivo di disperazione. Ma questo accade solo in una società che pone al centro la formazione. Non il successo, la vendita o il prodotto.

Il suono del silenzio

Il silenzio sta nel cuore della parola, non è il suo contorno. Il filosofo francese Merleau-Ponty parla dell’esistenza di “fili di silenzio nel tessuto del linguaggio”. Il silenzio valorizza la parola e pure la musica, che senza di esso non potrebbe essere. Come in musica, il silenzio rende possibile il movimento del discorso, così come quello del suono, quei piccoli stacchi muti lasciano spazio alla melodia di svolgersi.

(tace per qualche istante, ndr)

Per molto tempo non ho saputo cosa avrei fatto. Se il musicista o il filosofo. Ho studiato pianoforte, composizione e pensavo avrei dedicato la mia intera vita alla musica, poi non è stato così. Le cose hanno preso altre strade. Oggi i miei ascolti musicali accompagnano quello che faccio. Amo la musica classica, non frequento per nulla quella rock o popolare, ci sono entrato attraverso i dischi che avevano i miei genitori: Brahms, Schumann e Tchaikovsky.
Se anche chi legge volesse varcare la soglia della musica, comincerei entrando attraverso qualcosa di non troppo lontano, come Stravinskij e Debussy.

Il silenzio come gioco

La parola rompe il silenzio. Ma lo fa anche apparire. Nelle scuole si dice fare il gioco del silenzio. Ascoltiamolo per gioco, è un invito che faccio a chiunque me compreso. Per gioco è l’opposto di quello che accade ogni giorno. Nella vita “seria” si agisce avendo degli scopi, il gioco è per definizione libero, è fine a se stesso. Devo sospendere la serietà della vita e i suoi fini, devo sospendere la serietà della vita per dare spazio all’ascolto del silenzio.

Non ci può essere un dire che non sia accompagnato dal silenzio. Il silenzio stesso a suo modo è un dire, nel dialogo che noi siamo e che qualcosa lega chi parla e chi ascolta. I nostri silenzi sono eloquenti e quello che diciamo non è mai concluso, come dice Peirce: ogni cosa che dico produce effetti infiniti.

Il silenzio è risorsa quando lo sappiamo usare, il silenzio che è ascolto di sé e della propria anima è produttivo, il silenzio che è la constatazione dell’essere soli può portare anche alla disperazione.
Poi c’è il silenzio dell’attenzione, che ci permette di cogliere effettivamente il senso di quello che stiamo leggendo o ascoltando e rianimarlo. C’è il silenzio della meraviglia, dello stupore, dell’ammirazione infinita per la profondità dell’animo umano. Quello che provo leggendo le pagine di Hegel o ascoltando Bach.

Coerentemente con quanto detto fino ad ora, Sini ha accettato di partecipare al gioco che gli abbiamo proposto. La nostra rubrica #1libro#1film#1viaggio#1disco.

#1libro
“La via della montagna” di Francesco Tomatis
Un libro scritto da un amico che parla dell’esperienza metafisica di chi ama la montagna e del suo significato sublime. Non sono uno scalatore, ma mi piace molto andare in alto e ascoltare quel silenzio che solo lì trovo.

#1disco
La discografia di Arturo Benedetti Michelangeli
Per me è il più grande pianista mai esistito. Un interprete molto scrupoloso e personale. Gli effetti che lui produce sono unici. Posso solo invitarvi ad ascoltarlo.

#1film
“Gruppo di famiglia in un interno” di Luchino Visconti
Ne cito uno, ma in realtà amo tutti i suoi film. Visconti è capace di dimostrare un problema di vita contemporanea descrivendolo per immagini, come fosse quasi un saggio di filosofia. Il cinema nel senso culturale della parola, non inteso come solo svago, per me è proprio lui, con la sua capacità di raccontare le vicende tragiche e drammatiche della nostra storia.

#1viaggio
Messico
Quel paese racchiude un mondo antico, una cultura precedente e lontana per noi europei. Ci sono stato tempo fa per un convegno e ricordo quell’atmosfera di un mondo arcaico pagano, che si è trasfigurato nell’avvento dell’Europa Cristiana. Mi ha affascinato quel fondersi di paganesimo e cristianesimo che si ritrova nelle chiesette dei paesini che costellano quella terra e i contrasti del contemporaneo, che rendono il Messico molto complicato e travagliato: è un problema per la popolazione raggiungere un equilibrio di vita accettabile senza perdere il senso di una propria eredità profonda.

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