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“Usciamo dall’inverno demografico con pochi figli e pochi immigrati”: le prospettive future di Enrico Letta

Intervista. Se i sedicenni votassero in tutta Europa, allargando la platea di giovani in grado di compiere scelte coraggiose si potrebbe ristabilire un equilibrio fra generazioni. Oggi l’incontro per Molte fedi sotto lo stesso cielo, in streaming su Eppen

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Enrico Letta Riccardo Antimiani

Presidente del Consiglio tra il 2013 e il 2014, più volte ministro, professore universitario e direttore della Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi Sciences Po, Enrico Letta parlerà della sua idea di Europa durante l’incontro di Molte fedi sotto lo stesso cielo venerdì 2 ottobre.

Purtroppo oggi l’Europa non ha la consapevolezza del suo patrimonio di giovani – spiega Letta – La generazione che ha fatto l’Europa è quella che ha visto la guerra, mentre la generazione che è al potere oggi, la mia non ha né visto la guerra e nemmeno è cresciuta europea. Questo perché era giovane negli anni Settanta e Ottanta quando l’Europa dell’Erasmus, dell’abbattimento delle frontiere e della moneta unica non esisteva. La mia generazione che è al potere oggi è quella che tratta l’Europa in modo mercantile: ci vado, prendo quello che voglio, lascio quello che non voglio, senza l’anima e il cuore dei fondatori. Ma sono fiducioso nel passaggio alla prossima generazione, che è quella cresciuta europea e non nazionale, quella che sa quanto di positivo c’è nel vivere la dimensione europea. Fare in modo che questa parte di cittadini sia riconosciuta e valorizzata è una battaglia da fare sulla quale io scommetto”.

Per prendere coscienza di questo patrimonio, però, un primo passo coraggioso è dargli fiducia, come spiega Letta: “Dobbiamo valorizzare i giovani che sono una piccolissima minoranza della nostra società. Io sono per dare il voto ai 16enni perché è un modo per allargare leggermente questa piccola minoranza di ’panda’ che sono diventati i nostri giovani”. Una nicchia che è destinata a rimanere tale se non si compiono anche sforzi decisi e – ancora una volta coraggiosi – rispetto al calo demografico al quale ormai tutti i Paesi dell’eurozona stanno andando incontro.

Il tema è fondamentale: “L’inverno demografico è un dramma che ci fa capire cosa vuol dire vivere una società in cui non facciamo figli e allo stesso tempo non vogliamo gli immigrati. È evidente che così costruiamo una società fatta di capelli bianchi, tendenzialmente conservatrice, che non ha quella capacità di rischiare che appartiene normalmente ai giovani. Dobbiamo essere più coraggiosi nel dargli fiducia. È da sei anni che la mia vita è con i giovani e mi sento di fare questo appello”.

Eppure i giovani ci sono, ma non sono europei al 100%. Arrivano in questa terra promessa che ha bisogno di loro per continuare a lavorare, produrre e rinnovarsi: la sfida, anche secondo Letta, sta nell’integrarli e farli crescere europei: “Il paese principale e più competitivo in Europa ha fatto questa scelta. La Germania sapeva di avere una demografia ancora più bassa della nostra e ha fatto in modo che quei giovani che nascessero sul suo territorio da genitori non europei diventassero tedeschi ed europei. È quello che drammaticamente non vogliamo fare noi, per delle politiche e delle logiche assurde, che dobbiamo combattere perché presto ne avremo anche noi bisogno. Basti pensare che negli anni settanta nascevano 900 mila bambini all’anno e oggi ne nascono 400 mila. È un dato sufficiente per capire che c’è la necessità di impostare un discorso culturale largo e di smetterla con questo soffiare sulle paure delle persone”.

Quello che si appresta a vivere la vecchia Europa nei prossimi quattro anni, grazie al piano Next Generation EU e ai soldi – per la prima volta tantissimi – che mette a disposizione, è il vero piano e il più cospicuo investimento sul suo futuro. E questa volta, davvero, le cose possono cambiare secondo Letta: “Quello che c’è dentro il Next Generation EU è veramente importantissimo, rivoluzionario e toccherà la vita di ognuno. È avvenuto in tempi rapidi ed è veramente un grande passo avanti, io credo molto in questa logica e si andrà nella giusta direzione”.

Una direzione che porterà alla creazione anche di un welfare europeo, con la consapevolezza che il welfare corrisponde all’intero ciclo di vita delle persone, fin da quando nascono; una sfida che, si pensa, può essere affrontata anche tassando le grandi piattaforme web: “Questo è uno dei capitoli principali del Next Generation EU, la tassazione dei giganti hi-tech è una delle fonti di finanziamento e l’obiettivo è quello di far nascere l’Europa sociale e sì, è la strada giusta”.

Prospettive di aria nuova o good vibration, per usare un termine più cool, stanno realmente creando un’occasione. Ma i giovani, e tutti i cittadini comunitari, devono fare la loro parte. Se l’occasione c’è ed è reale non si può restare spettatori inermi, ecco perché gli organismi europei stanno lavorando a una Conferenza sul futuro dell’Europa che possa svolgersi secondo modalità di democrazia partecipativa.

Un dibattito pubblico aperto, inclusivo e trasparente” lo definisce il sito stesso dell’Unione europea e così ne parla Letta: “La democrazia fa fatica ovunque. L’altro giorno quando con il referendum in Italia si è arrivato al 50% di partecipazione al voto abbiamo assistito a una sorta di hola, quando la verità ci dice che il 50% delle persone si sono astenute. La nostra democrazia sta faticando, va lenta rispetto a un mondo che corre veloce. Perciò bisogna far di tutto per rigenerarla e uno degli strumenti possibili è in queste forme di democrazia deliberativa o partecipativa, una partecipazione dei cittadini tra un voto e l’altro. La Conferenza sul futuro dell’Europa a fine anno in parte sarà gestita con questo metodo. I cittadini potranno partecipare direttamente insieme ai leader, ai governi, ai diplomatici. È una grande occasione e invito tutti a farne parte perché non si può criticare l’Europa se non si partecipa alla sua vita”.

Sito Molte fedi sotto lo stesso cielo

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