93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Jay Gatsby e la sconfinata idealizzazione del desiderio a Fiato ai Libri

Articolo. Ripubblichiamo l’articolo su “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald per Fiato ai Libri. Lo spettacolo verrà trasmesso questa sera alle 21 su Bergamo Tv (canale 17)

Lettura 4 min.

La domanda più difficile che si possa porre ad un lettore accanito è quale sia il libro suo preferito. Qualcuno sostiene che siano i libri a sceglierci e non il contrario. Senza aggrapparci a fenomeni non dimostrabili, possiamo ammettere che quando scegliamo un libro è perché questo è in grado di risuonare nella nostra sfera individuale, concedendoci un ponte tra la nostra esperienza momentanea e la narrazione immaginifica basata sulla fantasia dell’autore, facendoci sentire in qualche modo meno soli nelle nostre posizioni. Così nasce un classico in grado di superare le epoche, ponendosi come sempre attuale. Ed è per questo che diventa un libro da non dimenticare sugli scaffali.

The Great Gatsby” è un romanzo scritto da Francis Scott Fitzgerald e pubblicato per la prima volta a New York il 10 aprile 1925: si tratta di una rappresentazione degli eccessi di sfarzo della cosiddetta “jazz age”, uno spaccato della società americana dai ruggenti anni Venti fino al crollo finanziario del 1929. Romanzo dal forte carattere autobiografico, riflette fedelmente una società apatica e materialista alla quale lo stesso Fitzgerald e la moglie Zelda Sayre Fitzgerald appartenevano, ed è così che, tra le pagine, ritroviamo il carattere dell’autore rimbalzare tra i due ruoli principali ed opposti: il narratore speranzoso Nick e il tormentato insoddisfatto Gatsby.

Il romanzo, che apre le porte della letteratura mondiale a Fitzgerald, è stato tradotto per la prima volta in Italia da Mondadori nel 1936 con il titolo “Gatsby il magnifico”. Successivamente nel 1950 Fernanda Pivano lo tradusse di nuovo, con il titolo che conosciamo. Nel 1926 il drammaturgo Owen Davis lo portò sul palco e nel 1999 John Harbison ne fece un’opera musicale. A consolidarlo come classico imperdibile sono anche le quattro versioni cinematografiche fin qui prodotte: la prima in muto e ormai perduta diretta da Herbert Brenon; quella successiva del 1949 di Elliott Nugent interpretata da Alan Ladd; poi nel 1974 con la regia di Jack Clayton e la sceneggiatura di Francis Ford Coppola, interpretata da Robert Redford e Mia Farrow; infine la quarta versione uscita in Italia nel 2013 diretta da Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire e Carey Mulligan.

Siamo a New York, nell’estate 1922. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, affitta una casa nella prestigiosa e trasgressiva zona di Long Island, rinominata West Egg, abitata da ricchi ed arricchiti dediti ai festeggiamenti e allo sfarzo. Proveniente dalla provincia, Nick si avvicina presto al misterioso milionario Jay Gatsby, che abita nell’adiacente villa assai vistosa, nella quale organizza ogni fine settimana dei festeggiamenti in grande stile. Ciononostante, i rinomati party di Mr. Gatsby, sono un velo a coprire la disperata solitudine che caratterizza il personaggio. Tra i due nasce una profonda ed onesta amicizia che si sviluppa via via sempre più sinceramente nel corso del racconto, fino a diventare l’unico elemento vividamente autentico e non corrotto della trama. Il rapporto si allaccia con la richiesta di Gatsby a Nick di incontrare la cugina di quest’ultimo, Daisy, con la quale aveva avuto una fugace e intensa relazione d’amore alcuni anni prima. Ma Daisy è sposata con Tom Buchanan, un ricco uomo d’affari rozzo, infedele e violento nei modi, il quale ha una relazione parallela con Myrtle, moglie di un meccanico dal ritratto provinciale e greve.

Lontanissimo dall’essere un romanzo d’amore a lieto fine, privo di romanticismi melensi, “Il grande Gatsby” affronta il tema dell’invalicabilità delle classi sociali, dove il valore assoluto è quello del denaro. Tema magistralmente calzato sull’incantevole Daisy, figura volubile, ma astutamente calcolatrice, disposta a considerare l’amore solo previo soddisfacimento dei propri beni.

Alcol e proibizionismo

“La verità è che Jay Gatsby di West Egg, Long Island, era scaturito da una concezione platonica di se stesso.”

Il romanzo è ambientato nel boom dei “Roarin’ Twenties” e del proibizionismo – il divieto di produrre, vendere e trasportare bevande alcoliche in vigore negli USA dal 1920 al 1933 e osteggiato da gran parte della popolazione – che ottenne soprattutto conseguenze negative: contrabbando, trasporto abusivo (bootlegging) e la produzione illegale di alcolici, distribuiti e consumati in locali clandestini (speakeasies).

L’alcol gioca un ruolo fondamentale nella trama, non solo perché la quota di illegalità rende i fastosi eventi di Gatsby ancor più esclusivi ed ambiti, ma anche nel modo in cui interferisce con i dialoghi e il carattere dei personaggi. Le parole si fanno spesso ovattate, gli scambi sembrano appesi ad un filo sottile tra instabilità e impulso annebbiati. Niente ne “Il grande Gatsby” sembra mai essere controllato dalla ragione, se non alcuni sguardi del narratore.

Idealizzazione amorosa

“Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata all’altezza dei suoi sogni – non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto.”

Il tema dei sentimenti nel romanzo si sviluppa principalmente nell’ossessione del protagonista Jay Gatsby per Daisy Buchanan: i due hanno avuto una relazione terminata cinque anni prima dell’inizio del racconto. Trasferitosi nella villa di fronte all’abitazione dell’amata, il protagonista passa le giornate fissando la luce verde al di là del molo, aggrappato al desiderio di riconquista.

Nonostante la narrazione romantica, quello che si evince è come la posta in gioco sia sempre al rialzo per Gatsby, che costruisce un’immagine di sé plasmata sull’altrui desiderio e completamente distante dall’uomo che Daisy aveva amato, pur di riaverla. Daisy, a sua volta, mantiene un comportamento coerente ma più complesso di quanto possa suggerire un primo approccio. In altre parole non è una mera arrivista – come Gatsby non è un pover’uomo pieno di soldi travolto dall’amore: entrambi rispecchiano il costume e la società in cui è inserita la vicenda.

Sogno americano

“Quando ti viene voglia di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”

“Il grande Gatsby” è un martello pneumatico sulle fondamenta del sogno americano. Fitzgerald ci racconta di una upper-class vuota e votata al denaro, cinicamente composta da ricchi aristocratici e nuovi ricchi opportunisti. E così la scelta narrativa vuole che Gatsby muoia solo, poco dopo la sua caduta in rovina, dimenticato dai rispettabili e facoltosi ospiti delle sue feste.

“Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare.”

Il passato e il presente si intrecciano magistralmente nelle scene di questo romanzo, breve nel numero di pagine, che ha reso Fitzgerald il narratore dei perduti, dei falliti, degli sconfitti. Dove l’eroe romantico Jay Gatsby si dichiara disposto a morire pur di realizzare il proprio sogno d’amore totalizzante ma comunque irrisolto.

In caso di maltempo l’evento si sposterà al chiuso, presso l’ex Chiesetta di Nigrignano. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito fiatoailibri.it.

Sito Fiato ai Libri