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«Letture di classici» 2023, un esercizio mentale che educa alla complessità del tempo presente

Articolo. Al centro della quinta edizione della rassegna promossa dall’Università degli Studi di Bergamo, la letteratura come «sempre», intesa come chiave di interpretazione della contemporaneità, oltre le applicazioni acritiche del politicamente corretto e le attualizzazioni forzate

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Aprirsi alla cittadinanza e farlo attraverso la lettura di alcune delle pagine più belle della letteratura mondiale. È il desiderio dell’Università degli Studi di Bergamo che, lo scorso 22 febbraio, grazie al Dipartimento di lingue, letterature e culture straniere, ha dato il via alla quinta edizione di «Letture di classici». Una rassegna coordinata dai professori Luca Bani e Paolo Barcella e dalle professoresse Cristina Cappelletti e Chiara Maddalena Migliori e finanziata nell’ambito del bando di Ateneo per iniziative di public engagement 2023.

«La prima edizione di “Letture di classici”, iniziativa di terza missione a opera del Dipartimento di lingue, viene inaugurata nel 2018 – racconta Luca Bani, professore di Letteratura italiana presso il Dipartimento di lingue dell’Università di Bergamo – Da allora, questa proposta è diventata un appuntamento abituale, salvo l’intervallo obbligatorio, nel 2020, causato dalla pandemia di Covid-19».

La letteratura come rete sociale

Una proposta che è, prima di tutto, una preziosa opportunità. «È un’occasione per presentare il nostro Dipartimento alla città – spiega Bani – portando la dimensione accademica al di fuori dello spazio usualmente occupato, affinché la comunità possa capire cosa si studi in università e come vengano trattati i vari argomenti. Del resto, quando cinque anni fa abbiamo cominciato a pensare come perseguire questo obiettivo, ci siamo detti che il metodo più semplice e accattivante sarebbe stato quello di introdurre i grandi classici della letteratura. Insomma, la lettura come buona scusa per mettere in risalto la nostra peculiarità e il lavoro che svolgiamo nelle singole discipline. A tal proposito, le letterature che tratteremo sono quelle europee (italiana, inglese, tedesca, francese, spagnola e russa) e quelle orientali (araba, cinese e giapponese). Fin dall’inizio, “Letture di classici” ha riscontrato un discreto successo intergenerazionale, generando un’importantissima rete fra il nostro Dipartimento e le realtà culturali della città. Penso, per esempio, all’Ateneo di scienze, lettere ed arti, alla biblioteca civica Angelo Mai e alla libreria Incrocio Quarenghi».

Dodici gli appuntamenti gratuiti (di cui tre già svoltisi) che permetteranno ai partecipanti, pure a distanza, di ascoltare i brani anche in lingua originale. «La presentazione dei testi trattati non sarà teorica – afferma Bani – ma indissolubilmente legata alla lettura. La nostra idea è infatti quella di concentrarci sulla scrittura del componimento perché crediamo che il pubblico non voglia subire una mera spiegazione dell’opera, bensì mirare a una vera e propria degustazione del libro. Anche per questo, i brani verranno letti sia in lingua originale (da un docente universitario) che in italiano, tramite la recitazione degli attori di Teatro Chapati, compagnia teatrale che collabora con noi da diverso tempo. Penso sia importante ricondurre un testo alla lingua originaria nella quale è stato scritto, anche perché, spesso, il nostro pubblico è composto da studenti e docenti delle superiori: può essere quindi funzionale e istruttivo».

Le novità della quinta edizione e un calendario denso di appuntamenti

Ma «Letture di classici», quest’anno, serba pure delle novità. «Le novità di questa edizione sono fondamentalmente due – dice Bani – Lo sviluppo e l’ampliamento della nostra rete (che interesserà la libreria Palomar, la biblioteca Gambirasio di Seriate, la biblioteca Rita Levi-Montalcini di Dalmine, la biblioteca Tiraboschi di Bergamo, l’istituto Oscar Romero di Albino, il liceo Falcone di Bergamo e la fondazione Serughetti La Porta) e l’inserimento, nel nostro calendario, di testi inerenti la medievistica e la storia come, ad esempio, “Il problema della guerra e le vie della pace” di Norberto Bobbio (mercoledì primo marzo) o “Beowulf” (giovedì 27 aprile)».

Un calendario ricco e molto interessante. Mercoledì 15 marzo, dalle 17 alle 18.30, presso la libreria Incrocio Quarenghi, Martina Caschera introdurrà il filosofo Zhuāngzǐ; giovedì 30 marzo, dalle 17 alle 18.30, presso la libreria Palomar, Pierantonio Frare parlerà di Manzoni e de «I promessi sposi»; martedì 18 aprile, dalle 20.30 alle 22, presso la biblioteca Montalcini di Dalmine, Martina Censi presenterà «Rituali di segni e metamorfosi» di Sa’d Allàh Wannùs; giovedì 20 aprile, dalle 17 alle 18.30, presso la libreria Palomar, Davide Checchi affronterà la «Chanson de Roland».

E ancora, giovedì 27 aprile, dalle 17.30 alle 19, alla biblioteca Tiraboschi Gabriele Cocco introdurrà il «Beowulf»; martedì 2 maggio, dalle 17 alle 18.30, presso la libreria Incrocio Quarenghi Marco Taddei si soffermerà su «Il signorino» di Natsume Sōseki; lunedì 8 maggio, dalle 14.30 alle 16, al liceo Falcone sarà la volta di Michela Gardini e del «Diario di un curato di campagna» di Georges Bernanos; venerdì 12 maggio, invece, dalle 17 alle 18.30 alla libreria Incrocio Quarenghi Ornella Discacciati parlerà di Lev Tolstoj e di «Anna Karenina», mentre martedì 16 maggio, dalle 14.30 alle 16, presso l’Isis Oscar Romero Anna De Biasio tratterà «Il giovane Holden» di Salinger.

Oltre l’aridità del politicamente corretto

I singoli brani sono stati scelti in base a tematiche ben precise che, autentiche chiavi di lettura volte all’analisi dei testi, non correranno comunque il rischio di inciampare nell’aridità del politicamente corretto o, per meglio dire, in una sua applicazione acritica e asettica. «Giudicare o, peggio, condannare un’opera attraverso uno sguardo contemporaneo è sbagliato – afferma Bani – significherebbe travisarla e snaturarla. Imparare a contestualizzare (socialmente, storicamente e culturalmente) l’origine di un testo è fondamentale, volerlo attualizzare a tutti i costi, sia in bene che in male, causerebbe la sua alterazione».

«A tal proposito, come non pensare a Manzoni? – continua – La sua visione del mondo femminile, per quanto moderna, non può non essere storicizzata. La stessa cosa vale per la “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso: la descrizione che il poeta compie della controparte musulmana è quella ad opera di un uomo che vive nella seconda metà del sedicesimo secolo, nel pieno dello scontro fra cristiani e ottomani. È normale, dunque, che Tasso presenti i musulmani in un certo modo, poiché è un uomo del suo tempo. Che senso ha, quindi, distorcere i testi, rimuovere quei termini che, secondo il politicamente corretto attuale, non vanno bene? Fare ciò vorrebbe dire creare un falso storico, impedendo ai lettori di comprendere appieno le idee e le convinzioni che circolavano in una determinata epoca e di carpirne la successiva evoluzione. Non siamo nati in un eterno tempo presente e i messaggi che potrebbero oggi risultare scomodi non devono essere considerati provocatori».

Un esercizio alla complessità del presente

Alla fine, quel che resta è solo la letteratura e il suo potere etico, catartico e rigenerativo. «Viviamo in un’epoca in cui il tempo a disposizione non basta mai – dice Bani – in cui siamo spesso bombardati da migliaia di suggestioni e sollecitazioni, non sempre positive. Attraverso la lettura dei classici della letteratura cerchiamo di offrire un momento di riposo, due orette per dedicarsi alla piacevolezza di un testo ma anche per esercitare la mente. Difatti, l’esegesi di un’opera letteraria è un esercizio complicato che però, alla fine, ci aiuta a interpretare la complessità della realtà che ci circonda. Anzi, educa ad attraversare questa stessa complessità e più si è bravi a comprendere fino in fondo un testo, più si ha la capacità di scardinare gli ostacoli del mondo che ci circonda. “Letture di classici” è uno spazio per ricrearci e rigenerarci perché, come dice Claudio Magris, la letteratura non ti salva la vita, ma ti aiuta a vivere».

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