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Come sta la musica a Bergamo #1: Francesco James Dini e Manlio Cangelli

Articolo. Dopo quella sul teatro, inizia un’inchiesta sulla scena musicale bergamasca. Cominciamo da due produttori di generazioni (e idee) differenti che toccano con mano gli aspetti positivi e negativi del nostro territorio

Lettura 4 min.

Musicisti di buon livello immersi in un panorama effervescente, ma ancora troppo provinciali e in difficoltà nel fare rete. È questo il ritratto della musica bergamasca disegnato da due generazioni differenti di produttori.
Da una parte Francesco James Dini, musicista e produttore, dall’altra Manlio Cangelli produttore e editore musicale che a Bergamo lavorano, creano musica e si confrontano con un mercato sempre più globale che vede nella nostra provincia potenzialità spesso non pienamente sfruttate.

Francesco James Dini (1901 Studio)

Il produttore è come uno chef che cucina un piatto, solo che il piatto in questo caso non lo mangi, lo ascolti” spiega Francesco Dini, per tutti il “James” di James and the Butcher, band electro-rock fra le più interessanti dell’underground italiano. “Fare il produttore è un mestiere affascinante e tosto: richiede gusto, analisi e aggiornamento costante”, linee guida che il musicista di Dalmine declina in modo concreto.

Per lui il gusto si forma dalla cultura musicale che spesso viene stimolata dal primo approccio ad uno strumento. “Nel mio caso le melodie e il sound anni ’90 hanno sicuramente caratterizzato il modo di comporre e di ascoltare ma non mi sono fermato a quegli anni, sono andato indietro (che bello andare indietro…) ed avanti” commenta, forte di un percorso di studi (la laurea in ingegneria del suono al Politecnico di Milano, poi il Conservatorio a Como e un master in musica per il cinema a Roma) dopo il quale ha scelto di tornare a Bergamo a suonare lavorare e produrre.

Perché Bergamo è bella” ammette ridendoci un po’ su. “Sei a pochi km da Milano, con meno stress e più possibilità di realizzare qualcosa di importante con i mezzi a disposizione”.
Il progetto in questione è quello del 1901 Studio, un nuovo spazio ad Alzano Lombardo a cui si sta dedicando anima e corpo con i soci Emanuele Spreafico, Davide Colombi e Niccolò Mosconi e che aprirà ufficialmente i battenti nella primavera 2020. Ufficialmente, perché James e soci nel frattempo continuano a lavorare a produzioni che abbracciano tantissimi mondi diversi: reggae, pop, musica cantautorale, progetti per dj internazionali accanto a brani di musica classica e opere di pianisti.

Da musicista trovo che fare il produttore sia un diverso modo di dare sfogo alla creatività musicale – racconta – Lavori con artisti che ti permettono di entrare nel loro modo di scrivere per poterlo valorizzare, anche quando hai a che fare con generi che non sono prettamente i tuoi”. Il nuovo 1901 avrà cinque sale prove, uno spazio eventi e show case, una sala studio, due regie e una sala prese, unita a uno spazio per video e co-working. La vera sfida del giovane produttore, infatti, è quella di dare vita a un luogo condiviso su più livelli, che comprenda professionisti come giovani artisti in cerca di una guida.

A Bergamo si vive un bel fermento, ma dovremmo imparare a essere più uniti, sia fra musicisti che come addetti ai lavori” afferma James, che sciorina esempi presi da Brescia e Milano su come vorrebbe trasformare il 1901 Studio. Ne esce il ritratto di uno spazio condiviso, dove si passa per un saluto o un evento e ci si ritrova a incidere suoni e voci nel disco di chi sta registrando in quel momento.

Ci sono anche tante idee provenienti dall’estero in questo progetto che sta nascendo in provincia di Bergamo, a cominciare da alcuni accorgimenti sui materiali, presi dalla Spagna e dagli Stati Uniti, così come nell’idea di dotare il tutto di una piattaforma IT per dare agli artisti un servizio 4.0 che metta in rete plugin, programmi e master class.
Alla base la consapevolezza di un mondo che insieme alla qualità del suono pretende l’istantaneità dei 30 secondi di un contenuto social. “Un po’ tutto quello che senti adesso viene consumato al volo, ma questo non significa che deve essere di scarso livello, anzi” ci dice lui, per il quale la qualità nei musicisti bergamaschi c’è e si sente.

Manlio Cangelli (MC Harmony Recording Studio)

Una percezione che ha anche Manlio Cangelli, musicista, produttore e editore del MC Harmony di Stezzano, studio professionale conosciuto ben oltre i confini lombardi. Per lui – che è partito a produrre musica nel 1983 – il mondo musicale si è ribaltato più volte dai tempi dei negozi di musica che trainavano tutto, passando per la nascita e l’esplosione prima della radio e poi dei Network come RTL 102.5, fino al mondo digitale guidato da iTunes che in un colpo solo ha mangiato i cd.

In questi anni per certi aspetti il mio lavoro è migliorato e per altri no” spiega ripercorrendo un filo musicale che attraversa buona parte della disco dance italiana e internazionale, così come del pop di casa nostra. “Oggi chiunque può entrare nel meccanismo della distribuzione e quel ruolo è ormai poco determinante. Ma chi vuole realizzare un brano o un disco di qualità ha ancora bisogno di un produttore con esperienza che non solo valorizzi il suo lavoro ma lo sappia anche consigliare” aggiungendo, a questo punto, un doveroso chiarimento: “Per noi della vecchia generazione il produttore è chi finanzia il prodotto, poco a che vedere con i producer di adesso, nomi noti del panorama nazionale, che sono per lo più arrangiatori. Si tratta di ruoli diversi”.

Manlio Cangelli rappresenta un pezzo della musica bergamasca: ha suonato con Riccardo Fogli, Pierangelo Bertoli, collaborato con Fausto Papetti e Ami Stewart, ha lavorato con Universal Music, RTI Music, Rai, Canale 5, Sky e La7, oltre ad aver scritto “Orient express” dei Wish Key che, ricorda, “quando è uscito ha venduto 26 mila copie il primo mese”.

Se lo si costringe a guardare il panorama locale ammette: “La cosa più strana, per me, è che le generazioni che avanzano sono un po’ autoreferenziali e si accontentano di ciò che esce dalle loro produzioni senza confrontarsi in maniera secca e cattiva con gli standard di mercato”. Autocritica dunque, ma non solo: “Il disco deve essere il punto di arrivo di un percorso artistico, non la scusa per andare a suonare nei locali e allo stesso tempo bisogna stare attenti a cosa si pubblica su YouTube perché la rete non dimentica e poi è difficile togliere prodotti di scarsa qualità”.

Manlio ha vissuto un periodo in cui i posti in cui fare musica erano tantissimi anche qui a Bergamo – e altissima era la richiesta di brani di buon livello che diventavano vere e proprie hit. Ora resta la consapevolezza che il più grande pregio del territorio è quello di avere musicisti di ottima qualità, aspetto testato con mano ogni giorno, ascoltando gli artisti che passano nel suo studio. Giovani a cui Cangelli si sente di dire: “Non accontentavi dei locali di Bergamo, noi siamo una realtà provinciale che gravita attorno a Milano, la musica va portata ben oltre questi confini, in Italia come in Europa”.

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