Ci sono tanti modi per aiutare la popolazione ucraina colpita duramente dalla guerra. C’è chi organizza raccolte fondi – come quella di Caritas, L’Eco di Bergamo e Fondazione comunità bergamasca – c’è chi mette a disposizione il proprio tempo e chi i propri dischi. Come hanno fatto tutti i musicisti bergamaschi che hanno deciso di partecipare all’operazione «Consonanze – Dischi per la pace», partita dal collettivo musicale Open Orchestra e allargatasi a tante realtà della nostra multiforme scena musicale, dal jazz al rock, passando per la classica e il cantautorato.
Non è la prima volta che Open Orchestra – un collettivo «aperto» di musicisti, ma anche di ballerini e attori, tutti bergamaschi – si impegna in concerti e pubblicazioni di beneficenza, basti ricordare il sostegno all’ong Mediterranea per l’emergenza profughi. Questa volta l’operazione è particolare: da qualche giorno Open Orchestra sta chiedendo a musicisti bergamaschi di mettere a disposizione un loro disco (in cd o vinile) da acquistare attraverso un crowdfunding su Eppela e da ritirare presso il Bikefellas di via Giuseppe Gaudenzi a Bergamo dal 1 aprile in poi.
«Come Open Orchestra – racconta Marco Parimbelli, sax contralto, ideatore e compositore dell’Orchestra con Luca Brembilla – oltre a Mediterranea, abbiamo sostenuto una raccolta fondi per l’Ospedale Papa Giovanni XXIII durante la prima ondata della pandemia e una tramite Pangea per le donne afghane. In questa occasione vogliamo esprimere la nostra vicinanza alla popolazione ucraina duramente colpita dalla guerra». Ma la loro è un’iniziativa che ha un significato che va oltre la solidarietà: «Lo scopo è di sacralizzare un tempo per il dono. Gli artisti coinvolti, di fatto, donano più di un’ora di performance: scelgono di donare le proprie capacità e la propria esperienza per portare un lume dove incombe il buio. In altre parole, confidando nel potere trasformativo delle piccole azioni, scelgono di agire per una causa comune. Citando Tabucchi è l’eroismo dell’uomo della strada, ma che in fondo rappresenta solamente il nostro dovere».
All’appello hanno risposto in tanti e ad oggi il catalogo contiene una quarantina di pubblicazioni: da Alberto Braida e Giancarlo Nino Locatelli sino ai Verbal, passando per Andrea Arnoldi e il peso del corpo, Bancale, Beatrice Arrigoni 4tet, Claudia Buzzetti & The Hootenanny, Dudù Kouaté, Emanuele Maniscalco, Fletcher, Funky Lemonade, Joo, Le capre a sonagli, Marco Gotti Octet, Marco Pasinetti Trio, Pulsar Ensemble, Rayuela, RichApes, Roger Rota, SERP, Sonars, Tino Tracanna, Verdena e Vanarin, solo per citarne alcuni. Le donazioni sono ancora aperte (basta scrivere all’indirizzo [email protected]).
Come contribuire
Per avere uno o più dischi del catalogo «Consonanze – Dischi per la pace» basta fare una donazione base di 15 € (e avere così un disco a scelta), 30 € (due dischi), 45 € (tre dischi) e così via sino alla cifra di 500 € per avere tutti e quaranta i dischi del catalogo. Il progetto è sostenuto da alcune dinamiche realtà culturali del territorio quali Bergamo Film Meeting, Ink Club, Young ‘n Town, Bikefellas, WeInsist! Records, Easy Finger Records, Spazio Cento4 e Il Club.
Resistere alla “deumanizzazione”
Ma com’è nata Open Orchestra? «L’iniziativa è nata nell’estate del 2018 e la suggestione è stata letteraria: avevo appena terminato di leggere “Sostiene Pereira” di Tabucchi. I media trasmettevano notizie circa la traversata mediterranea di uomini e donne in fuga da conflitti e alla ricerca di approdi sicuri per vivere un’esistenza tranquilla». Da qui una chiacchierata con Luca Brembilla «per discutere di musica, ci siamo incontrati in un parco. Sapevo dei suoi trascorsi all’estero nello studio di linguaggi musicali inerenti all’improvvisazione non idiomatica e alla musica contemporanea, era il percorso a cui ero interessato. Parlando, ci siamo soffermati a riflettere sul ruolo che vorremmo assumessero musica ed arte nelle nostre vite e più in generale nei contesti sociali in cui viviamo». Ed ecco che torna in gioco Tabucchi: «Abbiamo pensato a come poter essere d’aiuto e Pereira è stato d’ispirazione: indipendentemente dalle proprie capacità, professioni e propensioni, ciascuno di noi può resistere alla “deumanizzazione” e scegliere di svolgere un ruolo attivo».
Chi bazzica nell’ambiente musicale bergamasco probabilmente conosce il trombettista Graziano Gatti Quadri: «In principio ci siamo incontrati con lui per un laboratorio di improvvisazione, poi abbiamo pensato di invitare amici e amiche musicisti, registi e performers per un evento di raccolta fondi a favore di Mediterranea». Insomma l’Orchestra si allarga: «Ci siamo interrogati su come poter coinvolgere i musicisti che conoscevamo, tutti appartenenti a tradizioni musicali differenti. L’idea è stata di adottare un idioma musicale di confine, una mescolanza fluida di esperienze e possibilità espressive. La risposta degli artisti coinvolti è stata sbalorditiva e generosa e non è stato necessario fornire troppe spiegazioni».
Così arriva la prima esibizione di Open Orchestra: «Abbiamo quindi lavorato sulle partiture della prima esibizione collettiva natalizia del 2018: “Carol of the Bells” (“Sčědryk” in ucraino, ossia “Serata di abbondanza”) di Leontovič filtrato attraverso le microvariazioni ostinate di Terry Riley per “Mediterranea Comfort Concert: In C(hristmas)”. L’esecuzione è durata più di tre ore, una prova di endurance al termine della quale eravamo stanchi ma appagati: il pubblico ha risposto con donazioni che ci hanno consentito di devolvere l’intero ricavato alla nostra causa». Nasce così il doppio intento di Open Orchestra: artistico e solidale. Sino ad oggi con «Consonanze – Dischi per la pace».