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#cult: JOO, il nuovo inizio di Giulia Spallino

Articolo. Credo in quello che le persone fanno, nell’amore che esprimono”. Abbiamo intervistato la cantante e songwriter bergamasca in vista del release party dell’ep “Day One”, prima uscita con il nuovo moniker. Il 22 febbraio all’Ink Club di Bergamo

Lettura 3 min.
(foto Martina Oberti)

L’appuntamento è per sabato 22 febbraio all’Ink Club di via Carducci a Bergamo per il release party di JOO (in apertura i Sonars). Giulia Spallino, già attiva in passato tramite un paio di ep firmati con il suo nome di battesimo, torna a macinare musica con un nuovo progetto e un nome inedito, presentati prima da un singolo, “Devotion”, e poi dall’ep “Day One” in uscita domani.
Le coordinate stilistiche sono quelle cui ci aveva abituati: voce soul e r&b, bianca ma pregna di influenze black, spalmata su beat che si aggirano per lo più dalle parti di quel trip hop anni Novanta che infesta(va) le nebbie di Bristol.

Abbiamo raggiunto Giulia per una chiacchierata insieme che ci aiutasse a capire meglio la direzione intrapresa e cosa aspettarci da questo lavoro: “JOO rappresenta un nuovo inizio. Avevo bisogno di fermarmi e ripartire da zero, ‘ripulire’ il mio nome e dare un’identità precisa a quella che è Giulia nella musica. Avevo fatto talmente tante cose che non capivo più dov’ero e cosa volevo essere veramente”.

Il punto di svolta è stato un incontro “abbastanza casuale con Federico Laini (produttore dell’ep, ndr), che mi ha aiutato ad avere nuova forza, a canalizzare meglio le mie energie e a non sprecarle. Un giorno mi disse ‘Possiamo fare quello che vogliamo’. Aveva completamente ragione. E così ho deciso di fare, su tutti i fronti. Anche la collaborazione con Martina Oberti è stata essenziale: lei è l’art director di JOO. Lavorare sulle immagini, sui colori, sulle fotografie…non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto!”.

Musicalmente, nonostante una continuità macroscopica con quanto già fatto in precedenza, Giulia ha potuto muoversi più liberamente, spaziando e raccontando tutto il suo mondo di riferimenti: “Questo ep, rispetto ai precedenti, è molto più libero: non si incasella facilmente in un genere ma si muove, fluido, tra tutto ciò che mi ha influenzato negli anni”.

Anche il metodo di scrittura e lavorazione dei brani ha rappresentato un fondamentale elemento di novità e cambiamento, incidendo sul risultato finale: “dopo un primo periodo di esperimenti e di avvicinamento, abbiamo deciso di trattare i brani prima in acustico, piano e voce, io e Simone Chiarolini, per farli girare, conoscerli, strutturarli, e solo in un secondo momento portarli in studio e passarli sotto la macchina della produzione vera e propria di Federico. Il risultato rispecchiava la nostra volontà: rendere al meglio la sincerità delle canzoni e soprattutto della voce, nonostante la lavorazione sonora”.

Oltre alla primigenia veste acustica dei brani, le grosse novità di questo percorso come JOO sono da ricercare anche in un impianto concettuale e visivo decisamente più importante. Una ricchezza (e potenza) di immaginario respirabile anche e soprattutto dal video del primo singolo estratto “Devotion”, potente connubio di sacro e profano, auto-flagellazione ed ascesi. È un excursus di immagini religiose e riferimenti alla storia dell’arte, da San Sebastiano a Sant’Apollonia, da Maria Maddalena a San Francesco, il tutto avvolto in un’atmosfera caravaggesca e un gusto iperrealista.

Il concept di ’Devotion’ nasce da un’idea dei ragazzi di No Elevator Studio e da una fine ricerca artistica. Si è voluto creare una forte contrapposizione tra la figura pura dei santi e l’oscurità richiamata dalla canzone. La violenza e la delicatezza devono convivere, è necessario ed è così, se ci pensi. Vita/morte, delicatezza/violenza, sorrisi/lacrime. È un equilibrio crudele ma necessario. È un modo per ricordarci che in qualche modo siamo tutti dei santi a sopravvivere a questa vita. Non sono una credente, non credo in Dio, ma credo in quello che le persone fanno, nell’amore che esprimono”.

Nel corso delle registrazioni del disco tra le orecchie di Giulia sono passati diversi ascolti, che sono però in qualche modo rimasti un po’ “fuori” dal disco finito: “ho ascoltato diversi album ma nessuno ha veramente influenzato l’ep. Sono passata da Bishopp Briggs a Jorjia Smith, da Kaytranada alle Oshun, dal live album di Beyoncé a Ella Fitzgerald… possiamo dire che c’è tutto e niente di tutto questo!”.

Fatte queste premesse il live di sabato si promette entusiasmante: “verrò accompagnata da Edoardo Fumagalli (Durty Geeks, Sabotage) e Andrea Greco: sarà tutto molto lo-fi, con scratch molto eleganti e qualche richiamo al trip hop anni Novanta. Per la presentazione di sabato 22 porterò anche due ospiti: la prima è Carolina Pasinetti, con cui ho formato le Bag Ladies, duo hip hop; il secondo è il Signor K che oltre ad essere uno dei capisaldi dell’hip hop bergamasco, è la prima collaborazione (in italiano!) di JOO!”.

E per quanto riguarda il futuro? Si intravvede un album “lungo” all’orizzonte? “È nei miei obiettivi farlo uscire. Non so ancora quando né come né con chi… Ma arriverà prima o poi!”.
Prima di salutarci abbiamo sottoposto a Giulia la nostra rubrica #cult, chiedendole il suo libro, disco, film e viaggio della vita:

#1libro
“Post Pink” di AA.VV.
Un’antologia di fumetto femminista. Mi sto avvicinando tanto alle graphic novel e a tutto il mondo dell’illustrazione in generale, oltre che avere molto a cuore il femminismo e all’attivismo che ci ruota attorno. L’illustrazione ha un potere descrittivo molto forte, e me ne sto innamorando (Giulia fa parte de Le Solite al Solito, vedi intervista).

#1disco
“Grey Area” di Little Simz
Oltre al super classico “The Miseducation of Lauryn Hill” (che non posso non citare, anche se le persone più vicine a me mi malediranno per questa risposta ahah), l’ultimo album che mi ha veramente colpito è quello di Little Simz. Forte, potente, femminile, elegante.

#1film
“Pose” di Ryan Murphy, Brad Falchuk e Steven Canals
Direi una serie tv, “Pose”. Esprimersi senza preoccupazioni, seguendo solo il proprio estro, creandosi una famiglia, in mezzo a tutto questo caos.

#1viaggio
In viaggio col Volkswagen
Chilometri macinati su un furgoncino dell’88, bianco e arancione, senza aria condizionata ma con un senso di libertà impagabile.

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