93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

Dieci canzoni italiane per Natale pubblicate negli ultimi vent’anni

Guida. Da Andrea Chimenti ai Legno, passando per De Gregori, Morgan, Elio e le storie tese e tanti altri. Da affiancare ai classici, per un Natale secondo la tradizione ma anche un po’ differente. La nostra playlist per le feste. In ascolto su Youtube e Spotify

Lettura 5 min.

Arriva Natale, con i suoi classici, sacri e profani (“Tu scendi dalle stelle”, “Astro del Ciel” “Jingle Bells”, “We Wish You a Merry Christmas”) e i suoi tormentoni (da qualche anno non c’è Natale senza Michael Bublè). Sul Natale hanno scritto John Lennon e Yoko Ono (“Happy Xmas (War is over)”), gli Wham! (“Last Christmas”), Stevie Wonder (“Someday at Christmas”), ovviamente Mariah Carey (il classico “Santa Claus is coming to town” o “All I Want for Christmas”, tra i singoli più venduti di sempre) e tanti altri – personalmente tifo per “Fairytale of New York” dei Pogues.

Tutti brani che conoscete bene, e che amate o respingete per saturazione. Noi per questo Natale vi proponiamo invece una playlist di 10 canzoni italiane legate al Natale pubblicate negli ultimi vent’anni, perché forse accanto alle canzoni che rispuntano ogni anno volete scoprire qualcosa di nuovo, diverso e magari non meno bello.

Natale è amore, gioia, speranza, pace. Ma è anche poesia contro il dolore, preghiera per chi si è perso, e poi ironia, nostalgia, ricordo, sofferenza per chi non c’è più. Perché in fondo fra regali, alberi e cenoni, anche a Natale siamo donne e uomini che sorridono e piangono, sperano e si disilludono. Esseri umani che volgono gli occhi al cielo, alla terra, o si guardano dentro. Consumismo o no. Rinascere, o fare i conti con sé stessi: anche a questo servono le canzoni. Buon Natale.

Andrea Chimenti – Natale

Nel 2001 il cantautore fiorentino Andrea Chimenti musicò alcune poesie di Giuseppe Ungaretti, fra cui la splendida “Natale”, da “Allegria di Naufragi”, che il poeta scrisse per il Natale del 1916 a Napoli durante una licenza dal fronte del Carso. Poche note di pianoforte, la voce calda di Chimenti e le parole di Ungaretti che raccontano cosa può essere un Natale temporaneamente lontano dal conflitto: “Non ho voglia / di tuffarmi / in un gomitolo / di strade // Ho tanta / stanchezza / sulle spalle // Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata // Qui / non si sente / altro / che il caldo buono // Sto / con le quattro / capriole / di fumo / del focolare”.
(da “Il porto sepolto”, 2001)

Francesco De Gregori – Natale di seconda mano

Delle dieci canzoni di questa playlist forse questo “Natale di seconda mano” di De Gregori potrebbe essere considerata a suo modo una preghiera. La preghiera di un uomo perso, che chiede aiuto per trovare la rotta, per trovare un “Natale”, una (ri)nascita (civile? Esistenziale?), seppur di seconda mano. “Sior capitano aiutaci a attraversare / questo mare contro mano / sior capitano, da destra o da sinistra non veniamo / e questa notte non abbiamo / governo e parlamento non abbiamo e ragione / ragione o sentimento non conosciamo / e quando capita ci arrangiamo / e ci arrangiamo / con documenti di seconda mano”. Al pianoforte Nicola Piovani e un fondale di archi taglienti in contrasto: una delle canzoni più belle del Principe da uno dei suoi dischi migliori degli ultimi vent’anni.
(da “Amore nel pomeriggio”, 2001)

Morgan – Canzone per Natale

A chiudere quello che ad oggi è il più bel disco di Marco Castoldi, un quadretto di suoni luccicanti per creare un’atmosfera magica a contrasto con immagini tetre, il consumismo di un centro commerciale, “alberi che puntualmente / giorno dopo giorno, vengono a mancare”, e il sogno di un amore che va oltre tutto (“E anche se non fosse stato Natale / t’avrei amata uguale”). Vaghi afflati sinfonici, echi di Bindi ed Endrigo: un piccolo gioiello triste-fatato da mettere sotto l’albero.
(da “Canzoni dell’appartamento”, 2003)

Elio e le storie tese – Natale allo zenzero

Lo zenzero, nome scientifico Zingiber officinale, è una pianta erbacea asiatica il cui frutto, molto simile a un tubero, ha preso piede nella nostra cucina negli ultimi anni. Tanto che sembra che con lo zenzero si possa fare di tutto (biscotti, torte, infusi etc.), usandolo anche come digestivo. Lo zenzero è così diffuso che, dicono in questa canzone ironica gli Elio e le storie tese, è utile come “eupeptico” (“Per cui dopo il cenone di Natale diciamoci l’un l’altro ‘eupepsia’”) e ha invaso anche il Natale, il presepe, gli auguri, i regali, le vacanze, addirittura Gesù Bambino. Ovviamente tutti allo zenzero.
(dal disco “Baffo Natale Compilation”, 2008)

Brunori SAS – La vigilia di Natale

Il Natale inizia alla Vigilia, per Brunori SAS, con l’“ennesima portata dell’ennesimo cenone / le farfalle col salmone, lo spumante e il panettone / e i ragazzi improfumati in attesa del veglione”. Un piano-voce con finale in crescendo che testimonia tutta la capacità del cantautore calabrese di cogliere l’emotività di una normale situazione in cui voglia di fuggire, nostalgia per la gioventù e piccole banalità si mescolano malinconicamente in una ballata che rimane in testa al primo ascolto. Per qualcuno Dario Brunori è il “De Gregori dei poveri”, in realtà è una delle penne più capaci di cogliere il sentimento (disilluso ma mai del tutto arreso) del nostro presente: “Quest’anno a Natale volevo morire / poi ho visto l’orario e sono andato a dormire / ho spento la luce e la stella cometa / ‘Finite le feste mi metterò a dieta’”.
(da “Vol. 3 - Il cammino di Santiago in taxi”, 2014)

Sinfonico Honolulu – Natale

Un ensemble di soli ukulele, dall’impronta decisamente hawaiana. Del resto chi a Natale non vorrebbe farsi un bel viaggio rilassante alle Hawaii? Il Sinfonico Honolulu ci porta per qualche minuto dinanzi all’Oceano Pacifico al tramonto, con una canzone lieve, dolceamara, che si appoggia sul trotterellare dell’ukulele fra bassi profondissimi, suoni fantasmatici e un contagiante “papa-pa-pa”.
(dal disco “Il sorpasso”, 2015)

Spartiti – Babbo Natale

Max Collini (Offlaga Disco Pax) e Jukka Reverberi (Giardini di Mirò) sono gli Spartiti, un duo musical-letterario che unisce la narrazione a cadenza emiliana del primo e le alchimie sonore del secondo. Qui le parole di un bellissimo racconto di Simone Lenzi dei Virginiana Miller vengono immerse in suoni fantasmatici, vagamente ritmici. Il disincanto per la scoperta che Babbo Natale non esiste ma sono mamma e papà (che “facevano tanti sacrifici per comprargli il Sega Master System”) da parte di un bambino, nome Filippo, si mescola alla nostalgia e alla disillusione tipicamente rossa per la fine del Partito Comunista Italiano. Al di là delle ideologie, un racconto sulla perdita dell’innocenza e lo sradicamento.
(da “Austerità”, 2016)

Tiziano Ferro – Casa a Natale

A tutti forse è capitato di passare un Natale a fare i conti con una mancanza: di un amico, di un amore, di una persona cara che non c’è più. Qui Tiziano Ferro canta, in una canzone d’amore vibrante come spesso sono le sue, una mancanza che trafigge, qualcuno che “vorrei a casa a Natale”. Il pianoforte a dettare la melodia e il silenzio, la voce che soffre e volteggia. Un brano per sentirsi meno soli, quando un barlume di assenza emerge fra le luci e le gioie del 25 dicembre, e diventa magari l’occasione per una riflessione su di sé.
(da “Accetto Miracoli”, 2019)

Francesco Guccini – Natale a Pavana

Com’è noto, da qualche anno il cantautore modenese non scrive più canzoni, non fa più concerti, ma pubblica libri (romanzi gialli insieme a Loriano Macchiavelli o titoli di altro tipo) con una capacità affabulatoria sempre gustosa e a tratti sorprendente, esaudendo un desiderio, quello di fare lo scrittore, che il nostro covava da tanti anni. Per la precisione fin dal 1989 quando ancora cantava ed esordì con “Cròniche epafàniche”, piccolo capolavoro narrativo incentrato sulla sua Pàvana, paese dell’Appennino tosco-emiliano dove oggi vive. “Natale a Pavana” è una sorta di spin-off di quel libro: racconta, in dialetto pavanese (assolutamente comprensibile anche ai non indigeni), quando da piccolo Guccini lasciava Modena per tornare con la famiglia proprio a Pàvana, dove abitavano i parenti (“E giò dal treno, zia Rina la c’aspetava / L’era andada comprare l’anguilla dla vigília / Zia Rina la disgeva: / ‘Via, via, ch’l’è belle buíio!’”) e dove, già allora, Francesco sentiva che “L’era, l’era ca’ mia / I ero torna’ a ca’ mia / Al me fiumme, ai mée monti, al mé mondo / E Modna, e la só torre, l’eran armaste un soggno / Soltanto un brutto soggno, che al Limentra / Con la piéna d’inverno / A l’portava via”. Il fiume Limentra, il ricordo, un susseguirsi di parole terragne cantate da una voce ancora potente ed espressiva. L’ultima canzone pubblicata da Francesco Guccini, unico inedito di un disco-tributo a lui stesso da parte di tanti nomi della musica italiana, è semplicemente un grande capolavoro.
(da “Note di viaggio – Capitolo 1: Venite avanti…”, 2019)

Legno – La canzone di Natale

Quando si parla di Natale, anche dei “bischeri” come i toscani Legno si affidano a una ballad da manuale, super classica e ruffiana quel che tanto basta. Strofe emozionali (“Hai presente quando nevica? / Quando fa freddo e siamo sempre così / A guardarci negli occhi, manca poco a Natale / A Bologna è sotto zero, amore copriti”), un pizzico di disincanto ironico (“Fammi un altro regalo, quello dell’anno scorso / era troppo troppo serio, amore scusami”) e il pianoforte a imbastire un ordito di note sentimentali: il tutto per lanciare un ritornello da cantare a squarciagola. Anche l’it-pop ha le sue perle.
(da “Un altro album”, 2020)

Approfondimenti