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Il film-concerto de Le Capre a Sonagli è la quintessenza della fisicità di un live

Intervista. Tanti ospiti, come Luca Ferrari dei Verdena, Edda e Paletta dei Punkreas, per il videoracconto del concerto speciale che la band bergamasca ha tenuto al Serraglio di Milano lo scorso 26 ottobre. Stasera sul canale della band

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Questa sera (giovedì 14 maggio) alle 21 Le Capre a Sonagli trasmetteranno dalla loro pagina Facebook un film-concerto registrato lo scorso 26 ottobre al Serraglio di Milano. Un live speciale con tanti amici ospiti sul palco: Luca Ferrari (Verdena, Animatronic, Dunk), Daniel Plentz (Selton), Federico Dragogna (I Ministri), Edda, Paletta (Punkreas) e The Andre come ospite virtuale. Le Capre sono ferme dallo scorso 21 febbraio, quando suonarono a Torino. Proprio da questa data partiamo per farci raccontare come hanno vissuto queste settimane di lockdown.

LB: L’ultimo concerto che avete fatto è stato il 21 febbraio all’OffTopic di Torino. Che ricordo avete?

Matteo: Arrivammo alla data di Torino molto motivati e speranzosi di fare una bella serata, partecipata e divertente. Infatti oltre ad essere a Torino, una piazza molto importante, il promoter della serata era il nostro amico e collaboratore Daniele Citriniti, a cui siamo debitori per la sua sincera passione ed encomiabile ospitalità, dunque ci sentivamo in dovere di spaccare tutto (metaforicamente parlando). Era la prima volta per noi all’OffTopic e il locale era veramente bello, una sala capiente con un bel palco, una zona bar ed un bel cortile. In questi casi si è motivati ancora di più ma sale anche la tensione perché se si fosse verificata una serata poco affluente in un locale del genere sarebbe stata una pugnalata al cuore. Gli zYp sono gli apripista, band locale e giovane, ed il locale inizia a riempirsi. Arriva velocemente il nostro momento e finalmente il locale è pieno ma tutto riverso all’esterno, nel cortile.

LB: Quindi?

Beppe: Matteo decide di chiamare a raccolta il pubblico con una pittoresca urlata in spagnolo e la cosa funziona, la sala si riempie velocemente, il concerto è iniziato. La serata è un successo, il pubblico reagisce alla grande ed il locale è gremito anche per il dj set, dunque le Capre si concedono qualche minuto in pista prima di partire in tutta fretta visto che Stefano avrebbe dovuto lavorare la mattina presto, due ore di nanna e operativo al lavoro.

LB: Poi sono arrivate tante settimane di lockdown. Come le avete vissute?

Beppe: Sono riuscito a lavorare in smart working e a riorganizzare completamente la mia routine per gestire in modo equilibrato lavoro e tempo libero. Lo stato d’animo cambiava di giorno in giorno, influenzato da tutte le notizie che leggevo sui giornali e che ricevevo circa lo stato di salute e lavorativo di parenti, amici e persone care.

Gippo: Personalmente ho vissuto questi mesi “sull’attenti” fin dall’inizio. Ricordo a tavola, quella sera dell’ultimo nostro concerto a Torino, già si parlava del primo caso di covid riscontrato in Italia (era il 21 febbraio) ma lo si faceva con quel naturale distaccamento del “non capiterà proprio a me”. Due giorni dopo (domenica 23) l’allarme ad Alzano Lombardo, il virus che sembrava avvicinarsi tra smentite di convenienza e paura di generare panico e allarmismo. Sarà che sono prudente di natura (forse anche eccessivamente) ma il mio pragmatismo mi suggeriva di fare molta attenzione, era meglio un “falso allarme”, “una prudenza di troppo” che un danno alla salute pubblica.

LB: Gippo, ad un certo punto hai iniziato ad esternare i tuoi sentimenti e pensieri sulla situazione…

Gippo: Il tema era molto delicato, scontri tra virologhi, sindaci che cambiavano posizione da un giorno all’altro, molte domande e poche risposte... risultato: mi sono chiuso nel mio guscio e ho iniziato in modo assiduo a postare su FB questo mio sentimento, questa mia posizione, anche sbraitando. A tal proposito ricordo il mio primo post a riguardo datato 25 febbraio alle 4 di notte con incipit di “state a casa” divenuto qualche settimana dopo (ahimè) spot nazionale. Le settimane successive le ho vissute nella paura, il virus era entrato anche nella mia famiglia. Non so come ci si possa sentire in una guerra, ma sicuramente il senso di abbandono e il dover salvarsi la pelle in qualsiasi modo, aprono quel tipo di scenario. Ho lottato (assieme a mio fratello) per avere un’ambulanza per mio padre, per avere una bombola di ossigeno per mia zia, in un contesto dove conoscenti morivano a destra e sinistra e con a casa Nena (mia moglie) in dolce attesa.

LB: Una situazione parecchio difficile, mi dispiace.

Gippo: È stata dura, ho perso mia cugina Alessandra di 37 anni, mentre piano piano il resto dei miei famigliari ha fortunatamente recuperato.

LB: Ora questo film-concerto che è un po’ il vostro ritorno. Com’è nato?

Matteo: In questi mesi di tour una delle novità è stata la presenza di questo eclettico regista, Edmondo Annoni, presenza assolutamente partecipe e stimolante con il quale abbiamo lavorato per il film-documentario “Capre a fotogrammi” che pubblicheremo nei prossimi mesi. Dunque quel giorno sul palco c’erano tre ragazzi, coordinati dal buon Eddy, che filmavano tutto quello che si muoveva nei pressi del palco e del backstage con l’intenzione di estrapolare qualche minuto da inserire nel docufilm. Dunque non avevamo assolutamente pensato di realizzare un video concerto della serata infatti per completare le immagini ci siamo serviti anche del cellulare di Eleonora De Luca, presente nel pubblico. Per completare il racconto non possiamo tralasciare di citare il fonico umbro grande amico e compagno di viaggio Ario Carletti che per farci un regalo ed una sorpresa registrò il live in multitraccia.

LB: Insomma è nato un po’ per caso…

Matteo: Dopo le prime settimane di lockdown dove i pensieri contingenti non lasciavano spazio alla creatività, ci siamo accorti che avevamo parecchio materiale audio e video della serata. Il buon Gippo si è preso la briga di mixare l’audio mentre Enrico si è occupato del montaggio e dopo alcuni confronti di gruppo, rigorosamente online, abbiamo questi 50 minuti di concerto, divertenti, appassionati e poco pettinati cioè molto spontanei perché nulla era preparato.

LB: È un concerto con tanti amici. Un po’ Le Capre a Sonagli and friends.

Matteo: Negli anni su e giù dal palco (ed oramai sono tanti) abbiamo sempre ottenuto un certo riscontro dagli addetti ai lavori, in primis musicisti ma anche fonici, luciai e promoter. Da qualche tempo pensiamo di raccogliere il seminato con qualche collaborazione dettata dalla stima reciproca e dall’affetto. Infatti ogni artista che è salito sul palco ma anche quelli che hanno collaborato (ad esempio Tommaso Colliva) e collaboreranno con noi in futuro hanno un legame artistico e/o affettivo importante e profondo. Per chiarire meglio faccio un esempio su tutti, la canzone “Sotto esame” dei Punkreas fu l’indiscutibile colonna sonora della nostra (Matteo e Stefano) prima vacanza senza genitori, in campeggio al lago di Garda, tipo vent’anni fa. Poter oggi condividere il palco con Paletta è stata per noi un’emozione vera e sincera. Possiamo giurare che per ognuno dei musicisti che è salito sul palco con noi quella sera abbiamo una storia da raccontare. Non dimentichiamo che sul palco con noi c’erano artisti importanti e dalla qualità indiscussa oltre che degli amici.

LB: Ora però è anche il momento di riflettere sulla situazione di stallo totale della musica.

Matteo: Oggi urge una riflessione profonda da parte degli addetti ai lavori che dovrà per forza di cose incontrare la politica per prendere delle decisioni radicali. Ora il ministro Franceschini è lo stesso che difendeva a spada tratta il monopolio della SIAE “minacciato” dalla richiesta dell’Europa di aprire il mercato e lui era tra i politici di spicco il più sensibile a determinate istanze. Speriamo ci sia la capacità per affrontare questo momento di profondi cambiamenti e che non ci si fermi a proposte ridicole come quelle dei concerti al drive-in.

LB: Nel comunicato di presentazione del film-concerto ribadite l’importanza della fisicità della musica live. Vi manca? Cosa pensate delle tante dirette streaming di queste settimane?

Matteo: In questi giorni ci basterebbe riuscire a ritrovarci in saletta tutti e quattro per fare un po’ di musica ma la verità è che dal 2000 anno di nascita dei Mercuryo Cromo ad oggi non era mai successo di stare così tanti giorni senza sala prove. I concerti mancano tantissimo, ma non solo manca il non poter suonare su di un palco, manca anche il non poter assistere ad un concerto. Le dirette streaming sono un palliativo, necessario, anche curioso ed interessante in alcuni casi ma sicuramente non possono sostituire il concerto. Il confronto, la comunicazione e lo scambio tra il pubblico e l’artista sono lo spettacolo, senza una delle parti lo spettacolo non esiste. Il teatro ha spesso sperimentato su questo rapporto esplicitandone l’importanza. Le immagini del video concerto del Serraglio comunque rispondono molto meglio a questa domanda di altre mille parole. Vedere quelle immagini, sentire le tue canzoni sporcate dalle urla del pubblico e pensare che oggi quel semplice gesto corale e spontaneo, rituale, non si possa più fare è spiazzante e straniante.

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