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Le pagelle dei cantanti di Sanremo 2023 (seconda serata)

Articolo. La seconda serata del festival più atteso dell’anno raccontata e giudicata a puntino da Luca Roncoroni, Carmen Pupo e Marina Marzulli

Lettura 7 min.
Colapesce Dimartino (Foto ANSA-RICCARDO ANTIMIANI)

Convincono Colapesce e Dimartino, su LDA preferiamo non esprimerci. Tra operazioni nostalgia e ballate strappalacrime, ecco i nostri voti e giudizi. Trovate le pagelle della prima serata di festival in questo articolo.

Will, «Stupido»

Capitolo «Giovani vecchi», una roba che piacerà alle vecchie cariatidi perché gli ricorda il nipotino. Vietato sia ai maggiori di 12 anni che ai minori di 80. VOTO 3
(Luca Roncoroni)

Il Jesse McCartney italiano che mi meritavo quando avevo 15 anni. Si guadagna la mia simpatia per il suo volto pulito e perché per la prima volta sono riuscita a capire tutte le parole della canzone. E non è poco. VOTO 7
(Carmen Pupo)

Credo sia uno dei candidati all’ultima posizione, ma senza la verve e la simpatia di un Tananai. VOTO 5
(Marina Marzulli)

Modà, «Lasciami»

Veramente tremendi, dopo Ultimo nella mia personale classifica «Il male in musica» ci sono loro. Una lagna senza appello cantata con il solito forzato sentimentalismo da quattro soldi. Da abbattere. VOTO 1
(Luca Roncoroni)

Per la felicità di mia madre e delle casalinghe nate tra il 1970 e il 1975, torna all’Ariston la band sanremese per eccellenza con una ballata romantica e strappalacrime scritta dal frontman Francesco Silvestre che a 44 anni si fa chiamare ancora Kekko con la k. VOTO 6.5 alla carriera
(Carmen Pupo)

Fanno pop nazional popolare, come dice lo stesso Kekko dei Modà. Lo fanno in maniera onesta. A me non dice nulla, ma immagino ad altri sì. La canzone non ha niente, ma proprio niente, che non sia già stato sentito mille volte. VOTO 6
(Marina Marzulli)

Sethu, «Cause perse»

Taglio a scodella improponibile e pezzo che sembra la sigla di un manga soprattutto nella ritmica tachicardica del ritornello, con il solito andazzo emo-punk riciclato che ultimamente fa tanto à la page. Mah. VOTO 5
(Luca Roncoroni)

Un altro del vivaio di Sanremo Giovani, ricorda tantissimo Alessandra Martines quando negli anni ’90 recitava in «Fantaghirò». La sua canzone si intitola «Cause perse». E a me l’unica cosa che viene da dire dopo l’esibizione è: anche meno. VOTO 5
(Carmen Pupo)

«Ho messo i tappi alle orecchie» canta Sethu. La battuta verrebbe anche troppo scontata, ma la canzone non è del tutto orrenda. Non abbastanza interessante, però, da distrarmi dai suoi capelli, che già immagino una perfetta base per meme vari. VOTO 5,5
(Marina Marzulli)

Articolo 31, «Un bel viaggio»

Facile pensare «mamma mia che brutta fine», con questa “maxpezzalata” d’accatto (madre mia Jad che fa Repetto che fa finta di fare qualcosa, con lo scratch senza puntina). Difficile comunque non provare un po’ di nostalgia per chi come me è nato negli anni Novanta. Tutto sbagliato, solo autoreferenzialità imbolsita, ma poteva anche andare peggio. VOTO 4
(Luca Roncoroni)

Quando penso a J Ax mi viene in mente quando ancora frequentavo le scuole elementari e passavo i pomeriggi a scrivere «Articolo 31» sul diario. L’operazione nostalgia funziona: Ax tira fuori dal cilindro un pezzo nel quale sfoglia l’album dei ricordi con tanto di lacrimuccia a fine esibizione. Epilogo commovente, se non fosse che nel frattempo oltre a cantare «Comunisti col rolex», lo è pure diventato comunista, col rolex, ovviamente. VOTO 7.5
(Carmen Pupo)

All’auto celebrazione degli Articolo 31 non sono pronta. Retorica da quattro soldi per boomer. So già che il ritornello «Non volevamo crescere ma ora hai la family e dipende da te» ci frantumerà i timpani. VOTO 3
(Marina Marzulli)

Lazza, «Cenere»

Bel pezzo e bella produzione: sapore house classico con anche un retrogusto un po’ UK garage grazie a quelle vocine liofilizzate di sfondo. Sicuramente il pezzo più papabilmente internazionale per un eventuale Eurovision. VOTO 7
(Luca Roncoroni)

Il recordman delle classifiche degli album più venduti dello scorso anno sale sul palco dell’Ariston e subito decide di prendere spunto dalla regina della televisione Maria De Filippi, sedendosi sulle scale. La produzione di Dardust è attraente, ma la voce di Lazza senza i trucchetti dell’autotune, rivela tutta la sua bruttezza. Il risultato è un po’ come quando cucini del pesce buonissimo ma ci metti troppo aglio, che finisce per prevalere sul resto. VOTO 6
(Carmen Pupo)

Mi è sembrata una bella produzione, un buon testo, un’interpretazione convincente. «Rinasceremo insieme dalla cenere»: speriamo. VOTO 7
(Marina Marzulli)

Giorgia, «Parole dette male»

Pezzo ignavo – se non proprio bruttarello – come pochi, lascia relegate in un angolino le potenzialità black della voce di Giorgia, che infatti interpreta un po’ sottotono. Entra in gara da favorita con Mengoni, si rivela un mezzo flop. Peccato. VOTO 5
(Luca Roncoroni)

Riponevo in lei tutte le mie speranze. Mi auguravo che questo festival fosse la sua rivalsa. Per una delle voci più belle della musica italiana, per la sua misura per il suo vissuto personale e umano. La sua performance è potente e autentica. VOTO 10
(Carmen Pupo)

Giorgia seria professionista, con una canzone che per l’ennesima volta non la valorizza. Un brano che non credo rimarrà. Peccato perché lei è sempre incantevole. VOTO 6
(Marina Marzulli)

Colapesce e Dimartino, «Splash»

Bravi, paraculi, sicuramente sanno scrivere e il pezzo è il migliore sentito a questo Sanremo. Anche meno ruffiano di «Musica Leggerissima». Nulla da eccepire. VOTO 8
(Luca Roncoroni)

Mentre cerco di ricordami chi tra i due è Colapesce e chi Dimartino, cominciano a cantare una canzone che aspetto impazientemente si trasformi in un motivetto orecchiabile. Tuttavia, riescono, secondo me, a fare meglio di «Musica Leggerissima» grazie a un pezzo che riesce a essere insieme tragico, ironico e fastidioso. Soprattutto per chi crede che l’amore duri per sempre. VOTO 9
(Carmen Pupo)

Finalmente. Finalmente una canzone che suscita in me qualcosa di simile all’entusiasmo. La ricetta è la stessa di «Musica Leggerissima»: sonorità vintage, belle armonizzazioni, un filo di surrealismo, un testo che si fa ricordare: «Preferisco il rumore delle metro affollate al rumore del mare». VOTO 8
(Marina Marzulli)

Shari, «Egoista»

Ammetto di essermi preso la sua esibizione come “pausa pipì”. Dal bagno non ho capito se la birra che stappa sa di te o di the, ma va bene comunque. Niente di malvagio per carità ma se ne poteva fare anche a meno che non moriva nessuno. VOTO 5
(Luca Roncoroni)

Ascolto imperterrita ma sono totalmente rapita dal vestito che sembra talmente aderente da causarmi ansia: respirerà la povera ragazza? La canzone in tutto ciò finisce ma io non riesco a capire come mi sento. Chiedo l’aiuto del pubblico che suggerisce: «egoista». VOTO 5
(Carmen Pupo)

Non ho capito perché fare portare un piano sul palco e poi suonarlo per 5 secondi netti: deve farci capire che è una musicista? A lei il premio Bianca Atzei della seconda serata per il brano più trascurabile. VOTO 4
(Marina Marzulli)

Madame, «Il bene nel male»

Pezzo da club ammiccante come ne ha già fatti tanti. Caruccia, anche se resta la sensazione che avrebbe possibilità e talento per fare ben altro. Per dire, questo è un pezzo che non vale un centesimo di una «Baby» qualsiasi. VOTO 6
(Luca Roncoroni)

Ha 21 anni ma sul palco dimostra dieci in più, matura, affamata e carismatica. Deve però fare i conti con un testo che parla di rimorsi e rimpianti, probabilmente dedicato a un suo coetaneo che ancora sta cercando di superare il dramma dell’acne. Tutto sommato niente male. VOTO 7
(Carmen Pupo)

Non sono una fan di Madame, non capisco il suo modo di articolare le parole (rilancio la proposta del testo in sovraimpressione), non mi dice nulla. Però mi pare che questa produzione funzioni, che lei sappia tenere il palco. VOTO 6,5
(Marina Marzulli)

Levante, «Vivo»

Synth anni Ottanta vagamente carpenteriani ma spogliati dell’elemento orrorifico, parla di sesso oppure di depressione post-parto, oppure più estesamente di fare un po’ quello che le pare, non ho capito bene. Nel dubbio la butta sul mistico andante facendo la sensualona con grande energia. Per quanto mi riguarda lei resta una fuoriclasse, anche se chi le ha consigliato il nuovo look andrebbe rinchiuso e seviziato a dovere. VOTO 7,5
(Luca Roncoroni)

Con questa acconciatura sembra la versione Ali Express di Noemi, canta «Vivo come piace a me». E noi cosa possiamo dirle? Beata te. C’è qualcosa, però, che nel complesso mi convince. VOTO 6.5
(Carmen Pupo)

Ce l’hanno venduta come una canzone sulla depressione post partum, ma è più sofisticata di così. Parla dell’ambivalenza dell’essere madre, e lo fa benissimo. «Vivo un sogno erotico / La gioia del mio corpo è un atto magico», bel modo di raccontare il puerperio. È anche una delle pochissime canzoni che tocca il tema «figli» a non farmi venire il latte alle ginocchia. VOTO 7,5
(Marina Marzulli)

Tananai, «Tango»

Se il ragazzo si prende sul serio il gioco finisce ed è veramente difficile trovarlo interessante: il pezzo non è neanche brutto, solo noiosetto e inutile, una ballatina sanremese “stracciamutande” come un’infinità di altre. Comunque complimentoni al maestro di canto. VOTO 6
(Luca Roncoroni)

Si presenta al festival con l’unico abito da cerimonia che abbia mai posseduto, consapevole che arrivare ultimo l’anno scorso è stata la cosa migliore che potesse capitargli. Dopo «Sesso occasionale» si è innamorato ed è diventato un sottone. Infatti sfoggia una ballad niente male e la porta a casa bene. Bravo. VOTO 7.5
(Carmen Pupo)

Non sono pronta alla versione romantica di Tananai. Il verso «Abbiamo messo i Police / Era bello finché ha bussato la police» è da denuncia. Però c’è un però: funziona abbastanza, credo che alle ragazzine possa piacere. VOTO 6,5
(Marina Marzulli)

Rosa Chemical, «Made in Italy»

Pare un incrocio tra Achille Lauro e Young Signorino, ma fa il giro completo e suona meglio di entrambi. Mi starò rincoglionendo, ma è difficile togliersela dalla testa. Speriamo che il prossimo anno non si metta pure lui a fare i quadri. VOTO 7,5
(Luca Roncoroni)

Tutte ‘ste polemiche perché mette il rossetto in ufficio il lunedì? A me preoccupa più che dica di volere una vita come Vasco. Piuttosto che una vita spericolata preferisco la mia: di merda. VOTO 8 – sulla fiducia
(Carmen Pupo)

La baracconata di cui non sapevamo di avere bisogno: ritmo, coretti, divertimento, trombette. Trascinante e scanzonato, un inno alla diversità che non è un compendio di politically correct. «Da due passiamo a tre / Più siamo meglio è» diventerà una delle mie frasi fatte preferite, ad esempio quando devo cambiare la prenotazione al ristorante. VOTO 7,5
(Marina Marzulli)

LDA, «Se poi domani»

Ballatina inoffensiva, pulita come la faccetta di chi la canta. Melodia probabilmente plagiata e sentita in altri millemila canzoni, il pezzo è cantato bene anche se l’effetto Zecchino d’Oro finisce col rompere le palle abbastanza alla svelta. Scopro in seguito essere il figlio di Gigi D’Alessio, in uscita da «Amici». Non so bene spiegare che effetto mi faccia questa notizia. Nel dubbio VOTO 5
(Luca Roncoroni)

Il suo nome d’arte è un acronimo che sta per «Lo do a vedere» (che sono figlio di Gigi) porta all’Ariston una canzone che trasuda vecchiaia più delle 4 torte di compleanno per Albano. VOTO 2
(Carmen Pupo)

L’ennesimo giovane del tutto trascurabile, con un brano super sanremese che potrebbe essere stato scritto 30 anni fa e composto 60 anni fa. A lui il premio Bianca Atzei edizione maschile. VOTO 4
(Marina Marzulli)

Paola & Chiara, «Furore»

Un’idea di pop totalmente anacronistica, visceralmente legata ai primi anni Duemila come coreografie, base, melodie, tutto. Non c’è una virgola fuori posto, bravissime. Esta Vida Nueva. VOTO 8
(Luca Roncoroni)

Più giovani di me che ho bevuto otto caffè per restare sveglia fino alle 2, si fanno prestare l’outfit dai Cugini di campagna e portano al festival una canzone che si intitola «Furore» come il game show che andava in onda su Rai 2 negli anni ’90. Coincidenze? Io non credo. Intanto ci hanno regalato una potenziale hit e hanno salutato la mamma dal palco. Probabilmente sono consapevoli che non la rivedranno tanto presto. Lo sanno bene che è questo il prezzo della fama. VOTO 7
(Carmen Pupo)

Hanno fatto il loro: cercano di cavalcare una possibile hit estiva, con una coreografia da stacchetto di «Striscia la notizia», puntando sull’effetto nostalgia dei primi anni Duemila. Ma hanno anche dei difetti. VOTO 7
(Marina Marzulli)

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