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Luca Olivieri come ti sonorizzo il libro (per Fiato ai Libri)

Intervista. È uno dei veterani del festival di teatrolettura. E gli abbiamo chiesto che cosa significa praticare la difficile arte di dare un suono a una storia raccontata

Lettura 2 min.

Fiato ai Libri continua sabato 5 ottobre a Trescore Balneario con “1984” di George Orwell (Cineteatro Nuovo, via Locatelli, 104) e domenica 6 a Grassobbio con “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” (ovvero “Blade Runner”) di Philip K. Dick (Sala Multifunzionale, via Zanica, 2).
In entrambi gli appuntamenti il musicista che affiancherà gli attori Fabrizio Pagella e Edoardo Ribatto nella lettura sarà Luca Olivieri.

Luca – da ormai molti anni fra i nomi nel cartellone di Fiato ai Libri – è uno dei più efficaci sonorizzatori che mi è capitato di ascoltare. Perché è un cesellatore di sonorità immaginifiche e di melodie mai troppo tronfie, spesso di gusto minimalista. Ma soprattutto perché ha la rara caratteristica di “stare al suo posto”, senza occupare la scena a forza di note e virtuosismi, creando invece l’esatta controparte sonora di quanto viene letto. Per questo gli ho fatto qualche domanda: lui che ha pubblicato tre dischi solisti (l’ultimo, “La saggezza delle nuvole”, è splendido e potete comprarlo da lui) e ha lavorato alla soundtrack di un capolavoro come “Strike” di Ėjzenštejn insieme agli Yo Yo Mundi.

Fiato ai libri 2019
Fiato ai libri 2019

Come hai cominciato con l’attività di sonorizzatore?

Da musicista ho lavorato spesso con il teatro, scrivendo musiche originali per diversi spettacoli di prosa, alcune volte suonando anche dal vivo. Negli anni è stato naturale continuare a collaborare con attori e registi per la realizzazione di reading e letture sceniche tratte da libri.

Ispirazioni?

Nessuna in particolare, ascolto molta musica senza preclusione di generi e lascio che sia questa mia curiosità a guidarmi quando creo una colonna sonora, magari andando a riascoltare un determinato brano o disco.

Come ti prepari per una sonorizzazione? Leggi il libro e poi ti concentri sulla composizione?

Sì, solitamente leggo il libro cercando le prime suggestioni che poi trasformo in musica sotto forma di elementi tematici e suoni. In passato avevo un approccio “classico”, seduto al pianoforte a cercare melodie, ora lavoro molto con la sintesi sonora e l’elettronica: il timbro anziché la nota.


Tu sei un “veterano” di Fiato ai Libri ma hai anche rimusicato diversi film dell’epoca del muto. Quali sono le differenze fra il lavoro sulla letteratura e sul cinema?

Non c’è molta differenza, sonorizzare un film o un racconto alla fine è la stessa cosa. Si tratta comunque di applicare la tua musica, fare in modo che non ci siano forzature, è un connubio tra le arti che ogni volta sorprende e affascina.

In uno spettacolo teatrale come un reading di solito manca la scenografia. In qualche modo la sostituisci creando un ambiente che è sonoro e anche visivo?

Sì, il ruolo del musicista è parte integrante dello spettacolo, a tutti gli effetti è un attore che dialoga e si esprime attraverso i suoni anziché con le parole o i gesti. Fatico a concepire uno spettacolo di lettura scenica con musiche registrate e non eseguite dal vivo.

La sonorizzazione insomma ha un ruolo determinante. Puoi fare una categorizzazione degli attori con cui hai collaborato rispetto a quanta importanza danno alla musica?

Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con artisti molto attenti all’aspetto musicale, competenti e con le idee chiare sul risultato finale. Il compositore però non deve mai dimenticare che c’è la parola al centro di tutto ed è fondamentale che la musica segua il racconto.

Ti muovi tra pianoforte, synth ed elettronica. Ci puoi raccontare come lavori su queste tre cose?

Cerco un equilibrio tra le parti, poi dipende se desidero sonorità più acustiche, calde, oppure no… Dal vivo ho un setup che mi permette di elaborare i suoni in tempo reale attraverso vari effetti (delay, distorsori, ecc). Quando posso lascio che la casualità faccia il suo corso e mi restituisca ciò che deve in termini di improvvisazione sonora.

Sabato “1984” e domenica “Blade Runner”. Ci puoi anticipare quali suoni hai scelto?

Ci sarà parecchia elettronica, sotto forma di loops ritmici, campionamenti, suoni sintetici e rumori. Entrambi i libri hanno un’ambientazione moderna e inquietante, ho scelto di enfatizzare il lato più scuro e “malato” della narrazione.

Musica nelle cuffiette (come una personalissima colonna sonora), muzak nei centri commerciali. In altre parole musica ovunque. Possiamo dire che una colonna sonora è un atto di “ecologia musicale”?

Assolutamente sì! Abbiamo bisogno di oasi di suono dove ritrovare il piacere e il giusto approccio all’ascolto. La colonna sonora è una storia che si dipana, ha una struttura narrativa ben precisa che va seguita con attenzione.

Infine un piccolo gioco: quale libro e quale film ti piacerebbe sonorizzare?

“Follia” di Patrick McGrath letto da Robert De Niro e “Metropolis” di Fritz Lang insieme a Brian Eno… Tanto è un gioco, giusto?

https://fiatoailibri.it