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Barbascura X a Bergamo: «Noi esseri umani siamo erotomani dell’autodistruzione. Ma forse c’è ancora speranza»

Intervista. Il divulgatore scientifico più punk del web sarà ospite di «Fiato ai Libri» e di «BergamoScienza» rispettivamente il 6 ottobre a Mornico (ore 21) e il 7 ottobre nella tensotruttura del festival (con lui Agnese Collino, Serena Giacomin, Alessandro Masala – SHY, modera Luca Perri). Per parlare di scienza, di etica nella comunicazione e del perché ha ancora senso leggere e scrivere libri che fanno divulgazione scientifica

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Barbascura X

Ciurma! Barbascura X, il pirata più simpatico di internet che nei suoi video rivela i segreti nascosti della natura, salperà a Bergamo, con una nave carica di idee e metodi non convenzionali su come trasmettere anche i concetti di scienza più astrusi senza correre il rischio di sembrare noioso.

Quando si parla di lui il popolo del web si divide in due fazioni: chi ha provato a cercare il suo vero nome su Google e chi mente. Della sua vita, quando spegne la telecamera, sappiamo che è di Taranto. Che è nato nel 1989. E che dietro a questo pseudonimo si nasconde un genio della chimica. Uno che – oltre a girare video brutti sulle menzogne del camaleonte – tiene conferenze nelle più prestigiose università europee e continua a studiare con la dedizione di chi ancora non è stanco di cercare risposte dall’universo che ci circonda e dalle creature che lo popolano. Nella speranza che l’unico essere bipede che se ne va in giro a deturparlo e ad abusarne si ricordi che anch’egli presto o tardi tornerà a far parte di quella materia organica da cui tutto ha origine. Lo abbiamo intervistato.

CP: Partiamo dall’inizio, sei laureato in chimica e sei innanzitutto uno studioso appassionato. Come nasce l’idea di una «Scienza Brutta» e cosa significa?

BX: È nato tutto per caso, perché inizialmente volevo soltanto condividere le mie passioni e realizzare dei prodotti per il web in cui parlavo delle cose che mi affascinavano e che reputavo interessanti per me. Poi ho scoperto che mi divertivo tantissimo e che avevo la possibilità di imparare un sacco di cose nuove, sulle scienze naturali dato che come ricercatore mi occupo principalmente di chimica. Da lì è nata «Scienza Brutta» che è ancora il mio format di punta, quello più seguito.

CP: Sarai ospite di «BergamoScienza» in un intervento che ha come tema il rapporto tra etica e comunicazione. Ma nei tuoi video utilizzi un linguaggio colorito, ironico, sei sarcastico, irriverente, provocatorio. Cos’è per te l’etica?

BX: L’etica, quando si parla di scienze, risiede per me nella capacità di condividere le informazioni corrette e dare il modo alle persone di sviluppare un’idea basata su un proprio spirito critico, dando un’informazione che sia il più esaustiva possibile. Poi è ovvio che quando facciamo comunicazione dobbiamo necessariamente fare una selezione per adattarci al mezzo. L’importante però è non dare messaggi che portino le persone a farsi un’idea sbagliata su argomenti estremamente complessi. Se riesci quanto meno a comunicare per ogni argomento tutte le insidie che si nascondono dietro alla più piccola quantità di informazione, principio su cui poi si basa il mondo della ricerca scientifica, è già un piccolo successo.

CP: Che ruolo hanno avuto i social nella trasmissione delle informazioni?

BX: Purtroppo negli ultimi anni siamo stati molto esposti ad un’infodemia, a questo marasma di informazioni, per cui è stato molto difficile per alcuni capire cosa fosse vero e cosa fosse falso. In queste dinamiche si rivela il ruolo cruciale dell’etica: quando c’è un dubbio comunicare il dubbio. Quando c’è l’informazione comunicare l’informazione. Poi per me non c’è nulla di male nell’iniziare a trattare la scienza come qualsiasi altro argomento di discussione e poterci anche ridere. Penso che sia la chiave per permettere alle persone di appassionarsi e suscitare interesse.

CP: Chi trasmette informazioni scientifiche ha una responsabilità maggiore rispetto all’impatto che queste hanno sulla comunità?

BX: Non dobbiamo dimenticare che chi fa informazione è semplicemente un essere umano e gli esseri umani sono soggetti a una serie di dinamiche di cui dobbiamo necessariamente tener conto. Questioni personali e a volte anche manie di grandezza. La confusione, secondo me, non è stata generata dagli scienziati che comunicavano – perché non è detto che un grande scienziato sia anche un grande comunicatore. Lo scienziato deve fare lo scienziato così come il medico deve fare il medico e il comunicatore deve fare il comunicatore. Sono dei lavori abbastanza difficili e diversi anche se possono a volte incrociarsi. Il grande errore secondo me è arrivato dalla stampa che più che filtrare le informazioni in modo da dare una visione completa della storia e anche raccontare la scienza trasmettendo le informazioni maggiormente date per certe, si è limitata a fare da megafono e ad andare alla ricerca degli scoop. Anche se arrivavano da una persona che diceva una cosa assurda senza portare una controprova a supporto.

CP: Nella tua scelta di mantenere un riserbo sulla tua identità si può rintracciare una motivazione di tipo etico?

BX: Più che di una scelta etica, nel mio caso è stata una scelta di carattere personale. Nel periodo in cui sono esploso come personaggio pubblico online ero ricercatore presso un’università a Nizza in collaborazione con un’azienda di Amsterdam. Sapevo perfettamente che i miei capi non avrebbero amato questa mia attività secondaria, perché erano legati da un concetto di accademia che si prende molto sul serio, per cui ogni singolo elemento era rappresentativo dell’intero gruppo. Per cui ho pensato che avere uno pseudonimo sarebbe stato vantaggioso, soprattutto perché i professori che ascoltavano le mie conferenze quando poi andavano a cercarmi su internet non avrebbero scoperto quello che faccio nel tempo libero. Poi in tutte le attività che ho fatto ho sempre avuto un soprannome, credo che sia la massima forma di libertà attribuirsi un nome che poi ti viene riconosciuto anche dagli altri, nel mio caso è Barbascura X.

CP: Uno dei tuoi video più divertenti si intitola «La dura vita del cetriolo di mare», molti tuoi sketch delineano in modo piuttosto istrionico le caratteristiche di alcune specie animali insolite come il pidocchio, il cervo volante, la mantide. Qual è il tuo preferito e perché?

BX: È molto difficile dirlo. Il problema quando parli di natura è che ti rendi conto che c’è una varietà incredibile di animali che sono estremamente affascinanti. In qualche modo impari ad amarli ma non sai mai veramente quello che pensano e cosa provano. Dovendo scegliere un animale molto simile a me io ti direi che sicuramente un mammifero acquatico, dato che adoro l’acqua. Forse l’orca.

CP: Hai scritto anche libri di divulgazione scientifica, sempre con il tuo stile riconoscibile e sarai anche a «Fiato ai libri» Qual è dunque il mare di libri nel quale navighi? Chi sono i tuoi riferimenti?

BX: Per il lavoro che faccio mi costringo a leggere di tutto. Leggo molti saggi, anche se ovviamente per rilassarmi preferisco i romanzi. Ad ogni modo vi sorprenderò tutti ma se dovessi scegliere una persona che ha avuto un impatto notevole sulla mia scrittura e sulla mia formazione, dico senza ombra di dubbio Luciano De Crescenzo. Era un autore che amavo quando ero piccolo e che in un certo senso ha causato la mia forma mentis. Da bambino leggevo i suoi libri e li trovavo estremamente interessanti e divertenti allo stesso tempo. Lui è stato in un certo senso il mio divulgatore e inconsciamente ho assorbito questa cosa. Se sono qui oggi è per colpa sua.

CP: Uno dei tuoi libri si intitola «Saggio erotico sulla fine del mondo». Pensi che ci sia qualcosa di sensuale nella fine? E soprattutto che tipo di pianeta stiamo consegnando al futuro?

BX: L’ho intitolato così perché secondo me gli esseri umani in fondo sono degli erotomani dell’autodistruzione e sappiamo perfettamente tutti a cosa stiamo andando incontro. Siamo affetti da una sorta di “pruritino”, quella voglia di rischiare, di aspettare fino all’ultimo momento per vedere cosa succederà e se davvero succederà. Ma tutto lascia presagire che purtroppo la situazione per il futuro è estremamente drammatica. Stiamo lasciando un pianeta diverso rispetto a quello che abbiamo trovato in meno di un secolo. Abbiamo completamente alterato le condizioni climatiche e non solo del pianeta. Lasceremo una situazione molto disagiata a chi ci seguirà perché si potranno verificare situazioni climatiche estreme che potrebbero spazzare via intere regioni della Terra. L’innalzamento del livello del mare potrebbe portare alla fuga delle persone dalle coste e ad un sacco di altri eventi terrificanti che non voglio neanche citare. Ma non smetto di pensare a cose belle perché altrimenti non ha senso lottare. Sappiano che la scienza potrebbe fornire risposte ma c’è bisogno di soldi, di un’opinione pubblica a sostegno e di tutta una serie di dinamiche che in Italia stanno facendo fatica a trovare piede. Noi però continuiamo a sperare e facciamo comunicazione nella speranza che qualcuno prima o poi ci ascolti.

CP: Che ruolo hanno i libri in questo mondo pieno di stimoli accattivanti coi quali la lettura fatica a competere?

BX: I libri sono passati dall’essere l’unico mezzo di accesso alla conoscenza ad essere uno dei tanti strumenti di informazione. Sono consapevole del fatto che se posto una storia arrivo a più persone di quelle che raggiungerei con un libro. Però ci sono delle tematiche che necessitano di essere approfondite e di essere trattate con l’adeguata lentezza e l’adeguato linguaggio e con l’approfondimento che solo un libro ti può regalare. Oggi purtroppo o per fortuna ci sono modi più immediati di comunicare le informazioni, ma l’efficacia numerica deve essere supportata da uno studio adeguato.

CP: Quindi qual è il tuo obiettivo?

BX: Il mio obiettivo, facendo intrattenimento, è quello di essere semplicemente un apri porte, di spingere le persone a volerne sapere di più. Ed effettivamente ho scoperto con piacere di esserlo, perché molti mi scrivono per dirmi che grazie ai miei video si appassionano alla natura, iniziano a studiare biologia o guardano documentari. L’intrattenimento e la divulgazione devono necessariamente coesistere, perché se così non fosse si perderebbe una parte importante dell’informazione.

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