93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

“Il diario di Adamo ed Eva”, le differenze (di genere e non) sono risorse preziose

Intervista. Il regista Dario De Luca racconta i retroscena dello spettacolo che sarà sul palco del festival deSidera a Osio Sotto giovedì 6 agosto alle 21:00. E spiega perché il teatro fa bene anche alle nuove generazioni

Lettura 4 min.
Davide Fasano (Adamo) e Elisabetta Raimondi Lucchetti (Eva) (Irina Pedullà)

Il diario di Adamo ed Eva” della compagnia Scena Verticale è tratto dall’omonimo libro di Mark Twain: l’arcinoto scrittore statunitense immaginò di ritrovare i diari dei nostri progenitori biblici e partorì un libro che all’epoca non ricevette un grande favore dal pubblico. Poi è stata riscoperta e rivalutata in tempi recenti. È un’opera molto profonda nel suo essere straordinariamente leggera, così la descrive Dario De Luca, il regista dello spettacolo: “La storia sembra molto banale, ma è questa la grandezza di Twain: raccontare due pianeti diversi, quello maschile e quello femminile, facendo finta di trovare i diari di Adamo ed Eva e di confrontarli, scoprendo il loro modo di vedere il mondo”.

L’ironia e lo humor sono gli ingredienti principali dello spettacolo, che riesce ad affrontare temi spinosi come il rapporto tra i sessi e le differenze di genere, senza appesantire l’atmosfera e anzi tenendo alto il coinvolgimento del pubblico. L’intento è infatti quello di “riuscire a essere leggeri non perché manchevoli di contenuto, ma per planare con leggerezza sulle cose della vita”, spiega De Luca.

Ciò ha una doppia conseguenza. Da un lato, riesce a catturare l’attenzione del pubblico più giovane, il vero target dello spettacolo: “Ci piaceva immaginare uno spettacolo che fosse, sì, pensato per gli adulti ma che tenesse incollato alla poltrona anche un pubblico più giovane, poco avvezzo al teatro e magari invece incuriosito da un tema bizzarro come può essere il rapporto di coppia tra il primo uomo e la prima donna della terra”.

La risata veicola, secondo Dario, i rudimenti di un’educazione sentimentale: “L’idea”, spiega, “è quella di non far crescere gli adulti di domani con dentro una cattiveria verso l’altro sesso; il rischio, altrimenti, è quello di ritrovarsi con adulti rancorosi, livorosi, poco disponibili ad accettare l’altro”. Per niente scontato in un paese come l’Italia dove ogni due giorni una donna viene uccisa perché è donna.

L’altra conseguenza, che è sintomo del successo riscosso dallo spettacolo, è quella di creare un pubblico coinvolto, partecipe, che si rispecchia nelle vicende rappresentate in scena. Alla base, un piccolo trucco: Dario confessa che, mentre scriveva, si immaginava “di essere come i disegnatori della Disney Pixar, che pensano per i piccoli ma i cui prodotti sono godibili anche dai grandi”.

Il merito di catturare l’attenzione del pubblico è anche dei due interpreti principali, i giovanissimi Davide Fasano (Adamo) e Elisabetta Raimondi Lucchetti (Eva), che “portano tutta la bellezza della loro età e della loro gioia di vivere, la loro freschezza e genuinità. Il pubblico non vede tanta differenza tra sé e loro, nonostante i visi e i corpi marcatamente giovani che li fanno sembrare, se possibile, ancora più piccoli. È divertente vedere come, negli spettatori, si crei questa sorta di trasfert: gli adulti si rivedono giovani come quando lo erano loro”.

Le coppie si additano a vicenda, ritrovando nell’ironica rappresentazione del rapporto archetipico tra uomo e donna tracce della quotidianità delle loro relazioni. Adamo ed Eva “sono due personaggi agli antipodi, con un approccio completamente diverso rispetto alla vita e a ciò che li circonda”, racconta Dario. “La storia deflagra quando i due si scoprono a vicenda e cominciano a fare i conti con l’altro da sé. La conoscenza reciproca evolve in una serie di incontri letti in chiave umoristica, che però si concludono con una nota dolce: “Nonostante il loro essere spesso in contrasto, poi si lascia spazio alla tenerezza. Adamo alla fine confessa: ‘Ovunque lei fosse, quello era l’Eden’”.

Al di là della singola vicenda narrata, uno degli scopi dello spettacolo è quello di avvicinare le nuove generazioni al teatro. “C’era volontà, da parte della compagnia, di tornare ad avere uno sguardo anche sul mondo adolescenziale, sui più piccoli”, spiega Dario. “L’intento è quello di provare a creare nuovo pubblico per il teatro, non solo per la nostra compagnia in particolare, Scena Verticale. Pensiamo che avvicinare la gente al teatro sia in generale una buona pratica, perché il teatro in sé è una buona pratica”. Gli spettatori, giovani e giovanissimi (dai 6 anni in su), restano incollati alla poltrona, una risata dopo l’altra. E, allo stesso tempo, imparano qualcosa: l’intento della compagnia era quello “di spiegare loro che le differenze di genere sono una grande risorsa, sono un valore aggiunto e non una cosa negativa.

Dario spiega che ha voluto “giocare con tutti gli stereotipi della differenza di genere tra uomo e donna, stereotipi ironici che troviamo anche nei film americani anni ‘50, nell’immaginario della commedia brillante e sofisticata sia italiana che americana, fino ai nostri Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Gli stereotipi rimandano a questa differenza, a questo modo di mal sopportarsi ma nello stesso tempo aver bisogno l’uno dell’altro”.

La giocosa rivalità tra Adamo ed Eva viene veicolata non solo attraverso l’ironia, ereditata dal libro di Twain, ma anche attraverso strumenti di cui la carta stampata non può avvalersi: “Abbiamo utilizzato tutti i mezzi peculiari del teatro”, spiega Dario, “come la fisicità dei due interpreti e i giochi non verbali che i due protagonisti mostrano sulla scena”. Il tutto per raggiungere con efficacia il fine dello spettacolo: “Il risultato, fragoroso, è la presentazione dello sguardo femminile e di quello maschile e di come una cosa venga vista in modo diverso da uno e dall’altra”.

È questo, secondo Dario, il nucleo centrale de “Il diario di Adamo ed Eva”: il fatto che, dagli albori dell’umanità, certe dinamiche non sono cambiate poi tanto. “Ciò che ci accomuna a loro è una sensibilità che rimane diversa tra i due generi. Culturalmente e, secondo me, anche geneticamente, o forse, meglio, inconsciamente, uomo e donna portano dentro di sé uno sguardo diverso sul mondo”. Adamo ed Eva “non sono poi tanto diversi da una coppia di New York o della Calabria e questo fa sorridere: sono nati milioni di anni fa ma le somiglianze sono tante”.

Ci sarebbe forse spazio per più coraggio e intraprendenza nel trattare l’argomento: ai piccoli spettatori gioverebbe una visione meno contrapposta e meno rigida del genere, una visione che sappia osare e superare confini, ruoli ed etichette, ma il messaggio che lo spettacolo trasmette ha comunque una sua importanza. “Le differenze non sono steccati e dovrebbero invece arricchirci”, sostiene Dario, che continua: “È più forte, ha più impatto, secondo me, accettare una differenza, piuttosto che sostenere che siamo tutti più o meno uguali. Le differenze esistono. L’idea è quella di imparare a trasformarle in una risorsa”.

Ciò vale per tutte le differenze, non solo di genere: Possiamo essere diversi anche da persone dello stesso sesso, ma questo non significa abbarbicarsi sulle proprie posizioni, quanto piuttosto accogliere la diversità. Ben vengano le differenze, ma che generino apertura, disponibilità, conoscenza”.

Lo spettacolo è tutto esaurito da giorni. È rassicurante per una compagnia teatrale che, come l’intero settore culturale, ha subito pesantemente le conseguenze delle restrizioni d’emergenza. Dario, infatti, racconta: “Veniamo con timore e un po’ di paura in un luogo, come questo, dilaniato dalle ultime vicende. Ma tutti i segnali positivi vengono dal Nord e questo è molto rassicurante: il Nord ci sta dicendo di raccogliere la sfida e ripartire.

Sito deSidera Teatro Festival

Approfondimenti