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Frati-scheletro, musicisti con teste di cavallo, scarpe che piovono dal cielo. Insomma The Yoricks di TTB

Intervista. Torna la rassegna “Arcate d’arte - Il chiostro in scena” al Monastero del Carmine e il Teatro Tascabile propone in più repliche “The Yoricks. Intermezzo comico”, spettacolo in onore della tradizione clownesca. Poesia, surrealtà, numeri giullareschi e il macabro ribaltato in risata: sono gli ingredienti mescolati in questo affresco d’arte circense

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(Federico Buscarino)

“Dal niente, qualcosa”: con queste parole il Teatro Tascabile di Bergamo presenta la sesta edizione di “Arcate d’arte”, che si svolge da maggio a settembre 2021 negli spazi del Monastero del Carmine. Sono momenti, questi, in cui attori, attrici e pubblico si trovano faccia a faccia per la prima volta da molti mesi; stando alla partecipazione alle prime date della rassegna proposte nelle scorse settimane, è qualcosa a cui il pubblico risponde con gioia.

Tiziana Barbiero, direttrice artistica del TTB, definisce la risposta di spettatori e spettatrici “incredibile”: “Alcune sensazioni si percepiscono chiaramente: la stanchezza di online, streaming e compagnia bella, la voglia di relazione concreta tra persone in scena e pubblico. In sala c’è un’energia molto forte: ho sentito in modo palpabile una concentrazione diversa. Non vola una mosca. Immagino che progressivamente si tornerà a delle modalità normali, ma ora come ora mi sembra di vivere una comunione più intensa”.

Come le date dell’estate scorsa, aggiunge Barbiero, i primi appuntamenti di “Arcate d’arte” stanno registrando sempre il tutto esaurito. “Forse è un’incredibilità relativa”, ride, perché come è noto gli ingressi sono contingentati; ma è certamente un dato. Nella prima metà di giugno, poi, sarà la volta di “The Yoricks. Intermezzo comico” (da sabato 5 a martedì 8 giugno e da giovedì 10 a domenica 13 giugno, sabato 5 e domenica 6 alle ore 21:00, gli altri giorni alle ore 21:30). Guarda gli eventi in agenda.

Sono personaggi ben strani, quelli di “The Yoricks”: scheletri intabarrati in tuniche da frati fuori dal tempo, immagini surreali che catapultano in un universo simbolico dove la morte la fa beffardamente da padrona; e al tempo stesso figurine buffonesche, intente in numeri rocamboleschi, creature infuriate, gioiose, ingenuamente stupite. Quasi quasi verrebbe da immaginarsi questi personaggi suonare la tromba per strada, o a fare la fila in posta, per gustarsi l’effetto della loro presenza straniante in mezzo alle cose ordinarie.

Il clown, d’altra parte, è una figura simbolica, che include in sé tutto l’umano, ma in qualche modo fa da tramite tra l’umano e qualcos’altro. L’arte del clown è un tema portante e sempre fecondo, una traccia fondamentale della tradizione teatrale. Per il TTB, in particolare, l’arte circense e clownesca rappresentano un fiume carsico, una base solida a cui attingere, un’ossatura fondamentale a cui tornare, periodicamente. Ma anche con regolarità

Dalla fondazione del TTB a inizio anni ’70, infatti, le produzioni a tema clownesco del gruppo sono state quattro, una ogni dieci anni circa: “Quando il TTB è nato avevamo fame di tecnica, un fortissimo bisogno di trovare dei maestri e degli insegnamenti che ci nutrissero. Volevamo costruire una base di allenamento regolare, non solo vocale e di recitazione, ma soprattutto corporale e fisico. Per questo ci siamo prima di tutto volti a Oriente, dove esiste un’importantissima tradizione attorale a livello fisico; e poi abbiamo incontrato il circo”.

Diventa un imprinting e un tratto identitario: il nomadismo che contraddistingue il TTB è forte, in qualche modo si rifà anche alla tradizione del teatro popolare e degli attori girovaghi, con la loro arte di strada. “È una delle nostre peculiarità. Sono saperi e tecniche che portiamo avanti da quarant’anni, e quando arrivano da noi attori e attrici giovani sentiamo la necessità di trasmettere ciò che abbiamo sempre coltivato, partendo dalle basi: clownerie, acrobatica, trampoli… È fondamentale, per noi, in quanto gruppo teatrale, tramandare le conoscenze, mano a mano che passa il tempo; amiamo definirci degli artigiani, e uno dei compiti dell’artigiano è passare l’arte a chi viene a bottega per imparare il mestiere. È uno dei grandi valori del gruppo”.

Gag ed elementi di finissima arte circense a servizio di un tema antichissimo: “The Yoricks” è l’ultimo atto di una trilogia, su cui il TTB ha lavorato molto a lungo – circa dodici anni – sul tema della danza macabra attraverso i generi teatrali. Nel primo spettacolo, “Amor mai non s’addorme. Storie di Montecchi e Capuleti”, hanno attraversato la tragedia, con Romeo e Giulietta come archetipi; nel secondo, “Rosso Angelico. Danza per un viaggiatore leggero” il dramma, mentre “The Yoricks” conclude con il comico.

Spiega Tiziana: La danza macabra è una tradizione tardo-medievale, molto presente nel territorio di Bergamo, in cui figurano scheletri danzanti. Era un’epoca in cui imperversava la peste e questi personaggi apparvero nell’iconografia popolare con lo scopo di esorcizzare la morte”. E la pandemia attuale? “Ci rendiamo ben conto che lo spettro dell’epidemia sia un tema tristemente attuale, benché, certo, noi non siamo persone del Trecento. Per tutto l’anno scorso noi del TTB siamo stati coscienti che, nello sgomento dell’emergenza, i nostri clown-scheletro dovevano essere messi da parte; ora, con cautela, li risperimentiamo, con un occhio attento alla reazione del pubblico, per noi importantissima”.

D’altra parte, il mezzo teatrale ha sempre anche la funzione di trascendere e trasformare e, in questo caso, l’obiettivo primario è quello di svelare il comico in tutta la sua semplicità, attraverso immagini squisitamente surreali di un gruppo di solenni buffoni.

“Quando penso a questo spettacolo, mi piace ricordare un verso di Gioacchino Belli, poeta romano, che, parafrasando, scriveva: ‘Siamo stati morti prima di essere vivi’. Lo scheletro, in effetti, è la prima struttura che si forma del nostro corpo. È un affascinante paradosso. E in scena vogliamo portare la magia di poter trattare il macabro in modo differente in quanto tale, associandolo al riso. E, soprattutto, vorremmo riempire di miele e dolcezza immagini che normalmente spaventano. Ogni spettacolo, secondo me, fa entrare in un mondo di sogno in cui vivere una frazione di tempo – un’ora o poco più – completamente al di fuori dell’ordinario. Dopo aver visto questo spettacolo, vorremmo che si esca dalla sala con un gran sorriso di gioia”.

Sito TTB – Teatro Tascabile di Bergamo

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