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Portare in scena “Casa di bambola” e l’intramontabile Nora, eroina proto-femminista

Articolo. Venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 ottobre alle 21:00 al Teatro Gavazzeni di Seriate la compagnia bergamasca La Gilda delle Arti debutta con una messa in scena del capolavoro del drammaturgo norvegese, tra l’amore per i classici e la necessità di far emergere temi familiari e sociali sempre ricorrenti

Lettura 3 min.

Una figura di donna controllata e soggiogata, che fatica a esprimere pienamente sé stessa, a causa di un ruolo e una posizione che le sono imposti dalla società borghese e da un uomo, suo marito. La stessa donna che matura progressivamente – ma in modo brusco – delle consapevolezze, fino ad adottare delle scelte estreme. Una storia, questa, che potrebbe essere la storia di tante donne, ieri come oggi. Pochi elementi che uniscono dei fili rossi più o meno visibili, più o meno collettivi, attuali, scioccanti o quotidiani: possiamo ritrovarne tracce nelle nostre vite familiari, o nelle vicende di attualità raccontate tramite i social media. È certo però che in qualche modo ci riguardano, perché chiunque è coinvolto in dinamiche di ruolo familiare o sociale, in meccanismi affettivi sani o opprimenti, nella ricerca di una forma di espressione e libertà.

Quando questa particolare versione di questa storia venne resa pubblica fece molto parlare di sé, forse anche perché all’epoca la “questione femminile”, così come la consideriamo oggi, era ancora ben lontana dall’immaginazione delle persone che ne videro la messa in scena. Henrik Ibsen scrisse “Casa di bambola” nel 1879, prima che le suffragette diventassero simboli, anticipando il femminismo (dei Sessanta-Settanta e quello attuale) e l’esistenza del termine “femminicidio”. La pièce valse al drammaturgo norvegese la notorietà a livello internazionale e da allora è stata portata in innumerevoli teatri, oltre ad essere stata adattata al cinema e in televisione.

Dopo aver affrontato grandi classici di Shakespeare, Goldoni e Molière, La Gilda delle Arti si tuffa nel grande classico di Ibsen. Se la compagnia bergamasca si è sempre dedicata alla commedia nei precedenti spettacoli, stavolta devia su un testo drammatico: “Lavoriamo sempre sulla prosa e sui classici, è una nostra cifra stilistica, ma è sicuramente vero che questo testo rappresenta un elemento di discontinuità rispetto alle nostre produzioni precedenti, anche se in qualche modo abbiamo disegnato una sorta di linea cronologica attraverso i classici di varie epoche storiche”, spiega Nicola Armanni, direttore della compagnia. “Infatti è la prima volta che lavoriamo su un testo integrale e non su un adattamento. Volevamo festeggiare in grande i nostri quindici anni di attività teatrale e per noi è stata una bella sfida. Siamo molto contenti di poter portare finalmente in scena lo spettacolo: abbiamo dovuto ritardare la prima a causa del Covid, e siamo orgogliosi di presentarlo questo autunno. Non era scontato riuscire a far debuttare una produzione così impegnativa in un periodo di difficoltà come questo”.

In scena, infatti, “non più le atmosfere giocose della commedia, ma i toni duri del dramma di fine Ottocento”, continuano Armanni e Miriam Ghezzi, regista della compagnia. I personaggi del dramma sono Nora e il marito Torvald Helmer, sposati da otto anni, la cui vita coniugale si incrina nel momento in cui vengono alla luce dei segreti tenuti a lungo nascosti: Nora, infatti, ha falsificato la firma del padre per ottenere un prestito – contravvenendo alla legge – anche se a fin di bene. Quando un collega del marito, Krogstad, inizia a ricattarla minacciando di rivelare il suo segreto, l’idillio familiare inizia a sgretolarsi.

Dentro a un matrimonio che appare perfetto si scoprono, battuta dopo battuta, problemi profondi non risolti, come l’accettazione dei ruoli dei coniugi imposti dalla società, il significato conferito alla convivenza e alla maternità o il sovrapporsi dell’amore ideale con quello reale”, raccontano ancora Ghezzi e Armanni.

Come si legge nella presentazione dell’edizione Einaudi di “Casa di bambola”, poi, “il nucleo vivo della vicenda resta quello costituito dal tema tipicamente ibseniano della fedeltà alla vita. Una fedeltà per cui tutti gli eroi e le eroine di questo autore, a costo di andare incontro alla catastrofe, tendono a un assoluto morale”: Nora, che appare da subito in scena come un personaggio capriccioso, quasi infantile, in balia del marito, subisce una profonda trasformazione nel corso della vicenda.

Penso sia il personaggio più complesso e interessante della pièce”, afferma Armanni. “In qualche modo vive in un mondo tutto suo, sviluppa progressivamente un suo pensiero rispetto a quello che le succede e prende coscienza dei suoi desideri. Assistiamo a un vero e proprio percorso psicologico da parte sua, lungo e intricato. Al di là delle ovvie differenze della società del tempo rispetto a quella contemporanea, credo che Nora sia una figura che fa riflettere sui concetti di costrizione e oppressione. Non per niente il marito non si accorge minimamente della sua trasformazione, mentre lei alla fine ha una piena consapevolezza di sé”.

Un percorso, quello di Nora, tutto interiore e una rivoluzione personale, legata alla sfera emotiva. Sicuramente un aspetto complesso da portare in scena: “C’è stato un grossissimo lavoro da fare con i nostri attori e le nostre attrici: anche se sono ormai rodati, lavorando insieme da parecchio tempo, erano abituati a un registro molto diverso”, spiega ancora Armanni. “Ci siamo concentrati moltissimo sul lavoro di training per entrare nel personaggio. Peraltro, una grossa parte iniziale di prove è stata fatta online, durante il lockdown. In parte questo ci ha aiutati nello studio sulla drammaturgia e sulla ricerca dell’introspezione dei protagonisti; in parte è stato sicuramente un vincolo. Le prime prove in presenza sono state difficilissime”.

Una regia impegnativa unita a un grosso lavoro scenografico: “Abbiamo deciso di puntare sulla scenografia, che in qualche modo accompagna ciò che accade tra Nora e Torvald durante lo spettacolo”, svela Armanni. Così, “nello scenario idilliaco delle feste di Natale, vissute in famiglia dopo un lungo periodo di difficoltà economiche e di salute, si svelano tutti i piccoli e grandi segreti di casa Helmer, in un’atmosfera che a ogni atto diviene sempre meno festosa e più cupa”. Complice l’aspetto scenografico, per gli spettatori “è inevitabile essere trascinati nel vortice degli eventi”. Non solo: anche nella rivoluzione interiore di Nora, che possiamo scegliere con quale sguardo osservare ma che, come ogni personaggio teatrale, rappresenta una componente umana presente in tutti noi.

Per info e prenotazioni: [email protected] – 3460911169

Sito La Gilda delle Arti