93FE310D-CB37-4670-9E7A-E60EDBE81DAD Created with sketchtool.
< Home

«Sconfiniamo?», l’invito a riflettere di «Up To You»

Articolo. Dal 18 al 25 maggio la rassegna si snoderà tra Bergamo, Brusaporto e Scanzorosciate insegnandoci come il teatro può essere ancora luogo di incontro e cambiamento

Lettura 5 min.
«Non ho chiesto (io) di venire al mondo» di Alessandra e Roberta Indolfi (Foto Giulia Di Vitantonio)

C’è un verbo che pulsa sotto la pelle di questa sesta edizione di «Up To You», festival realizzato dalla compagnia «Qui e Ora Residenza Teatrale» con direzione artistica partecipata under30, ed è: sconfinare. Il tema che attraversa gli otto giorni di programmazione – dal 18 al 25 maggio, tra Bergamo, Brusaporto e Scanzorosciate – è la domanda: «Sconfiniamo?». Un invito, una sfida, ma anche un appello. Perché in un’epoca che alza muri fisici, simbolici e linguistici, il teatro può ancora essere luogo di attraversamento, incontro, cambiamento.

«Up To You» è prima di tutto un progetto di formazione e ricerca, uno spazio in cui si sperimenta la libertà di visione, dove imparare a curare – e non solo gestire – un processo artistico complesso come la costruzione di un festival. Nei mesi antecedenti al festival, una trentina di ragazze e ragazzi dai 18 ai 30 anni compongono e lavorano alla direzione artistica partecipata, seguita passo dopo passo dalle artiste di «Qui e Ora Residenza Teatrale», che ne accompagnano le intuizioni, amplificando le domande. Non è solo una palestra di competenze: è un dispositivo di presa di parola e scambio, di consapevolezza e relazione.

Secondo la direzione artistica partecipata under 30: «Un confine è uno spazio di negoziazione, all’interno del quale si mette alla prova un’identità. Il teatro è il luogo per eccellenza di questa continua transizione; per noi è lo strumento che manifesta i desideri di trasformazione che rivendichiamo come generazione. Gli spettacoli scelti si interrogano sulle questioni di genere, sul rapporto tra individuo e comunità, tra corporeità e animalità. Risuona in noi la necessità di confrontarsi con gli schemi del passato e, in questo tentativo di sovversione, di cercare nuovi alleati, chi, come noi, è alla ricerca di sé, a chi non smette mai di dubitare, a chi si accorge dell’altro, a chi sogna un’esperienza comune».

La direzione partecipata under 30 non si limita a selezionare i titoli: li cerca, li interroga, li desidera. E quest’anno i desideri hanno una traiettoria comune: quella del superamento dei confini tra generazioni, corpi, culture, visioni. Gli spettacoli scelti parlano di identità fluide, rapporti comunitari, trasformazioni ecologiche e linguistiche. In scena, si affacciano domande radicali: come si può stare insieme in un tempo di crisi? Dove inizia e dove finisce il corpo? Cosa significa essere «umani», oggi?

Come raccontano le componenti della compagnia Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli: «Guardiamo con ammirazione questo gruppo di giovani persone con cui abbiamo mischiato pensieri e discussioni. Alcune sono parte della direzione artistica partecipata da anni, altre sono arrivate quest’anno, portando nuove visioni. Alcune hanno scoperto una vocazione al lavoro culturale e ne hanno fatto una professione, altre hanno fatto un’esperienza. Ci troviamo intorno a un tavolo a vedere spettacoli, a discuterne, a scegliere che cosa programmare, a immaginare come rendere partecipe la città di questa creatura viva che è il festival. Per noi è importante realizzare un lavoro intergenerazionale, siamo sempre più convinte sia fondamentale co-progettare con le persone, ma se queste persone sono giovani, è ancora più prezioso, rappresenta una possibilità di sconfinare da sé, dalla propria età anagrafica, dal proprio punto di vista sul mondo, una possibilità di costruire, in sinergia tra età diverse, progetti di valore artistico e culturale condivisi».

Accanto alla programmazione teatrale, torna per il quarto anno «Come Together», percorso trasversale di riflessione su temi urgenti come interculturalità, razzismo, decolonizzazione del linguaggio. A dare forma e voce a questi pensieri è «RE.M – Redazione Multilingue culture visioni linguaggi», condotta dal giornalista e docente di italiano per stranieri Luca Lòtano e la drammaturga e performer Silvia Baldini. Un laboratorio permanente in cui il festival si allarga, si traduce, si attraversa. Perché parlare di confini significa anche aprirsi ad altre lingue madri, ad altri modi di vedere, sentire, nominare il mondo.

Sotto la superficie della programmazione, «Up To You» è una forma di alleanza. Tra artisti e cittadini. Tra territori e visioni. Tra il tempo breve del festival e il tempo lungo della crescita. E in questo presente iper-frammentato, dove le generazioni sembrano più che mai distanti, questo spazio condiviso diventa prezioso: non solo perché offre spettacoli di qualità, ma perché costruisce comunità intorno all’arte. Sconfinare, allora, non è solo un verbo politico o poetico: è un gesto necessario. È scegliere di non restare dove ci si aspetta che stiamo. È provare a riscrivere le mappe, a partire da ciò che ancora non conosciamo. E forse proprio da questo sconfinamento – fragile, incerto, ma pieno di possibilità – nasce un’idea diversa di futuro.

Gli appuntamenti del festival

Un programma diffuso che abita vari luoghi della città e del territorio, e che racconta – con linguaggi anche molto diversi tra loro – ciò che si muove nel presente: identità, spaesamenti, desideri, tra ironia, ricerca e impegno politico. La settimana si apre domenica 18 maggio con «Da qui», laboratorio di movimento condotto dalla danzatrice Susannah Iheme, aperto a tutte e tutti, presso l’Home Dance Studio. A seguire, presso il Teatro di Rosciate alle 21 «Abdoulaye e Mamadou non sono morti» di Teatro Periferico. Uno spettacolo necessario, che mette in scena il viaggio di chi attraversa confini e abissi, per scelta o per necessità, portando in scena non solo dolore e denuncia, ma anche memoria e voce a chi non ce l’ha più.

Martedì 20 e mercoledì 21 dalle 15 alle 18 al Donizetti Studio sarà allestito «I do not fit in» di Michela Di Savino: un progetto performativo che fonde fotografia, luce e corpo per esplorare l’idea di imperfezione come forma d’identità. Sempre martedì 20, alle 21, presso il Centro Polivalente di Brusaporto «Tecniche di lavoro di gruppo. Appunti per uno Schiuma Party», spettacolo scritto e interpretato da Pietro Cerchiello, che esplora con ironia e amarezza l’impatto dell’educazione e la fragilità della cultura in una scuola che ha smesso di credere nel teatro. Mercoledì 21 è la giornata della danza, con due spettacoli che raccontano il presente dal corpo. Si comincia con un’anteprima «Non ho chiesto (io) di venire al mondo» di Alessandra e Roberta Indolfi / Zerogrammi al Cineteatro di Colognola alle 19.30. Una riflessione poetica sul tempo e sulle aspettative che gravano sulle giovani generazioni. A seguire, «Albatros» di Pablo Ezequiel Rizzo, un’indagine coreografica sulla trasformazione e l’identità, tra luce e oscurità.

Giovedì 22 maggio alle 20.30, all’Auditorium di Piazza della Libertà, arriva «Pornografico Vaudeville (o Manifesto sul Nulla)» di Stefano Poeta, spettacolo vincitore al «Festival dei Due Mondi di Spoleto». Un lavoro crudo e ironico che affronta il fenomeno incel e la violenza maschile celata nei gesti quotidiani, chiudendo con un incontro con la compagnia moderato dall’educatrice da Greta Tosoni. Venerdì 23, presso lo spazio «CULT!» in Piazza della Libertà si inizia nel pomeriggio con «DECA +. Dieci e più punti per un festival ideale», workshop partecipato ideato da «NEXT», in collaborazione con realtà italiane ed europee. La sera, doppio appuntamento: prima «CA-NI-CI-NI-CA» di Greta Tommesani e Federico Cicinelli, uno spettacolo di denuncia sul caporalato e lo sfruttamento nelle filiere agroalimentari, poi – alle 23 all’ Ink Club in via Carducci– «GHOST TRACK. Techno-racconti da una provincia fantasma» , esperimento di teatro e musica che trasforma la pista da ballo in un luogo narrativo.

Nel weekend si concentrano le proposte laboratoriali: «Un solo respiro» , con la compagnia Cie Les 3 Plumes, laboratorio gratuito finalizzato alla creazione di una performance site-specific; «Ama i tuoi mostri» , percorso di disegno e collage con Cleo Bissong per trasformare in bellezza ciò che ci spaventa; e «C.A.P.R.A.» , sportello di ascolto e consulenza gratuita per artiste e artisti emergenti a cura di Anna Ida Cortese. Sabato 24, alle 20.30, si torna in scena con «Quello che non c’è» di Giulia Scotti, vincitore del «Premio Tuttoteatro Dante Cappelletti 2023». Una narrazione intima e personale su ciò che resta fuori dai racconti familiari e sul bisogno, talvolta, di disobbedire al silenzio. Domenica 27, alle 17 nel quartiere Monterosso, presso il parco Goisis, si svolgerà la performance itinerante «Un solo respiro» della compagnia Cie Les 3 Plumes con le persone che partecipano al laboratorio.

Info generali

Il festival è realizzato con il sostegno del Comune di Bergamo, della Regione Lombardia, dei Comuni di Brusaporto e Scanzorosciate, e con il contributo di Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bergamasca, Fondazione ASM e l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. Una rete ampia, che riconosce in questo progetto un valore collettivo, e scommette sulla capacità delle nuove generazioni di essere non solo spettatori, ma protagonisti del cambiamento.

Gli spettacoli di «Up To You» prevedono un biglietto intero di 10 euro e una tariffa ridotta a 5 euro per under 30 e persone con disabilità. L’ingresso è gratuito per chi accompagna persone con disabilità. Gli eventi collaterali e gli incontri sono aperti gratuitamente al pubblico. Per partecipare è consigliato prenotare o acquistare i biglietti online su quieora.18tickets.it. Per qualsiasi informazione e per le prenotazioni è possibile scrivere a [email protected] .