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Il senso del bilancio sociale 2020 di Fondazione Comunità Bergamasca

Articolo. Non solo un obbligo normativo, ma innanzitutto un’occasione di confronto e trasparenza in grado di generare consapevolezza all’interno di una comunità

Lettura 6 min.
Il cda della Fondazione Comunità Bergamasca a S. Agostino (foto Beppe Bedolis)

Q uesto è lo spirito del bilancio sociale – presentato nell’aula di Sant’Agostino lo scorso 13 dicembre – che gli enti del terzo settore come Fondazione Comunità Bergamasca devono mettere a disposizione di cittadini, imprese e istituzioni, a partire dal 2021, ai sensi della riforma iniziata nel 2016. Uno strumento – recita la normativa – “di rendicontazione delle responsabilità, dei comportamenti e dei risultati sociali, ambientali ed economici delle attività svolte da un’organizzazione”.

Per le Fondazioni, non profit per vocazione e per definizione giuridica, che hanno come scopo esclusivo l’utilità sociale e la promozione dello sviluppo economico di un territorio , redigere il bilancio sociale non significa solamente rimettersi al volere della legge, avviando una delle tante pratiche burocratiche che riempiono le scrivanie. Si tratta piuttosto di mettere a punto un canale di dialogo che sia in grado di narrare il quadro del proprio impatto sociale, culturale e ambientale sul territorio e nella vita della comunità .

A seguito di un’annata segnata da grandi sofferenze, ma anche da memorabili gesti di solidarietà, Fondazione Comunità Bergamasca, uno dei satelliti delle sedici fondazioni territoriali nate sotto l’intuizione e l’impulso di Fondazione Cariplo, ha redatto il proprio bilancio sociale facendo emergere l’importanza che istituzioni di diritto privato come le Fondazioni hanno avuto nel corso della pandemia , ma, più silenziosamente, fin dalla loro nascita negli anni Novanta.

Nel solco delle linee guida predisposte dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il bilancio sociale di Fondazione Comunità Bergamasca indica le informazioni generali sull’ente, concernenti la struttura, il governo e l’amministrazione, gli obiettivi e le attività principali, oltre che la situazione economico-finanziaria. In questo quadro, viene individuata come beneficiaria dell’azione della Fondazione l’intera comunità della provincia , con particolare riferimento alle famiglie unipersonali, alle famiglie monogenitoriali, alle famiglie monoreddito, alle famiglie numerose e, non da ultimo, ai giovani che vivono in condizioni di disagio.

Tra i beneficiari vanno inoltre inclusi gli enti del terzo settore , in prima linea nell’arduo compito di mettere a terra le risorse disponibili, incanalandole efficacemente nei progetti a favore della comunità. A collaborare economicamente in modo stretto e continuo con la Fondazione vi sono poi Fondazione Cariplo , la Conferenza dei Sindaci , i titolari dei fondi patrimoniali e dei fondi correnti, insieme ad altri partner promotori degli interventi.

Tra le voci di bilancio, diramate nei canali del sociale, cultura e ambiente, trovano ampio spazio i finanziamenti provenienti, oltre che dalla già citata Fondazione Cariplo, che solo nel 2020 ha donato 1,8 milioni su 2,7 milioni totali raccolti, anche quelli dai fondi patrimoniali e dai fondi correnti, gestiti dalla Fondazione . La prima tipologia di fondo è costituita da donazioni erogate per una finalità specifica, accompagnata da un accordo con il donatore per tutelarne la volontà. Nel complesso si contano 30 fondi patrimoniali per un totale di 5,6 milioni, concentrati soprattutto nell’ambito del sociale (23 fondi, per 3,6 milioni).

Un altro importante strumento di raccolta delle risorse economiche è rappresentato dai fondi correnti , che vedono gli enti del terzo settore, le organizzazioni e le istituzioni in prima linea per sostenere iniziative di welfare comunitario e servizi di vario genere. Sul fronte dell’erogazione delle risorse, il “bando” rappresenta lo strumento cardine per mettere in contatto la Fondazione e gli enti che richiedono i fondi per attuare i progetti. È in questo modo che è possibile garantire trasparenza , verificare i requisiti e la chiarezza nella destinazione dei finanziamenti, in linea con lo spirito del bilancio sociale di creare una salda alleanza tra conformità etico-giuridica e massimizzazione dell’impatto sul territorio.

Tuttavia, pur essendo questa la via previlegiata di erogazione dei fondi, con lo scoppio della pandemia si è reso necessario mettere a punto ulteriori strumenti di utilizzo delle risorse, anche “fuori bando” . Nel complesso, il bilancio sociale presentato da Fondazione Comunità Bergamasca è lo specchio di una comunità gravemente segnata dall’esperienza pandemica ma che al tempo stesso si è dimostrata, ancora una volta, ricca di attori solidali e affezionati al proprio territorio. In tal senso, questo strumento di rendicontazione non può essere inteso come una semplice pratica burocratica. Si tratta piuttosto di un mezzo attraverso il quale una comunità guarda a sé stessa , mettendo nero su bianco la grande umanità della propria gente.

Una pandemia (anche) economica

Vent’anni di servizio sul territorio hanno lasciato il segno nei 4393 progetti finanziati dalla Fondazione, per un totale di oltre 47 milioni erogati tra il 2000 e il 2020, di cui 28,7 milioni nel sociale, 17,5 milioni nella cultura e 1 milione nell’ambiente. Seppur questi numeri raccontino di una realtà viva e ricca di risorse, che nel corso di due decenni ha supportato il territorio incanalando i finanziamenti in migliaia di progetti, la pandemia non ha risparmiato problemi anche sul lato economico .

Dal bilancio emerge come nel 2020, a fronte di una consistenza patrimoniale di 17,3 milioni, vi sia stata una diminuzione dei proventi complessivi di oltre 344 mila euro rispetto all’anno precedente , per un totale che si attesta sui 3.153.732 di euro. Le donazioni da parte di Fondazione Cariplo e da parte di persone fisiche, enti non profit e profit e pubblici rappresentano ancora la fonte di risorse più importante (2,7 milioni), nonostante il calo di entrate del 7,1%. A questo proposito, la criticità della situazione pandemica ha portato al congelamento (speriamo temporaneo) dell’importo delle donazioni a patrimonio , che dopo la crescita dal 2018 al 2019, rispettivamente di 11.920 e 207.400 euro, si è arrestato nel 2020.

Guardando alla gestione finanziaria e patrimoniale, hanno pesato gli effetti della pandemia sui mercati , con una riduzione rispetto al 2019 che è stata ancora più accentuata rispetto alle donazioni, attestandosi intorno al 30%. A fronte di una generale diminuzione delle entrate a disposizione è stato necessario attingere alle riserve accumulate negli anni, garantendo comunque l’erogazione di quasi 3 milioni (300 mila in più rispetto all’anno precedente) anche per far fronte all’emergenza pandemica .

A proposito di cifre, nel 2020 sono stati finanziati 223 progetti (182 a bando e 41 fuori bando), per un totale di 2,8 milioni di euro, coinvolgendo ben 208 enti incaricati di occuparsi dell’implementazione delle attività. Come lecito aspettarsi, l’emergenza sanitaria ha assorbito gran parte delle forze, a partire dall’acquisto e dall’allestimento di automezzi per il sociale, dal sostegno alle famiglie con bambini nella conciliazione dei tempi vita e lavoro, che spesso sono stati sconvolti a causa del covid, dalle iniziative rivolte alle fasce più anziane e agli ospiti delle Rsa, fino al rilancio di attività culturali sul territorio a favore della ripartenza.

Infine, la Fondazione non sarebbe stata in grado di garantire il proprio appoggio se non fosse stato per la disponibilità del proprio personale , che ha portato all’aumento di oltre il 13% delle spese di gestione. Rimane il fatto che queste realtà vivono e fanno vivere il territorio che abitano soltanto a fronte di uno sforzo corale e della generosità di chi può sostenerle. Tirando le somme, il bilancio sociale relativo all’anno dell’emergenza presenta un quadro economico in chiaroscuro , che mostra la luce di una comunità che non ha rinunciato a prendersi cura di sé stessa, ma anche il lato buio di un assedio pandemico che ha pesato sulle finanze.

Invecchiando s’impara

Dal 2017 è stato costituito il servizio di welfare di comunità Invecchiando s’impara , che ha lo scopo di favorire l’invecchiamento sano, attivo e positivo degli anziani che vivono e abitano nei territori della provincia. Non è un progetto volto a rispondere in maniera automatica e meccanica ad un bisogno, quanto piuttosto intento a riordinare la rete dei tanti soggetti pubblici, privati e degli enti del terzo settore che operano sul territorio, così da rendere più accessibile e uniforme l’offerta dei servizi. Vi è anche una missione informativa, ossia quella di promuovere tra la popolazione l’importanza delle azioni di cura nei confronti degli anziani che saranno sempre più rilevanti negli anni a venire .

Il progetto, portato avanti dalla partnership tra istituzioni ed enti del territorio, vede la Fondazione Comunità Bergamasca, che ad oggi ha messo a disposizione 1 milione di euro, fare da regista in particolare nella gestione dei fondi economici, nelle attività di fundraising e in quelle di comunicazione . Con un investimento complessivo che si avvicina alla quota di 2 milioni di euro, l’intento è quello di mettere a sistema le reti sociali che già sono presenti sul territorio , costruendone di nuove laddove mancano, per garantire una serie di servizi e di attività dedicate alle persone più in difficoltà, facendo sì che anche gli anziani possano conservare la propria autonomia e autosufficienza, continuando a coltivare i propri rapporti, oltre che gli interessi e le abitudini quotidiane.

A titolo di esempio, tra i progetti si contano quattro Alzheimer Caffè , nonché la promozione dell’ housing sociale. L’intento è quello di promuove un aspetto collettivo e comunitario anche nel soddisfacimento dei bisogni individuali, dando vita a figure di sostegno e assistenza quali l’infermiere di comunità o la badante di condominio .

In tal senso, il progetto si inserisce in un ambito che sarà sempre più centrale negli anni a venire anche a fronte del continuo invecchiamento demografico della popolazione. È in questo quadro che i lavoratori e gli operatori nei servizi di cura rappresenteranno dei punti di riferimento centrali nelle comunità cittadine e familiari . Ancora, la lungimiranza del progetto è testimoniata dal fatto che il servizio non intende rivolgersi solamente a coloro che sono già nel bisogno e che necessitano di assistenza immediata, quanto piuttosto anche a coloro che si apprestano ad entrare in una fascia di età “critica” o che lo saranno nei prossimi anni.

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