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“Sei la Benvenuta”: il casting delle donne migranti

Articolo. Foto e video che raccontano un pomeriggio dove non sono mancati i sorrisi e ciascuna ha portato la propria verità umana. L’autentica Luccicanza di una Festa che sarà bellissima

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Il progetto “Sei la Benvenuta” di Eppen e L’Eco di Bergamo si concluderà l’8 marzo con la “Festa delle Luccicanze”. Una serata al Centro Congressi Giovanni XIII durante la quale le donne diventeranno attrici per una sera e racconteranno le storie di altre donne coinvolte in quel processo delicato eppure ricco di possibilità che è l’accoglienza.

Prima di questa serata però abbiamo organizzato dei casting di donne italiane e di donne migranti. I nostri casting non sono finalizzati alla selezione. Semplicemente chiediamo alle donne che vogliono partecipare alla Festa di trascorrere un po’ di tempo con noi e fare un piccolo provino davanti alla telecamera.

Già l’anno scorso per la “Festa della Donna a Teatro” – una sorta di antesignana della “Festa delle Luccicanze”, incentrata sulle storie di donne che hanno cambiato il mondo – sperimentammo l’idea del casting. La novità di quest’anno è che abbiamo coinvolto delle donne che sono migrate nel nostro Paese e oggi vivono qui.

Come sia andata lo potete facilmente intuire dai sorrisi dei video e delle fotografie che trovate qui sotto. Quello che però le immagini non dicono del tutto è l’umanità speciale di queste donne. Un modo di essere che riguarda la sensibilità, la dolcezza. Ma anche la dura scorza di chi ha sofferto e la fierezza di persone che dalla Thailandia, dal Marocco, dalla Nigeria, dall’Ucraina, dalla Bolivia hanno dovuto lasciare la loro casa, fare un bel po’ di chilometri, in certi casi rischiare la pelle, e arrivare in una città come Bergamo. Capace di accogliere con quella nostra tipica diffidenza bergamasca che spesso però si scioglie facilmente in un’umanità schiva ma di sostanza.

A queste donne, dinanzi a una telecamera con la semplicità di chi non è lì per cinque minuti di celebrità, abbiamo chiesto di completare l’hashtag di quest’anno, #casadolcecasa, con delle parole che ricordassero a loro che cosa è una casa. Cioè un luogo dove sentirsi protetti, a proprio agio, magari anche felici. Ecco, queste donne, che hanno vissuto più intensamente e pericolosamente di noi italiani benestanti (e a volte troppo lamentosi), ci hanno raccontato quasi tutte che oggi la loro casa è qui.

Vi sembra poco? Immaginate quanto una donna nigeriana, o dell’Est Europa, possa sentirsi sradicata in Italia, un posto con una cultura e una mentalità profondamente diverse da quelle di Lagos o Kiev. Eppure giorno per giorno ognuna di queste donne, giovani o adulte, malinconiche o esuberanti, sta cercando di mettere radici qui e ricostruirsi una vita. Bisogna avere una grande forza per farlo. Bisogna avere il coraggio di cedere qualcosa di sé e prendersi qualcosa d’altro, cioè superare le difficoltà, le incomprensioni, gli svantaggi, la radicale differenza. Con i loro sorrisi, il loro orgoglio, la loro vitalità timida o euforica, queste donne hanno insegnato qualcosa. E se alla fine ci hanno ringraziato per quelle poche ore passate insieme, in realtà siamo noi a dover ringraziare loro.

La fotogallery

I video

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