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#workinprogress: stage, una perdita di tempo o un’opportunità?

Articolo. I primi passi nel mondo del lavoro attraverso uno stage possono essere una modalità di sfruttamento da parte dell’azienda – e di certo i fatti di cronaca non mancano – o un’opportunità per fare esperienza, maturare competenze e soprattutto capire che cosa si vuole fare nella vita. Ma uno stage che si rispetti deve partire da un piano formativo

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Sempre più spesso sentiamo parlare delle difficoltà (o le abbiamo vissute noi per primi) che molti giovani riscontrano nell’approcciarsi al mondo del lavoro. Da dove iniziare per fare esperienza? Che lavoro fare? Come capire se questo o quel settore può essere interessante? Sono solo alcune delle domande che ci si pone una volta conclusi gli studi o, addirittura, mentre si è ancora sui libri.

In Italia, non è sempre facile riuscire a fare un po’ di pratica prima di stabilizzarsi in una azienda o in un qualsiasi altro contesto professionale. Uno degli esempi più noti è il classico annuncio di lavoro: «Cercasi giovane con esperienza maturata nel settore!». Ma come si fa ad essere giovani, magari neo-laureati o neo-diplomati, ed essere già in possesso delle capacità lavorative che solo l’esperienza sul campo può dare?

Una soluzione potrebbe essere quella di cogliere l’occasione per fare un periodo di stage, detto anche tirocinio. Una modalità di approccio al lavoro da parte dei giovani piuttosto diffusa nel nostro paese (2 milioni di tirocini attivati tra il 2014 e il 2019!), tanto che una testata online ha scelto di chiamarsi Repubblica degli Stagisti.

Il tema degli stage, tra l’altro, è recentemente tornato sulla cresta dell’onda con l’approvazione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione con la quale gli Stati membri sono stati invitati ad aggiungere alcune tutele agli stagisti come, ad esempio un piccolo rimborso spese per ogni esperienza di tirocinio.

Fare esperienza, maturare competenze

A questo proposito, sono noti a tutti gli abusi che spesso si fanno dello strumento – uno tra tutti, l’utilizzo dei tirocinanti per fare caffè. Perché alla parola stage non si associ necessariamente quella di “sfruttamento”, l’esperienza dev’essere ben costruita.

Ma che cos’è lo stage? Si tratta di un periodo di formazione e orientamento sul lavoro, della durata variabile da circa tre mesi fino anche a dodici mesi, che permette a chi lo fa di guardarsi intorno rispetto a quello che l’azienda può offrire per la propria crescita professionale. Vedere se quel tipo di lavoro può essere interessante, ma soprattutto scoprire i propri talenti.

In Italia, al momento, esistono due tipologie di stage. La prima riguarda i percorsi utili a conseguire CFU universitari o a svolgere il percorso di alternanza scuola-lavoro; la seconda, invece, è svincolata dall’iscrizione a un percorso di studi e serve a muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Tra i maggiori benefici dello stage vi è senz’altro quello di poter aggiungere qualche riga al CV per rendersi più attrattivi nei confronti dell’azienda dei propri sogni o, più semplicemente, per collocarsi meglio sul mercato del lavoro.

Anche se recentemente sono stati siglati i protocolli di sicurezza per chi svolge l’alternanza scuola-lavoro in tirocinio (piccolo passo in avanti), rimane ancora molto da fare sul tema degli abusi dello strumento, troppo spesso adoperato come lavoro a basso costo e non come iniziativa formativa.

Tuttavia, le ragioni per investire in un corretto svolgimento dello stage, prevedendo anche un rimborso spese come si sta discutendo in questi giorni sulla scia della Raccomandazione europea, sono da ricercare in particolare nel fatto che rappresenta un modo per mettersi in gioco e iniziare ad assaporare che cosa significa stare sul luogo di lavoro: sapersi relazionare con un capo, avere a che fare con dei colleghi, dover rispettare delle scadenze.

Non da ultimo, può essere un modo per “skillarsi” e farsi trovare un passo avanti rispetto agli altri, arricchendo la propria formazione, spesso fatta soltanto tra i banchi di scuola o di università, grazie al confronto con lavoratori esperti in modo totalmente pratico, maturando soprattutto quelle competenze trasversali tanto ricercate nel mondo del lavoro di oggi. Il riferimento è alla capacità di lavorare in gruppo, di dimostrarsi autonomi quando serve, di essere creativi. Tutti ingredienti indispensabili per via dell’incremento dell’importanza del “saperci fare con le persone” all’interno degli ambienti professionali.

Ogni studente farebbe quindi bene a rivolgersi alla propria segreteria didattica o al proprio centro di orientamento universitario per sapere quali annunci ci sono in bacheca, così da poter iniziare a fare un po’ di esperienza. A maggior ragione, partecipare a un percorso di stage organizzato dal proprio istituto rappresenta sicuramente un plus dal punto di vista formativo.

Il piano formativo. L’antidoto contro lo sfruttamento

Cercando un po’ di luce tra le numerose notizie di cronaca che ci narrano lo stage come un’esperienza di per sé negativa, è possibile apprendere alcuni trucchetti utili per verificare se si tratta di un percorso fatto bene o di uno stage da cui è meglio guardarsi. La prima cosa da ricordare è che non si tratta di lavoro vero e proprio, ma di formazione sul lavoro. Uno stagista, infatti, non può essere considerato alla stregua di ogni altro lavoratore, ma deve essere affiancato da un tutor formativo che lo supporti nel suo percorso e gli insegni il mestiere facendolo immergere nella quotidianità delle attività della azienda.

Per ogni stagista deve infatti esserci, oltre a un tutor formativo, anche un piano formativo che riporti la struttura del percorso che il giovane andrà a percorrere. La presenza di un piano qualità è quindi il primo passo per distinguere uno stage fatto bene da uno fatto male. Gli elementi principali a cui guardare sono le attività che si andranno a svolgere, le modalità di apprendimento (come verranno insegnate le cose) e le competenze che si andranno ad acquisire.

Anche per questo motivo, lo stage può essere svolto (per legge!) soltanto per lavori che necessitano di un minimo valore formativo e che siano quindi meritevoli di un passaggio di esperienza e competenze (tecniche o trasversali che siano) dal tutor formativo al proprio stagista.

Per concludere…

È sempre bene diffidare da chi dice che va tutto bene e da chi dice che va tutto male. Anche il tema degli stage, tanto discusso e bistrattato, merita di mettere in luce i propri punti di forza: si tratta di un percorso che permette a giovani studenti e a ex studenti di orientarsi ed avvicinarsi al mondo del lavoro.

Non solo per facilitare la ricerca di un’occupazione stabile, ma anche (e soprattutto) per capire quale lavoro si desidera fare. Lo stage, se fatto bene, è quindi una grande risorsa per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e prendere confidenza con i contesti professionali.

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