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Il “piacere di pensare” con i pomeriggi filosofici di Songavazzo

Articolo. Domenica 6 e 20 febbraio alla Casa dell’Artista: condividere riflessioni sulla vita, a partire da un libro. Per stare meglio con sé stessi e il mondo

Lettura 4 min.

“Songavazzo è un paese luminoso, non solo perché riceve il sole appena spunta. È luminoso perché fatto di gente generosa”. Grazia Milesi, 75 anni, la voce calda come le parole che pronuncia, mi accompagna al telefono in alta Val Seriana. Mi parla di Resistenza: da Songavazzo, che oggi conta 709 abitanti, provenivano il vicecomandante della 53esima Brigata Garibaldi, cinque o sei partigiani della Brigata, altri militanti di Giustizia e Libertà. Grazia ricorda il nome di un partigiano in particolare, Remo Zamboni: “il suo nome di battaglia era Giotto, perché era un pittore. Ha lasciato la sua casa al centro del paese, che ha la facciata tutta dipinta”.

Si respira ancora aria di cultura a Songavazzo. Basta fermarsi un poco presso la Cà di Leber, una casetta di tronchi di legno ricca di libri aperta 24 ore su 24, oppure visitare la Casa dell’Artista, in Via San Bartolomeo 3. Un edificio lasciato in dono da un benefattore, che l’amministrazione comunale ha destinato ad artisti, scrittori, registi (Marco Paolini tra gli ospiti illustri) che decidono di soggiornare alle pendici del massiccio della Presolana. Alla gratuita ospitalità che Songavazzo concede loro, gli artisti rispondono donando alla popolazione alcune delle loro opere, oppure tenendo un convegno culturale o una conferenza.

Da gennaio, una delle stanze della Casa dell’Artista si è trasformata in un “laboratorio filosofico popolare”, come lo definisce Oriana Bassani, consigliere comunale con delega alla cultura. “Pomeriggi filosofici con tè” è un ciclo di quattro appuntamenti basati su quattro libri che ha preso il via domenica 9 gennaio alle ore 15.45. Organizzati da Oriana Bassani e guidati da Grazia Milesi, professoressa di Lovere, gli incontri affrontano la filosofia non come un dovere, “ma come un piacere, da gustare insieme”. Ai partecipanti, si richiede solamente di raccontare e raccontarsi, dopo una breve lezione fatta dalla professoressa Milesi sul libro del giorno. Due gli incontri ancora in programma, il 6 febbraio, con “La vocazione terapeutica della filosofia” di Paolo Bartolini e il 20 febbraio con “Cuori pensanti” di Laura Boella.

Grazia Milesi: la filosofia per tutti

Per capire cosa spinge venti persone a ritrovarsi la domenica pomeriggio a parlare di filosofia ho fatto due chiacchiere con Grazia Milesi. Una persona innamorata, ancor più che di Parmenide e di Kant, dell’insegnamento. “È stata la conclusione dei miei studi all’Università Cattolica. Allora, vi insegnavano Gustavo Bontadini, esponente di spicco del movimento neotomista, ed Emanuele Severino, giovane ordinario, che presentava un punto di vista sulla filosofia nuovo: ci faceva vedere nel concreto come era possibile ragionare sui grandi maestri della filosofia, come Aristotele e Platone, e sul presente”. Era il 1968, un anno di cambiamento e di rivoluzioni, “per cui lo studio e la riflessione si saldava con l’impegno per la storia, con il desiderio di capire, e soprattutto con la conclusione che c’era una necessità del fare, per cambiare, che toccava tutti”.

Grazia Milesi sceglie di insegnare nelle scuole medie, da poco diventate scuole dell’obbligo. “Lo stare con i ragazzi mi ha sempre attirato moltissimo. Ho sempre insegnato di gran gusto e quando sono andata in pensione ho continuato a guardarmi in giro, ho trovato giovani e anziani interessati alla letteratura e della filosofia”. Prima dello scoppio della pandemia, Grazia si trova a tenere una serie di laboratori di scrittura e poesia, tra Lovere e Clusone. Incontra proprio in quest’occasione Oriana Bassani, consigliere di Songavazzo. Ne rimane colpita, tanto da definirla, al telefono, una persona vulcanica, capace di “coinvolgere le persone trascinandole nei suoi progetti che fanno le ricchezze di questo paese piccolo”.

Insieme ad Oriana, Grazia sceglie quattro testi, tutti disponibili nella rete del Sistema Bibliotecario Bergamasco , così da dare la possibilità ai partecipanti di prenderli in prestito prima o dopo la lezione. “Cosa si fa quando si fa filosofia?” di Rossella Fabbrichesi è il titolo del primo volume. Un libretto piccolo, di un centinaio di pagine, scelto oculatamente. “Questo libro mi ha aveva interessato perché è quello che penso”, spiega la professoressa: “nelle scuole non si insegna la filosofia, ma la storia della filosofia, che si accompagna alla storia della letteratura, della scienza. È un sapere come di seconda mano: si leggono testi già elaborati dai curatori delle varie storie, e si ripetono cose. È una specie di sapere passivo”.

Fare filosofia – su questo Grazia è molto chiara – non significa fare storia, per quanto conoscere i maestri sia fondamentale. “Non tutti hanno studiato abbastanza e chi non ha studiato non deve essere scoraggiato dal pensare. Gli uomini primitivi non leggevano, né guardavano film, eppure pensavano, partendo dalla propria vita, dalla propria quotidianità, guardando il cielo sopra la terra e quello che succedeva ai viventi”.

Uno sguardo “biografico”

La filosofia che propone Grazia è una filosofia per tutti. “Oltre alla formazione scolastica, alla cultura che può emergere durante gli incontri, c’è una fonte di ricchezza che è la vita personale”. Un’idea che la professoressa ha maturato dopo anni di insegnamento presso le scuole medie e di laboratori di poesia condotti con l’ Associazione Liberamente , progetto nato da un’esperienza di volontariato presso il Centro Diurno di Lovere. Quello che accomuna i suoi alunni, come accomuna i partecipanti ai Pomeriggi Filosofici, “non è l’età, né la provenienza, né la formazione culturale ma la vita, il vissuto che ciascuno di noi si porta dietro, insieme alla capacità di guardare con attenzione”.

Proprio questo sguardo filosofico sulla vita di ciascuno verrà usato nella lezione che Grazia terrà domenica 6 febbraio: seguendo il pensiero di Paolo Bartolini, “analizzeremo questo percorso biografico che aiuta a far emergere quei pensieri che aiutano a star bene, a crescere e trovare motivi di gioia e di solidarietà”. Perché la filosofia, secondo la professoressa Milesi, non è solo bella. Dare corpo al pensiero può aiutarci a fare del bene, a rendere più solida (e consapevole) la società di cui facciamo parte.

“La filosofia è un’attività sul pensiero, fatto con il piacere di pensare, non con il dovere di pensare. Ciascuno di noi può provare a essere filosofo per sé e per gli altri” continua Grazia come un fiume in piena. “Sono contraria all’idea di cultura come consumo del pensiero altrui (leggo un libro e resto muta, vedo un film e resto muta): si ascolta, si vede, si pensa e poi si elabora dentro di sé una qualche riflessione, una qualche conclusione e critica. Poi stare insieme diventa un esercizio filosofico, un esercizio di pensiero. Succede che le persone che non si conoscono alla fine trovano anche coraggio di parlare e spero anche di scrivere: la domenica scorsa, un ragazzo di nome Marco mi ha fatto vedere quello che aveva scritto… mi aspetto di vedere altre scritture”.

Ai pomeriggi filosofici partecipano giovani e anziani, uomini e donne (più donne, mi dice Grazia, forse perché “se gli uomini spesso sono socialmente ed economicamente soddisfatti di sé, le donne hanno più voglia di mettersi in gioco, di capire la volontà delle cose, e questo è profondamente filosofico e poetico”). Venti persone circa ad ogni incontro, quante la Casa dell’Artista può contenere in ottemperanza alle norme anti-contagio. Vengono dai paesi limitrofi, ma anche da Albino, da Bergamo. “Qualcuno non sapeva nemmeno dell’esistenza di Songavazzo” sorride Oriana Bassani, che invita coloro che volessero partecipare ai prossimi incontri (tutti gratuiti) a prenotarsi, con un messaggio al 335 5738167. Sorseggiando un tè “metaforico” (per quello vero si attende la fine dell’emergenza pandemica), si parlerà di Platone, Nietzsche, Parmenide. Ma anche (e soprattutto) di vita.

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