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Dalle piazze vuote alle piazze verdi. Al «Festival delle Foreste» un dialogo sulla città che cambia

Articolo. Il 19 novembre in Sala Consiliare a Bergamo ci sarà un incontro per immaginare insieme piazze più vive e più verdi, tra clima che cambia, nuove idee di socialità e scelte che possono trasformare la città che conosciamo

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(Foto Sergio Agazzi)

«L e piazze sono vuote, le piazze sono mute», cantava Vasco Brondi nel 2008, denunciando qualcosa che è valido anche oggi, 17 anni dopo: siamo sempre più concentrati su noi stessi, sul nostro piccolo mondo individuale, e sempre meno su quello che succede al di fuori. Ma è davvero così? A stare in mezzo al corteo che il 3 ottobre scorso ha sfilato per le vie del centro di Bergamo in solidarietà con la Global Sumud Flotilla , non si sarebbe detto. Piazza Matteotti, quella mattina, non era né vuota, né tantomeno muta.

Diecimila partecipanti (settemila la sera prima), tra studenti, lavoratori e associazioni, tutti insieme per chiedere libertà per la Palestina e la fine del genocidio a Gaza. Bloccato il casello dell’autostrada, bloccati i binari della stazione, bloccate le strade in cui il corteo si è fatto sentire. Le nostre piazze riescono, ancora oggi, ad avere ancora qualcosa da dire. E noi, cosa abbiamo da dire su di loro?

Se ne discuterà mercoledì 19 novembre dalle 14.30 nella Sala del Consiglio Comunale di Bergamo, in occasione del « Festival delle foreste », con il convegno «Piazze verdi - dialoghi sul clima e sullo spazio urbano» a cura dell’assessorato alla Transizione ecologica, Ambiente e Verde del Comune di Bergamo. Diego Colombo, giornalista, modererà l’intervento dei tre relatori chiave del convegno: Filippo Barbera (autore di «Le Piazze Vuote»), Ilaria Zilioli (Agenzia Spaziale Europea) ed Emanuele Garda (urbanista e docente dell’Università degli studi di Bergamo). L’obiettivo? Discutere del futuro delle nostre piazze. Insieme.

«Siamo tutti affascinati dai video di Parigi, dove la sindaca Anne Hidalgo sta rivoluzionando il tema delle piazze con vere riforestazioni urbane, togliendo le macchine dalle piazze e rimettendo il verde», racconta Oriana Ruzzini, assessora alla Transizione ecologica, Ambiente e Verde del Comune di Bergamo, mentre ricostruisce l’ispirazione che ha dato il via a questo incontro. Le riforestazioni a cui fa riferimento, sono, per esempio, quella di Place de l’Hôtel de Ville, dove, nel giugno di quest’anno, è stata inaugurata la terza foresta urbana, per un totale, nella piazza, di circa 49 alberi alti fino a 10-12 metri e oltre 20.000 piante e arbusti.

Per “rinfrescare” la città, infatti, il consiglio comunale di Parigi ha deciso di creare diverse foreste urbane in altrettanti luoghi unici della capitale francese. Il progetto prevede l’installazione di numerosi alberi adulti, arbusti e piante, selezionando specie resistenti ai cambiamenti climatici. L’obiettivo è anche quello di aumentare la biodiversità urbana e creare spazi vivibili per residenti e turisti: sono in programma almeno 120 nuovi progetti simili per i prossimi 10 anni. Di iniziative di piantumazione e messa a dimora di alberi è ricca anche l’edizione 2025 del «Festival cinematografico delle foreste», organizzato dall’associazione Montagna Italia e dedicato alla conoscenza e alla scoperta delle foreste del mondo. Proiezioni di film, convegni, iniziative con le scuole: il programma è ricco e ruota attorno alla Giornata Nazionale degli Alberi, il 21 novembre.

«Si tratta di un’iniziativa che portiamo avanti da anni», spiega Ruzzini: «è sia una rassegna cinematografica sia un insieme di incontri di approfondimento e di azioni di messa a dimora di alberi in diverse aree verdi bergamasche. Ogni anno c’è un convegno su temi tecnici con il patrocinio degli Ordini professionali, a cui però cerchiamo sempre di dare anche un taglio politico». «L’obiettivo», continua, «è quello di elaborare insieme una visione di città condivisa. L’anno scorso parlavamo di “città verde”: politiche, buone prassi, e così via. Quest’anno abbiamo stretto il campo sulla dimensione della piazza». Le aree tematiche che verranno esplorate, riguardo alle piazze, sono principalmente tre: l’area culturale, quella architettonica e quella climatica.

L’aspetto architettonico-urbanistico è quello che, nella quotidianità dell’amministrazione comunale, suscita il maggior dibattito. Ruzzini porta l’esempio dei lavori in corso in Piazza Angelini (Città Alta). In breve, si tratta di interventi per ridisegnare uno spazio che ora è usato dai residenti come parcheggio, introducendo un’area verde con dieci alberi interrati ad alto fusto. «È nato presto un conflitto con i cittadini che usano la piazza come parcheggio e, parallelamente, con la Sovrintendenza per gli aspetti legati all’assetto storico, architettonico e paesaggistico della piazza», riassume Ruzzini. «Lo spazio urbano, in casi come questo, può diventare un tema divisivo e noi non vorremmo che lo fosse».

La macrogestione degli spazi verdi, a Bergamo, si basa oggi anche sui dati satellitari e anche di questo si parlerà al convegno, dove sarà presente Ilaria Zilioli, legal officer dell’Agenzia Spaziale Europea. È proprio con l’Agenzia che il Comune ha un accordo «per il controllo delle isole di calore e dello stato di salute delle zone verdi tramite i dati satellitari . Si tratta di open data, a cui chiunque ha accesso: l’amministrazione può sfruttarli per scegliere, per esempio, dove depavimentare, dove riforestare, dove realizzare un viale alberato». A Eppen Ilaria Zilioli aveva raccontato tempo fa l’importanza di un progetto come questo al fine di «favorire la manutenzione, la salvaguardia e la progettazione delle aree verdi, riunendo amministrazioni di città pubbliche, esperti di botanica e foreste, istituti di ricerca e anche gli attori attenti al settore della progettazione, della costruzione e della manutenzione urbana».

«Una città più verde è una città più sana», aveva riassunto, «dove le persone possono vivere e lavorare meglio. La qualità della vita dipenderà sempre di più da come le nostre città si evolveranno. Dunque portare la natura nelle aree urbane, poterla monitorare, anche incorporando corridoi verdi nelle strade, aumenterà la qualità dell’aria, il benessere, la sicurezza e la prosperità delle nostre città». Il principale beneficio delle aree verdi in città è, infatti, il contrasto all’isola di calore, specialmente nelle zone a più alta urbanizzazione, dove depavimentare e aumentare il drenaggio del suolo è di fondamentale importanza.

Proprio di questo parlerà, al convegno, Emanuele Garda, professore in Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienze applicate dell’Università degli studi di Bergamo, che tempo fa è stato anche curatore della mostra «De-PavimentiamoCI». «C’è una serie di sfide davanti a noi», aveva affermato, nello spiegare l’importanza della depavimentazione nelle aree urbane, oggetto della mostra: «la crisi ambientale, la crisi sanitaria, la crisi sociale. Tutte queste sfide le possiamo trattare attraverso il ripensamento degli spazi urbani». Il punto di partenza, ipotizzava, poteva essere proprio «fronteggiare l’isola di calore urbana e il rischio della perdita di biodiversità, entrambi possibili attraverso la rigenerazione del suolo». «Bergamo ha un rapporto aperto con gli spazi verdi, che convivono con gli spazi edificati», aveva riconosciuto, «ma questo equilibrio può essere rafforzato, portando tra l’altro effetti benefici sulla salute degli individui».

Gli individui e il loro benessere sono al centro anche del terzo pilastro di questo convegno, quello culturale e sociale: avere, in città, come riassume Ruzzini «piazze davvero vissute, con le persone che si ritrovano sulle panchine e sui tavoli, senza dove pagare, senza essere obbligati a consumare». Ruzzini riconosce anche che però spesso questo può portare a conflitti, tra «chi si aspetta il silenzio dalle 23 e chi vuole una crescita della città, con eventi e musica e raduni nelle piazze. Un equilibrio tra questi fattori non è facile da stabilire, ma un momento di confronto come l’incontro di mercoledì può aiutarci a comprendere meglio cosa vogliamo e in che termini». Dell’aspetto sociale, all’incontro, parlerà Filippo Barbera, professore Ordinario di Sociologia Economica dell’Università di Torino e autore del libro «Le piazze vuote» (ed. Laterza).

«Il tema», riassume Ruzzini, «verrà sviscerato dalla prospettiva delle dinamiche sociali e di come si usa oggi lo spazio urbano. Viviamo in una società atomizzata che ci vuole tutti soli e in casa: la domanda che vogliamo porci è come recuperare la socialità. E la riposta può arrivare proprio dalle piazze».

Nel suo libro, Barbera parla della «perdita del punto di incontro tra la discussione civile (che le persone dovrebbero sempre fare sulle loro condizioni, su quelle del loro ambiente di vita e sul futuro) e lo spazio fisico dove questa discussione si può concretizzare»: le piazze, appunto. Se le piazze, sia come spazio fisico che simbolico, sono messe a rischio, «si dissolve e immiserisce la discussione pubblica, il progetto politico». Dobbiamo invece trovare modi per invertire la tendenza: «Le piazze vuote ci attendono per tornare a essere pienamente cittadini capaci di fare domande».

Al termine degli interventi il Comune presenterà, come spiega Ruzzini, «il progetto “Strade verdi” di Regione Lombardia, che propone finanziamenti per spingere sulla trasformazione dello spazio urbano e renderlo più naturale, con maggiore respiro verde e maggiore qualità della vita. Un piccolo esempio come con un investimento relativamente contenuto si possa modificare un luogo e cambiare i destini di chi lo vive». Tutto l’incontro sarà incentrato sulla necessità del dialogo: «in una città che cambia dal punto di vista sociale e in un mondo che cambia dal punto di vista climatico, la visione urbanistica deve nascere da un dialogo tra tutti i portatori d’interesse ».

«L’idea è che dovremmo vederci un ecosistema, nello spazio urbano. E dovremmo ripensarlo in un’ottica il più possibile naturale», conclude Ruzzini. «La piazza è l’epicentro di tutto questo, perché contiene l’elemento verde e l’elemento di incontro sociale che possono renderci una società più giusta e più equa. Le piazze sono luoghi di democrazia e dobbiamo tornare a viverle come tali ».