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La spesa alla spina di Negozio Leggero è una piccola rivoluzione

Articolo. Una catena di franchising che bandisce confezioni e contenitori in plastica a favore del ritorno ai prodotti sfusi. Una soluzione che fa bene all’ambiente, all’anima e anche al portafoglio

Lettura 4 min.
(Marta Belotti)

La spesa alla spina, come una volta. Via plastic bag, confezioni e buste in plastica per ritornare all’atmosfera dei negozi di quartiere del passato, dove si compravano prodotti sfusi, magari portando sacchetti di tela e scatole riutilizzabili direttamente da casa. Del resto, non sempre tornare sui propri passi è sbagliato. Anzi talvolta può rivelarsi una soluzione vincente. E laddove la Grande Distribuzione ha fallito, ecco che il franchising di Negozio Leggero propone un rimedio.

Quella di Negozio Leggero è infatti di una catena nata nel 2009 a Torino che ha fatto della “spesa leggera” il suo must. Presso i centri del marchio è possibile comprare prodotti sfusi con il vuoto a rendere, portando confezioni proprie oppure (se si è di passaggio) procurandosi sacchetti rigorosamente plastic free direttamente in loco.

Al Negozio Leggero è possibile trovare un po’ di tutto: dagli alimentari all’igiene personale, passando per i prodotti della prima colazione, spezie, tè e tisane, farine, vini, caramelle, caffè, detergenti, pasta, detersivi, saponi, legumi e perfino cosmetici.

Un ripensamento della vendita orientata all’annullamento degli sprechi e che in questi tempi di attenzione al pianeta suona ancora più accattivante. Tanto più che per fare la propria spesa leggera non è necessario andare lontano: uno dei quindici centri sparsi tra l’Italia, la Francia e la Svizzera si trova infatti a Bergamo.

Qui lavorano Sara e Claudia, che ci hanno spiegato un po’ come funziona il sistema e su quali principi si fonda.

Confezioni

Come abbiamo detto, come per gli altri centri della catena i prodotti venduti presso il Negozio Leggero di via Don Luigi Palazzolo 11 di Bergamo sono sfusi.

Se le confezioni in plastica sono bandite, per portare via i propri prodotti si può usare qualsiasi mezzo: “Barattoli di vetro, sacchetti di stoffa, molte persone recuperano vecchie federe o sacchetti di carta presi dal fruttivendolo o scatole di latta. Noi togliamo la tara del contenitore e pesiamo solo il prodotto, in modo che si paghi esclusivamente ciò che davvero si acquista”. E per chi fosse solo di passaggio nessun problema: “Se non si hanno contenitori si può prendere un sacchetto in negozio. È un’idea sia per ridurre i rifiuti degli imballaggi sia per evitare gli sprechi alimentari”.

Il vantaggio è anche quello di poter acquistare la quantità desiderata evitando quindi monoporzioni o confezioni troppo grandi che non si riuscirebbero a consumare in tempo: una soluzione ottimale per studenti fuorisede, coppie, ma anche famiglie numerose.

Conservazione

I prodotti serviti sono perlopiù secchi (cereali, pasta, farine, legumi e così via) e, al di fuori delle uova, di fresco non c’è nulla. Il che significa che la maggior parte degli alimentari serviti “ha periodi di conservazione molto lunghi con scadenze di mesi o anni. Quindi non c’è il problema della conservazione”.

Tuttavia per la parte cosmetica (saponi, creme viso e corpo, cosmetici e così via) vigono leggi piuttosto strette. In questo caso il prodotto non può infatti essere venduto sfuso: “Per questioni igienico sanitarie legate al momento dell’apertura adottiamo il metodo del vuoto a rendere, per cui vendiamo confezioni in vetro sigillate che se riportate danno diritto a uno sconto di 50 centesimi su un acquisto di pari quantità. Poi le confezioni restituite vengono mandate in sede e igienizzate”.

Qualità e risparmio

A ringraziare non è solo l’ambiente, ma anche il portafoglio: “A parità di qualità con lo sfuso si risparmia sempre. Se facciamo il confronto con altri prodotti biologici c’è un bella differenza di prezzo. Poi dipende molto dal prodotto e dal metodo di conservazione: ad esempio con la farina c’è un risparmio minore rispetto alle spezie”.

L’aspetto economico tuttavia non influisce in negativo sulla qualità, anzi. Tra i più di 1500 prodotti serviti talvolta si affacciano periodicamente new entry selezionate dall’Ente di Ricerca Ecologos: “C’è una gamma di prodotti sempre rinnovata, la sede centrale nasce come sede di ricerca prima ancora che come filiera commerciale. La selezione viene fatta con produttori medio-piccoli escludendo prodotti industriali”. Così fra i rifornitori si contano per lo più piccoli produttori o pastifici artigianali. Una scelta che punta sia sulla qualità finale che sulla filiera: “Si cercano eccellenze locali che abbiano un occhio di riguardo sia sui prodotti che sui lavoratori. Quindi l’attenzione è a tuttotondo”.

Servizio e fidelizzazione

Il Negozio Leggero di Bergamo ha da poco compiuto quattro anni. E se i prodotti sfusi nei supermercati si sono rivelati una meteora, per la catena di franchising sembra invece essersi rivelata una soluzione vincente. Quando chiediamo spiegazioni a Claudia e Sara tutto torna: “Qui abbiamo una vendita assistita che mancava nella grande distribuzione. Il self-service in quel caso provocava una grande confusione: molti mangiavano i prodotti in loco o abbandonavano flaconi mezzi pieni per il negozio. Qui invece ovviamo a questo problema perché c’è un contatto diretto con il cliente: possiamo confrontarci su questioni ambientali e relative al consumo, dare e ricevere consigli”.

Il negozio inoltre conta su una clientela fissa e fidelizzata: “C’è un rapporto più personale tipico dei negozi di quartiere. Per i dettagli sulle preparazioni mettiamo dei cartellini con le informazioni oppure li scriviamo direttamente a mano”. Tanto che alcuni clienti quando arrivano al negozio hanno già vasi e confezioni dedicate: lasciano i loro sacchetti e tornano a ritirarli una volta riempiti.

Da settembre è inoltre attivo anche il nuovo servizio online: grazie allo shop digitale è possibile ordinare centinaia di prodotti direttamente da casa.

Ecologia e corsi

Sempre più gente sceglie Negozio Leggero per i suoi acquisti. E la gamma di clienti comprende persone di tutte le età e con motivazioni anche molto diverse.

Se tra le persone mature prevale una scelta dettata dalla vicinanza del negozio e il rapporto diretto con il venditore, tra i giovani e giovanissimi prevale la componente green: “La maggior parte dei nostri clienti sono studenti fuorisede e universitari. Ma alcuni frequentano addirittura le scuole medie: ragazzi che magari hanno partecipato a giornate di sensibilizzazione dedicate alle tematiche ambientali, si sono interessati, hanno fatto ricerca e alla fine hanno portato anche le loro mamme in negozio”.

Una gamma di prodotti che strizza l’occhio anche ai vegetariani e vegani: “Tutti i prodotti cosmetici e igienici sono senza derivati di sintesi, senza derivati animali e non sono testati su animali. La maggior parte dei generi alimentari sono vegani, fatta eccezione per le uova e il miele ovviamente”.

Al di là della spesa c’è dunque un contesto etico. E a questo si unisce anche una promozione del fai-da-te attraverso corsi e incontri: “Abbiamo appuntamenti a cadenza mensile, con due pause nel periodo natalizio ed estivo. Ne abbiamo fatti molti dedicati all‘ecocosmesi con erboriste, insegnanti di yoga, e abbiamo trattato di cucina naturale, trucchi e vari generi. Riprenderemo a gennaio”.

I corsi, la qualità dei prodotti, la simpatia e la disponibilità di Sara e Claudia sono i punti di forza del Negozio Leggero di Bergamo. Durare quattro anni nel mezzo di tanti (troppi?) megastore a carattere gdo è un ottimo risultato e un segno importante: la sensibilità green del pubblico cresce e insieme ad essa il peso ecologico delle nostre scelte d’acquisto. C’è una piccola rivoluzione in corso. Ovviamente leggera.

Sito Negozio Leggero