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«Ma come fan presto, amore, ad appassire le rose». Guida floreale al mese di maggio

Articolo. Maggio è il mese delle rose e la religione cristiana, con la sua pratica del rosario, ce lo insegna. Quale occasione migliore per scavare in profondità nella vita (una vita lunga 35 milioni di anni) della “regina dei fiori”?

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«Vorrei dirti ora le stesse cose. Ma come fan presto, amore, ad appassire le rose. Così per noi». Mentre le rose di De André appassiscono fisicamente velocemente, le sue parole, come i grandi amori, restano. Quando una rosa appassisce altre mille sbocciano, sono sbocciate e sbocceranno.

Nei secoli, le rose sono state simbolo di amore, bellezza, guerra e politica. Questo straordinario fiore ha, secondo le prove fossili, 35 milioni di anni. In natura, il genere «rosa» conta circa 150 specie diffuse in tutto l’emisfero settentrionale, dall’Alaska al Messico, compresa l’Africa settentrionale. La coltivazione in giardino invece è iniziata circa 5.000 anni fa, probabilmente in Cina.

Una storia lunga e colorata

Durante il periodo romano, le rose erano ampiamente coltivate in Medio Oriente. Erano usate come coriandoli durante le celebrazioni, per scopi medicinali e come fonte di profumo. Si credeva che Cupido avesse regalato una rosa ad Arpocrate – un dio egizio che per i Greci e i Romani simboleggiava il silenzio – in cambio di mantenere segrete le vicende amorose di sua madre, Venere. Da qui il termine latino sub rosa, usato ancora oggi per richiedere il silenzio su argomenti discussi in privato. La nobiltà romana progettò grandi roseti pubblici a sud di Roma e istituì la Rosalia, una stravagante festa delle rose che si teneva ogni anno nell’antica Roma per celebrare gli dèi e i defunti.

Durante il XV secolo, la rosa fu invece usata come simbolo per le fazioni che combattevano per il controllo dell’Inghilterra. La rosa bianca simboleggiava York e la rosa rossa simboleggiava Lancaster, di conseguenza il conflitto divenne noto come la «Guerra delle due rose». Le rose erano così richieste durante il diciassettesimo secolo che i reali consideravano le rose o l’acqua di rose come corso legale, e venivano spesso usate come baratto e per pagamenti. Persino la moglie di Napoleone, Josephine, piantò una vasta collezione di rose a Chateau de Malmaison, una tenuta sette miglia a ovest di Parigi nel 1800. Questo giardino divenne l’ambientazione del lavoro di Pierre Joseph Redoute come illustratore botanico. Nel 1824 completò la sua raccolta di acquerelli «Les Rose», che è ancora considerata uno dei migliori documenti di illustrazione botanica.

Fu solo alla fine del XVIII secolo che le rose coltivate furono introdotte in Europa dalla Cina. La maggior parte delle rose moderne può essere fatta risalire a questa discendenza. Da subito, queste piante suscitarono grande interesse per gli ibridatori, ponendo le basi per il lavoro di allevamento con rose autoctone da selezionare per la loro robustezza e una lunga stagione di fioritura.

Negli ultimi due secoli, le rose sono comparse ovunque: nell’arte degli impressionisti, contemplatori della natura per antonomasia, in quella di Van Gogh e Klimt, il cui bacio non sarebbe tale senza i fiori che spiccano nello sfondo dorato. Per non parlare della poesia: «rosa» fa rima con qualsiasi cosa. La popolarità delle rose non è tramontata neanche oggi. Anzi, gli agronomi e i giardinieri si stanno rendendo conto di come le rose antiche si adattino allo stile di vita frenetico contemporaneo, perché non sono così esigenti per quanto riguarda il controllo delle malattie, offrono un’eccellente qualità floreale, resistenza invernale e non sono mai trasandate o fuori posto, in quanto regine dei fiori.

Le rose e il rosario

Non si può parlare di rose nel mese di maggio senza fare riferimento alla Madonna . Papa Benedetto XVI affermò: «Ella [Maria] è infatti il fiore più bello che si sia dischiuso dalla Creazione, la rosa che è apparsa nella pienezza dei tempi quando Dio, inviando il Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera».

In che modo Maria è diventata la Rosa Mistica, il fiore scelto, delicato, perfetto della creazione spirituale di Dio? Innanzitutto, non dimentichiamoci che anche la Bibbia è, in un certo senso, “green”. Sin dalla Genesi, infatti, passando per i Salmi, fino ad arrivare a Lettere e Vangeli, il testo sacro fa uso della figura del giardino per parlare del Cielo e dei suoi beati abitanti.

Queste associazioni naturali si concretizzano ulteriormente nella pratica del rosario. Una pratica risalente al XIII secolo, ma che sicuramente pone le sue radici nella cultura ebraica, in cui la componente della ripetizione orale è fondamentale per creare un doveroso misticismo. Durante il Basso Medioevo, anche le rose cominciarono a rappresentare le preghiere, specialmente le Ave offerte a Maria, in quella preghiera meditativa che poi fu chiamata «rosario», cioè raccolta di rose. Si usava infatti mettere una corona di rose sulle statue della Vergine; queste rose erano simbolo delle preghiere “belle” e “profumate”. Alcuni grani del rosario sono stati persino realizzati a forma di rosa per rafforzare il significato.

Fare ordine

Dal caos di una storia colorata siamo passati al misticismo, e ora facciamo un po’ d’ordine e di sana catalogazione botanica. La World Federation of Rose Companies distingue le rose in tre grandi gruppi: rose botaniche, antiche e moderne.

Le rose botaniche crescono spontanee in natura, ma quasi sempre sono non rifiorenti. La più celebre nel nostro paese è la rosa canina, famosa per la cospicua produzione di un frutto, il cinorrodo, ricco di vitamina C. Le rose antiche invece sono quelle coltivate già prima della comparsa delle varietà ibride di Tea, cioè prima del 1867. Si tratta di arbusti semplici da coltivare, che possono resistere paradossalmente sia a temperature molto fredde, sia a temperature molto calde. La classificazione delle rose antiche distingue tra rose non rifiorenti e rifiorenti. Inoltre, le diverse varietà si distinguono in base al portamento, a cespuglio o rampicante.

Infine, le rose moderne sono tantissime e tutte rifiorenti, grazie ad anni ed anni di esperimenti botanici di ibridazione, in cui tra l’altro noi italiani siamo famosissimi. Ne esistono due sottovarietà: a grandi fiori e paesaggistiche. Le prime sono perfette per chi cerca rose profumate, rifiorenti e in una vastissima gamma di colori. Queste rose sono caratterizzate da fiori a doppi petali, che fioriscono da marzo a ottobre. Le seconde sono caratterizzate invece da fiori piccoli e con pochi petali, tutte rifiorenti e nella maggior parte dei casi autopulenti. Ciò significa che, una volta caduto il fiore, la pianta riparte con una nuova fioritura, senza bisogno di interventi di potatura. La scarsa manutenzione richiesta e la naturale resistenza le rende il regalo perfetto per i pollici neri alle prime armi col giardinaggio. Anche le tipologie paesaggistiche sono ulteriormente classificate in base al portamento della pianta, arbustivo o tappezzante.

La fatica per l’anima

La bellezza sublime delle rose sta nel periodo di fioritura nei giardini a maggio, e ancor più nei roseti. Eppure, per curare l’anima con momenti mistici a base di rose, occorre fare fatica e sporcarsi le mani con la terra. Molti rinunciano a coltivare le rose perché intimoriti dalla loro delicatezza. In realtà, la rosa è assai rustica e resistente, si adatta a quasi tutti i tipi di terreno e con piccoli accorgimenti chiunque può veder fiorire il suo roseto.

Il periodo migliore per piantare le rose è la fine dell’inverno, dopo la caduta delle foglie. In generale, qualsiasi pianta di rose ha bisogno di un terreno che riceve piena luce solare, una buona circolazione dell’aria e che sia ben drenato e allo stesso tempo ricco di materia organica. Le rose dovrebbero ricevere almeno sei ore di sole al giorno. Il sole mattutino in particolare aiuta ad asciugare le foglie più velocemente, riducendo il rischio di malattie. L’ombra nel pomeriggio è un vantaggio, poiché aiuta a prolungare la qualità dei fiori. Una regola pratica generale suggerisce che le rose dovrebbero essere piantate a una distanza di circa due terzi dell’altezza prevista. Uno spazio sufficiente tra le piante consente una buona circolazione dell’aria, un ottimo primo passo nel controllo delle malattie.

Le rose si comportano meglio con un’umidità del suolo uniforme durante tutta la stagione di crescita. La quantità e la frequenza di irrigazione dipendono dal tipo di terreno, che sia più sabbioso argilloso. L’uso del pacciame intorno alle rose per aiutare a trattenere l’umidità del suolo è una pratica altamente incoraggiata. Il pacciame aiuterà anche a mantenere il terreno fresco e a ritardare la crescita delle erbe infestanti.

Per mantenere rose forti e sane, è importante stabilire un programma di fertilizzazione annuale, che varia a seconda dei tipi di rose coltivate. Si parla di concimazione organica quando vengono utilizzati composti organici in grado di apportare al terreno tutti gli elementi nutrizionali necessari per la crescita e lo sviluppo delle rose. Questo tipo di concime si utilizza in inverno, quando la pianta è in fase di riposo vegetativo. La concimazione minerale, invece, prevede l’utilizzo di composti non organici costituiti da uno o più elementi chimici. Va effettuata in primavera, poco prima della ripresa vegetativa e a fine fioritura, in autunno. In entrambi i casi, occorre utilizzare concimi a lenta sessione.

Come facciamo noi esseri umani, questi arbusti intelligenti dimostrano la carenza di una o più componenti minerali con dei segnali o sintomi, tra cui la scarsa fioritura o l’ingiallimento o imbrunimento delle foglie.
La potatura è un’operazione semplice ma fondamentale per armonizzare crescita e riproduzione della pianta, eliminare rami secchi, vecchi o deformi e così stimolare la formazione e la crescita di nuovi germogli. Ci sono tre occasioni in cui è opportuno potare le rose: all’impianto, durante il riposo vegetativo e durante lo sviluppo vegetativo. Mai potare le rose in autunno, poiché si corre il rischio di esporre i nuovi germogli al rischio di gelate, bloccandone lo sviluppo e la crescita. Genericamente ci sono due tecniche di potatura: quella lunga, che consiste nel tagliare una buona parte del ramo, o quella corta, per cui basta tagliare solo poche gemme.

Per concludere in maniera allegra, veniamo all’aspetto più temuto di questa indagine sulle rose: le malattie. Gli insetti, in particolare gli afidi, sono il nostro principale nemico: attaccano i germogli indebolendo a lungo termine tutta la pianta. Per combattere questi infidi nemici è importante usare prodotti a basso impatto ambientale, rivolgendosi preferibilmente ad esperti o cercare di innestare insetti ausiliari come le coccinelle o larve. Le stesse pratiche, con componenti chimiche diverse o potature in extremis, sono consigliabili anche per altre patologie e insetti come il ragnetto rosso, l’Argide della rosa, il famigerato nemico Oziorrinco e il Virus mosaico. Come per gli esseri umani, bastano poche cure, amore e pazienza per sprigionare profumata bellezza anche dai terreni più aridi e vivere ogni anno in attesa del mistico maggio delle rose.