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Gaia Petra Sana, perché una nuvola illustrata può anche trasformarsi in coccodrillo

Articolo. Natura e animali i soggetti preferiti, i colori «brillanti, ma scuri». 27 anni, Gaia sogna di riempire di disegni i libri per l’infanzia. Già uno c’è, ed è «Brif Bruf Braf» di Gianni Rodari, pubblicato a ottobre 2021 da Edizioni El

Lettura 5 min.
Una pagina di Brif Bruf Braf (Illustrazione di Gaia Petra Sana)

La incontro passeggiando tra gli stand del Factory Market di Alzano Lombardo, mentre cerco di fare spazio nella mia borsa di tela già ricca di acquisti. Gaia ha gli occhi grandi, azzurri, forse un po’ intimoriti quando la osservo per la prima volta. Mi dà l’idea di essere più a suo agio quando disegna che quando presenta al pubblico le sue creazioni. Sul suo stand spiccano libretti illustrati, Porta San Giacomo dipinta in cartolina, un poster ripiegato in quattro e chiuso con uno spago, dedicato a dieci uccellini d’Italia. A Gaia chiedo di vendermi il poster e di lasciarmi un numero di telefono.

Questo racconto nasce così, con una chiamata e un invito in Città Alta. Gaia Petra Sana, 27 anni, ha ricavato il suo studio di illustratrice nell’appartamento dove vive, un bellissimo edificio affacciato sulla Fara. Il profumo di legno si mischia a quello dell’inchiostro, mentre salgo le scale a chiocciola e scorro con gli occhi gli innumerevoli albi sugli scaffali, i recipienti in latta traboccanti pennelli, matite, pennarelli colorati.

“Pendolando” tra un’illustrazione e l’altra

Una tazzina di caffè zuccherato sul tavolo, lo sketch book aperto. Gaia parla lentamente, mentre le chiedo di partire dall’inizio. «Ho sempre avuto la passione per il disegno, anche alle medie disegnavo sempre io le locandine degli eventi – i miei compagni dicevano “c’è Gaia, ci pensa lei!”. Anche la scelta del liceo artistico, il Manzù di Bergamo, è venuta naturale». Se la strada verso il mondo dell’arte è già tracciata, quella per l’illustrazione è ancora un sentiero da imboccare. «Ho deciso di frequentare l’Accademia di Brera, con indirizzo pittorico, lo stesso che avevo seguito all’artistico. Ho sperimentato molto con la pittura, anche se sentivo che non era proprio quello che volevo fare. Mi piace tuttora dipingere ma non era tutto… anche perché Brera è molto libera: tendevo un po’ a perdermi».

Nel 2018, Gaia scopre che a Macerata esiste una scuola, Ars in Fabula, che organizza un corso di illustrazione per principianti. Sei mesi, un weekend al mese. «Stavo ancora studiando a Brera, ma mi sono detta “vado”. Ricordo che prendevo il treno, ci mettevo circa 8 ore… partivo il giovedì, si studiava il venerdì, sabato e domenica mattina. Con le indicazioni degli insegnanti potevamo creare un vero e proprio libro illustrato, ogni mese arrivava un illustratore diverso del panorama contemporaneo. Poi a Macerata ci sono tante librerie con una grande selezione di albi… e senza contare quanti studenti arrivavano da tutta Italia!».

Una volta completato il corso e fatta sua la vocazione per il “mondo a schizzi”, Gaia si iscrive al MiMaster di Milano, un master semestrale di illustrazione editoriale. «È stato bellissimo. Ogni settimana il problema da affrontare cambiava, così come il disegno da creare: ci si concentrava sul mondo del libro gioco, la volta successiva sull’illustrazione per un articolo di cronaca. Ho provato anche il disegno digitale, tenendo però la parte manuale per i contorni: disegnavo il personaggio, la scena con la matita, poi scansionavo e coloravo il tutto il digitale».

Storie di dieci uccellini

Arriva il momento di tirare le somme. Di capire, nel mondo del disegno, che direzione precisa imboccare. I soggetti già ci sono: paesaggi, natura e soprattutto gli animali. Nata a Treviglio, ma cresciuta a Pontida, «in una casa vicino al Monte Canto, nel verde», Gaia arricchisce il suo portfolio di cani, volpi, gatti, lumache.

Apre una pagina Instagram, che le serve non solo per farsi conoscere, ma anche per dare una prima forma ai progetti in corso e un punto a quelli che restavano incompiuti. «Il progetto più bello che ho fatto e che più mi soddisfa è stato un libretto dedicato a “Dieci uccellini d’Italia”, da cui è nato anche il poster. È arrivato un po’ da solo: all’inizio dell’anno, volevo fare qualcosa su Instagram, per cui ogni fine settimana postavo dei disegni di un passerotto, di un cinciallegra, di un altro uccellino, con relative spiegazioni su quanto è grande, cosa mangia, cosa fa. Dopo dieci settimane, mi sono detta “Ho un sacco di storie e informazioni, perché non farci un piccolo libretto?”. E così ho fatto. Prima la versione in inglese – non chiedermi il perché –, poi in italiano. L’ho inserito nel portfolio, l’ho mandato a Edizioni El e mi hanno risposto: “vuoi fare un libro con noi?”»

Sbagliando… si creano navi

«Brif Bruf Braf» è il primo libro illustrato per l’infanzia che Gaia pubblica con una casa editrice. Una storia di Gianni Rodari, tra le più note della raccolta «Favole al Telefono». Io ne ricordo le parole, Gaia mi mostra le immagini – sul libro, ancora fresco di stampa (parliamo di ottobre 2021), e sullo storyboard, che ne raccoglie le prime fatiche.

«Mi hanno dato quasi carta bianca: “fai tu, senza rappresentare per forza quello che c’era scritto nella storia”, quindi ho preso la palla al balzo e ho disegnato degli animali, anche se nella storia non ci sono. Ho fatto queste nuvole un po’ ricciole, poi ho detto “Ma questa sembra la silhouette di un coccodrillo!”». È l’imprevedibilità a regolare il disegno di Gaia, un disegno che nasce mentre l’illustratrice lo fa, senza un vero schema in mente.

Tra le pagine, e le tavole che Gaia mi mostra, non vedo contorni a matita. Colori, tanti, soprattutto scuri. «Il mio passato pittorico influisce tantissimo perché non faccio quasi mai il disegno a matita prima. Il mio approccio solitamente è dipingere subito, con l’acquerello. Mi trovo meglio a usare subito lo strumento pittorico per immaginare una scena». Quando si sbaglia, con la pittura, non c’è possibilità di cancellare. «In realtà, lo sbaglio non mi interessa perché posso rifarlo il disegno… oppure cerco di interpretare quello sbaglio e farlo diventare qualcos’altro. Magari una macchia può diventare la porta di una casa… Anche se disegno a matita cerco di non usare la gomma, di capire dove ho sbagliato, e cosa magari quell’errore può diventare».

L’esempio che la mia interlocutrice mi sottopone viene proprio da una pagina di «Brif Bruf Braf»: «avevo disegnato una cosa che non mi piaceva, così ho ritagliato la nuvola su un altro cartoncino, l’ho appiccicata e ci ho messo poi una nave sopra. Quindi ho messo la “pezza” sulla parte che ho sbagliato e ho creato questa nuova sezione dove hanno messo anche il testo».

Parole, immagini, albi illustrati

Mi chiedo quale sia, in un albo illustrato, il rapporto tra immagini e parole. Le parole che, da giornalista e lettrice, cerco immediatamente prendendo in mano un volume. «Di solito c’è sempre una storia sotto. L’autore crea la storia e l’illustratore poi si occupa delle immagini. Nel caso di «Brif Bruf Braf», Gianni Rodari è l’autore, e io ho illustrato la storia… a volte accade il contrario, anche se non è così diffuso. Succede spesso che un illustratore crei un albo con le sue illustrazioni e le sue parole».

Di certo, Gaia sa come giudicare un libro per la sua copertina. Il problema è che nella maggior parte delle librerie, gli albi vengono sistemati sugli scaffali nello stesso modo in cui vengono sistemati gli altri libri. Si vede il dorso, non la copertina. E magari sono rilegati in fondo, smarriti tra i volumi per l’infanzia, quando esistono tanti albi che raccontano storie per adulti. «Qua a Bergamo, c’è lo Spazio Terzo Mondo di Seriate, che per quanto riguarda gli albi è bellissimo: tutte le volte che vado lì sto dentro ore!».

L’illustrazione per l’infanzia è il sogno che Gaia vorrebbe trasformare in una vera professione. Ha un lavoro part-time in un negozio per cui, per ora, può dedicarsi al disegno solo parzialmente. «Non sono così costante, disciplinata, da disegnare tutti i giorni. Mi piacerebbe avere uno schema, però capisco che sono fatta in un certo modo… Di certo, il disegno non è qualcosa che calma, perché quando disegno la mia mente lavora un sacco, è come se fosse sempre messa alla prova… al MiMaster, le mie amiche mi chiamavano “fermento”».

Di progetti in cantiere, ce ne sono molti. Market, fiere di illustrazione, come il festival UAU , primo a cui Gaia ha partecipato come illustratrice, nell’estate 2020. E poi un progetto autoprodotto, un insieme di immagini dove il tema sono le righe. E gli animali, naturalmente. «Mi è venuta quest’idea di cercare tutti gli animali a righe. Utilizzo cartoncini colorati, a cui applico la tecnica del collage, perché ho scoperto che mi piace molto».

Nell’ultima pagina, c’è un camaleonte a righe. Si vede poco, naturalmente. Se si mimetizza nella realtà, occorre che si mimetizzi anche sulla carta.

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