Una botta al cerchio e una alla botte, verrebbe da dire pensando alla « Corsa col Cadùr », l’antica competizione che da qualche anno ha ripreso vita lungo le vie di Vertova. Un appuntamento che unisce il passato della vita contadina e il presente dell’atletica leggera in una corsa dove non conta soltanto arrivare prima, ma anche come si giunge al traguardo.
In un’epoca dove è fondamentale proteggere le risorse che la natura ci offre, la «Corsa col Cadùr» – un bilanciere con all’estremità due secchi di acqua con un peso complessivo di 20 litri da portare su un percorso di 440 metri – fa riflettere sul tema dell’acqua e su come vada gestita con parsimonia, facendo di tutto per evitare che qualche goccia vada persa. Chi conosce perfettamente questo equilibrio è Melissa Paganelli che si è aggiudicata a giugno l’ultima edizione della kermesse “goliardica”, dimostrando ancora una volta tutta la propria poliedricità. A dispetto di quanto si possa pensare, nella «Corsa col Cadùr» non conta molto essere i più veloci, ma giungere al traguardo con più acqua possibile nei secchi per non incorrere in eventuali penalità.
«Partecipo sempre a questa corsa perché in primis è una questione affettiva e poi è organizzata dalla palestra dove mi alleno. Si tratta di una kermesse molto particolare, legata alle tradizioni del passato, che consiste nel portare sulle spalle due secchi pieni d’acqua e posizionati su questo aggeggio – spiega Paganelli mostrandoci il cuorioso bilanciere – È fondamentale perdere meno acqua possibile perché, ogni mezzo litro perso, si subiscono quindici secondi di penalità. La difficoltà è quindi quella di trovare la tecnica giusta per completare il percorso in meno tempo possibile senza sanzioni. Non c’è un metodo corretto per portare il Cadùr, si può mettere in orizzontale o in verticale, in base a come si è più comodi».
Il trucco sta quindi nel trovare la soluzione più agevole e testarsi magari a casa, pensando a come i nostri nonni erano costretti a portare l’acqua in casa con estrema difficoltà, magari percorrendo i chilometri che li separavano dal pozzo del paese. Un aspetto che dimostra come la pazienza sia spesso l’arma migliore per perseguire i propri obiettivi. «Se non fossero previste penalità in questa corsa, probabilmente non avrei vinto io. Nei due anni che ho partecipato, ho cercato di utilizzare una camminata veloce, che mi permettesse di sballottare il meno possibile l’acqua nei secchi. Le mie avversarie hanno invece perso più acqua non riuscendo così a conquistare la vittoria – aggiunge la trentatreenne di Brembate – Diciamo che saper correre sui sentieri più difficili come quelli in montagna mi ha aiutato, anche se il percorso è sostanzialmente in salita, motivo per cui tutta la muscolatura viene stressata: allenarsi sulle vette aiuta».
Se è vero che la disciplina prediletta da Melissa Paganelli è la corsa in montagna, la sua prima passione è il pugilato a cui si è avvicinata fin da giovanissima, prima di spostarsi lungo i sentieri delle Orobie e dare vita a una doppia carriera. Un esempio unico nel mondo dello sport ad alto livello, che sa unire la fase aerobica del trail e la resistenza della boxe, e che richiede un certo equilibrio fra allenamenti e tenuta mentale, forse più di quella richiesta dalla «Corsa col Cadùr».
«Ho praticato molti sport nella mia vita, ma principalmente la mia carriera sportiva si è svolta negli sport di combattimento, inizialmente nella kickboxing e poi nel pugilato. Il tutto è avvenuto un po’ per caso, visto che facevo un corso in palestra e, un po’ per curiosità, mi sono avvicinata alla kickboxing. Lì ho iniziato a fare una serie di gare e poi ho incrociato il pugilato che considero a tutti gli effetti il mio sport principale nonostante abbia ormai smesso da sei anni. Ritengo che sia la disciplina che abbia caratterizzato di più la mia vita – ricorda la portacolori dell’Elle Erre ASD – In questo sport si allena molto la parte cardio visto e interessa molti aspetti, dall’aspetto alimentare a quello mentale. La parte atletica la allenavo in pista e lì ho conosciuto alcuni ragazzi che gareggiavano in maratone e mezze maratone. Da lì ho iniziato ad allenarmi un po’ su strada e pian piano sono passata alla montagna, senza una vera crescita graduale visto che la mia prima gara è stata di cinquanta chilometri. Da lì ho progressivamente allungato lo sforzo sino ad arrivare al Tor des Géants (una gara di trail di categoria XXL che si svolge in Valle d’Aosta nel mese di settembre, ndr) che è stata la più lunga».
Proprio la corsa a tappe valdostana rappresenta al meglio la determinazione di Melissa che, nel 2021, è riuscita a centrare il secondo posto, tagliando il traguardo di Courmayeur dopo aver percorso trecentotrenta chilometri e soprattutto ventiquattromila metri di dislivello attorno al Monte Bianco. Una vera e propria prova di sopravvivenza che da due decenni richiama gli appassionati di ultratrail da tutto il mondo, sfidando come primo avversario te stesso in una lotta fra sonno, buio, freddo e a volte neve.
«Penso che il mio passato negli sport di combattimento mi abbia aiutato in quella occasione, soprattutto mentalmente, perché credo che il pugilato sia una delle discipline più impegnative a livello di testa. Le gare come il Tor des Geants richiedono una concentrazione molto elevata, soprattutto nel superare le numerose difficoltà che si presentano. Arrivando davanti in classifica si potrebbe pensare che noi non incontriamo problemi, ma, come tutti, anche noi dobbiamo farne i conti. Bisogna trovare a quel punto il modo giusto per superarli e andare avanti – aggiunge la bergamasca – Chiaramente la preparazione atletica aiuta, ma su questa gara incidono vari fattori come il sonno visto che non si dorme praticamente mai. Ci sono quasi trentamila metri di dislivello da superare che si divide su una serie di giorni tostissimi. La testa conta parecchio, ma ovviamente va abbinata a una giusta preparazione».
Nonostante il ritiro del 2024 e lo sforzo fisico che viene puntualmente richiesto, Melissa è pronta ad affrontare ancora una volta il «Gigante» delle Alpi Valdostane, non dimenticando mai di divertirsi in prima battuta. «L’anno scorso ho fatto un anno con pochissime gare visto che ultimamente mi sono un po’ più dedicata ad alpinismo e sci alpinismo. Iniziando la stagione più tardi, qualche settimana fa ho fatto una gara a coppie da centosettacinque chilometri giusto per vedere com’ero messa. Sentendomi abbastanza bene, proverò a far il Tor des Géants, ma le gare rimarranno comunque poche».