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Makers e innovatori unitevi! Il FabLab di via Gavazzeni riapre le sue porte

Articolo. Ricostruire una community. Questo è l’obiettivo della casa dell’artigianato digitale che torna, ogni sabato, ad accogliere tutti gli appassionati di programmazione, stampa 3D e ingegneria con alcuni appuntamenti dedicati alle tecnologie e alle strumentazioni presenti in laboratorio

Lettura 3 min.

Ricordate i messaggi per Alice, mentre nel «Paese delle Meraviglie» trova biglietti con scritto «mangiami», «bevimi», «usami»? Ecco, il concetto del laboratorio bergamasco è lo stesso: esiste da 9 anni solo per farsi “usare”.

La luce del FabLab non si è mai spenta, nemmeno durante la pandemia. Valerio Nappi, uno dei membri fondatori del laboratorio open source racconta che, nonostante la chiusura degli spazi, i makers hanno continuato a darsi da fare e tenersi in contatto: «È stata dura, ma quell’esperienza ci ha visti coordinare un gruppo di persone che, da casa, con le proprie stampanti 3D, ha iniziato a produrre i cerchietti necessari per completare le visiere di protezione. Questo ci ha permetto di raggiungere nuovi contatti e collaborare con il progetto “Mille respiri”».

Una stampa tridimensionale per cambiare il mondo

Quante cose si possono fare con una stampante 3D? Molte. Anche se non si è esperti e non la si è mai usata prima. L’importante è aver voglia di scoprire e sperimentare. È con questo approccio che lo scorso sabato i ragazzi del FabLab hanno finalmente riaperto le porte del loro laboratorio di fabbricazione digitale e ricominciato laddove erano partiti, ovvero dagli incontri aperti.

«Sono appuntamenti informali, non sono corsi né workshop – spiega Valerio – l’obiettivo per noi è diffondere la nostra conoscenza e far conoscere il laboratorio e l’invito è rivolto a chiunque sia un minimo curioso o anche a chi ha un progetto nel cassetto ma non sa come realizzarlo».

La magia del 3D farà il resto, infatti, Valerio aggiunge: «La prima volta che ti approcci a una stampa 3D puoi già capire come funziona e stampare subito qualcosa. Poi, col tempo, arrivi ad ottimizzare il processo e ottenere dei risultati diversi e più complessi, ma non si tratta di tecnologie complesse».

La curiosità alimenta nuove amicizie

Il funzionamento del FabLab è esattamente questo. Riaperto da inizio anno, gli incontri a tema che saranno proposti ogni due settimane non sono altro che un invito a varcare la porta di un mondo che sì, si basa su tecnologie innovative, ma non è alla portata solo di ingegneri e nerd della programmazione. «Vogliamo allargarci, trovare nuovi volontari, contaminare il nostro ambiente con persone che vengono da mondi diversi – raccontano i ragazzi del laboratorio – Abbiamo già fatto una call aperta, ma ne faremo altre perché abbiamo bisogno anche di qualcuno che sappia raccontare e comunicare all’esterno quello che facciamo».

Programmare un nuovo futuro

Il prossimo appuntamento con le porte aperte del FabLab è previsto per sabato 28 maggio, nel pomeriggio (tutte le info sono disponibili sul loro sito). Protagonista di questo nuovo incontro sarà Arduino, uno dei più comuni sistemi di programmazione, divenuto ormai un vero e proprio standard. Cosa aspetta chi vorrà presentarsi al laboratorio è lo stesso Valerio Nappi a spiegarlo: «Semplicemente proveremo a mettere le mani su questa schedina blu che permette di controllare sensori e non solo per capire come funziona e come possiamo utilizzarla».

Alla base, infatti, c’è sempre e solo la curiosità per un mondo tecnologico che, con pochi input e strumenti può già entrare a far parte della vita di tutti i giorni, realizzando idee o intuizioni. L’avventore ideale è l’appassionato o appassionata di nuove tecnologie, ma anche chi si diverte a sperimentare con i propri laboratori casalinghi allestiti in garage, cantine o, più semplicemente, sulle scrivanie.

Se si diventa soci…

L’obiettivo ultimo del FabLab, in ogni caso, è quello di accrescere la propria community di soci. Sono loro che, al di là dei singoli eventi, animano e accendono il FabLab ogni sera. Diventare socio significa da una parte condividere i propri progetti e idee, dall’altra aiutare gli altri a elaborare le proprie. Questo è ciò che hanno fatto da sempre i fondatori: Mattia Agazzi, Giuseppe Alberghina, Luca Sarga, Valerio Nappi, Matteo Bonasio, Vittorio Paris, Fabio Fusili, Emiliano Vavassori, Amina Iljjazi e Dario Scarsi. Un gruppo di ingegneri, architetti, tecnici, pensatori che hanno sposato l’idea di questo laboratorio “aperto” e continuano a portarla avanti.

Inoltre, in tempi in cui il mondo cambia, le prospettive si trasformano, il futuro tecnologico si delinea in maniera sempre più chiara, il FabLab di via Gavazzeni può diventare un luogo in cui muovere i primi passi di una nuova carriera o professione.

Vulca che rete!

Il FabLab Bergamo è inserito in una rete internazionale di makerspace ovvero “luoghi del fare” che raccolgono i laboratori sparsi in tutto il mondo che condividono le medesime finalità di diffusione della conoscenza e delle competenze tecnologiche.

«In futuro la rete accenderà un progetto di “Makers mobility”, una sorta di residenze che permetteranno a chi gravita nei laboratori di viaggiare e condividere progetti anche a livello internazionale – spiega Valerio Nappi, – noi al momento non siamo ancora pronti per questo, ma speriamo di poterci presto attrezzare anche per questa esperienza».

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