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Dondolando sul Monte di Grone (detto anche Gaiana)

Articolo. Da Berzo San Fermo, un bel terrazzo sul Fiume Cherio, il rione Canton, il bosco dei bambini nati negli anni Novanta, poi il rifugio G.E.M.B.A., il Col Croce e tante altre meraviglie, fra cui un’altalena panoramica alla Cascina Fagiolo. L’arrivo è al terrazzino della Madonna dei carbonai con il suo splendido panorama

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L’altalena della cascina Fagiolo

Questo inverno avaro di neve mi ha spinto alla ricerca di percorsi nuovi e prospettive diverse. Posso garantire che tante località, con mia grande sorpresa, hanno riservato piacevolissime scoperte. Oggi risaliamo per un breve tratto la Val Cavallina fino a Berzo San Fermo. Non sono mai stato a Berzo, normalmente si oltrepassa puntando verso le più note località lacustri, eppure il mese scorso, mentre gironzolavo per i monti sopra Vigano, sono rimasto colpito da questo borgo posto su un bel terrazzo naturale appena sopra il fiume Cherio. Vanta pascoli molto curati, bei vigneti e folti boschi con un’esposizione al sole del meriggio perfetta per escursioni pomeridiane. Risalta alle spalle del paese il Monte di Grone che, da lontano, sembra promettere panorami interessanti.

Il fiume Cherio, emissario del Lago di Endine, è spesso oggetto di uno dei quiz che mi diverto a sottoporre ai miei alunni quando devono conquistarsi la palla prima di una partita: “se il fiume Serio forma la valle Seriana e il Brembo la val Brembana, come si chiama la valle dove scorre il fiume Cherio?” Immediata giunge sempre la risposta “valle Cheriana”… e di conseguenza la palla va agli avversari! Il nome Cavallina pare legato ai numerosi allevamenti presenti in zona ai tempi della repubblica veneta, anche se gli storici preferiscono riferirlo al gentilizio romano Cavilla o Capella.

Sul territorio di Berzo, storicamente a vocazione agraria, sono presenti diverse realtà agricole, con allevamenti e produzione di prodotti tipici locali. Oggi queste aziende rivivono nel tradizionale appuntamento dell’Agrimercato a km 0, in programma ogni quarta domenica del mese presso il centro sportivo.

Attraversiamo il paese per raggiungere il rione Canton di sopra, ove spiccano il bel palazzo seicentesco Terzi e la chiesetta di San Giovanni Battista. Appena superata la chiesa imbocchiamo via Bescasolo e lasciamo l’auto nel piccolo posteggio poco oltre le case (375m). Seguiamo a piedi la via principale che sale in direzione Est verso il colle. Siamo sul percorso CAI n° 615 che conduce al Col Croce. In corrispondenza del cartello indicatore della località Bescasolo Alta, imbocchiamo la ripida strada cementata che si diparte sulla sinistra. Giunti in località cascine di Bescasolo, dove la strada compie un paio di tornanti, troviamo un boschetto di alberi, ciascuno piantato per ogni neonato di Berzo degli anni novanta.

La strada prosegue a salire con pendenze regolari toccando alcune cascine e fienili molto curati. A quota 630m circa, dopo una di queste cascine, abbandoniamo la strada cementata e imbocchiamo il sentiero pianeggiante sulla destra. Il bivio non è segnalato ma è piuttosto evidente (continuando per la cementata si giunge ugualmente alla medesima destinazione, il rifugio G.E.M.B.A.). Con un traverso nel bosco, senza fatica, si guadagnano i 673m di Col Croce, antico valico di collegamento tra la val Cavallina e la Valcalepio riconoscibile dalla bella cappelletta posta sullo spartiacque.

Entriamo nel territorio di Adrara San Martino risalendo a sinistra per la strada cementata. Prima di addentrarci nel bosco imbocchiamo il sentiero CAI n° 717 con direzione fienili di Gaiana (cartello indicatore). Il percorso, interamente nel bosco, alterna tratti ripidi a comodi traversi e, in mezzoretta, conduce ai fienili di Gaiana, bellissima zona di pascoli affacciati sulla pianura padana. Si incontra nuovamente la strada in cemento che seguiamo verso destra. In breve siamo alla baita Gaiana (930m) dove ha sede il rifugio G.E.M.B.A. (Gruppo Escursionistico Monte Bronzone Adrara). Solida costruzione di pietra ben ristrutturata con una bellissima terrazza di prato affacciata sulla pianura e abbellita da due splendidi noci secolari a nobilitare l’atmosfera. Una sosta è d’obbligo. Così, seduti sulle panche di legno, ci lasciamo coccolare dal tepore dei raggi di questo sole invernale insolitamente caldo. Il rifugio è dato in comodato d’uso all’associazione G.E.M.B.A. che lo concede in autogestione a chi ne fa richiesta (ultimamente negata a causa della pandemia).

Proseguiamo fino al termine della strada dove imbocchiamo il sentiero sulla sinistra. Ci manteniamo sul sentiero CAI n° 717 con direzione Colli di San Fermo. Il percorso passa vicino alla cascina Fagiolo (nome simpatico per una località montana) a 973m di quota. Ci fermiamo per ammirare il panorama con il monte Bronzone di fronte a noi e, in secondo piano, il monte Guglielmo. Anche questa cascina è un incanto ma a catturare la nostra curiosità è una bellissima altalena panoramica che strizza l’occhio alla pianura! Con l’entusiasmo di due bimbi… hoplà: saliamo sui seggiolini e con vigorosi slanci ci dondoliamo verso il cielo. Una meraviglia!

Riprendiamo il sentiero nel bosco in leggera discesa e attraversiamo una zona dove un tempo i carbonai facevano il carbone (si può notare il tipico ral, la piazzola in cui si predisponeva la legna per la lenta combustione). Il bosco di carpini, frassini e noccioli è costellato da sassi e piccole rocce di calcare bianco. Con un traverso in leggera salita raggiungiamo il colle Forca (1033m), un piccolo valico che conduce ai Colli di San Fermo. Qui, deviando a sinistra, ci inerpichiamo sul crinale e notiamo che il bosco nel suo versante nord sfoggia maestosi faggi, ciliegi e aceri grazie al terreno più umido perché in ombra. Stiamo percorrendo il sentiero CAI n° 717A in direzione della vetta del monte. Ma come si chiama?

Bisogna sapere che gli abitanti di Adrara riconoscono questa cima come Gaiana (sulle carte topografiche del comune è riportato proprio questo nome) mentre gli abitanti della val Cavallina lo chiamano Monte di Grone (come indicato nelle rispettive carte geografiche). Lungo il crinale, nel suo tratto finale, volgendo lo sguardo alle spalle si riescono ad intravedere le eleganti cime innevate del gruppo dell’Adamello. Con somma delusione ad accoglierci in vetta non c’è nessuna croce e nemmeno l’agognato panorama (gli alberi impediscono la vista). Troviamo invece una grande antenna per la telefonia a rattristare i nostri animi (1186m).

Tiriamo dritti e, mantenendoci sempre sullo spartiacque, in un quarto d’ora di facile discesa sbuchiamo, con immensa sorpresa, sul terrazzino dove spicca la Madonna dei carbonai (1050m). È una cappelletta costruita sui resti di un’antica edicola oggetto di devozione dei carbonai che fino alla metà del secolo scorso operavano in questi boschi. Il panorama è spettacolare: dinnanzi ai nostri occhi tutta la pianura offuscata dalle nebbie. In lontananza si intravedono limpidissimi gli Appennini e, scrutando verso Ovest, risaltano il Monte Rosa e, nell’angolo più lontano, l’inconfondibile profilo del Monviso. Nei pressi della Madonnina facciamo l’incontro con Fausto, esperto escursionista con cui ci dilettiamo a chiacchierare delle bellezze della zona. Fausto si dimostra profondo conoscitore del luogo e ci intrattiene con interessanti racconti. Scopriamo che Fausto è il presidente dell’associazione G.E.M.B.A.. Non esitiamo a congratularci per le numerose iniziative dell’associazione e per la cura con cui viene gestito il rifugio.

Il sole corre spedito verso il tramonto. Ci incamminiamo per il rientro imboccando l’evidente traccia che dalla Madonna dei carbonai scende in direzione Nord. In breve raggiungiamo i ruderi di una cascina dove riprendono i segni bianco-rossi. Li seguiamo procedendo verso Ovest. Siamo sul sentiero CAI n°717B che, con percorso pianeggiante semicircolare ci riporta nei pressi della cascina Fagiolo. Per il rientro a Berzo seguiamo integralmente la strada cementata che, ancora illuminata dal sole, rende gradevole il cammino.

P.S. L’itinerario descritto ha uno sviluppo di circa 15km con un dislivello di quasi 1000m. Chi desiderasse accorciare il percorso può decidere di salire in auto lungo la cementata posteggiando in uno dei numerosi slarghi presenti lungo la strada (si può arrivare addirittura fino ai fienili di Gaiana). Non esiste divieto, occorre solo un po’ di attenzione perché la carreggiata è stretta, il fondo in alcuni tratti sconnesso e le pendenze significative (astenersi in caso di neve o ghiaccio). Un’altra possibilità è quella di salire al Col Croce e ai fienili di Gaiana partendo da Adrara San Martino.

P.P.S. L’inverno è la stagione migliore per godere del paesaggio e dei panorami della zona. La vicinanza al Lago di Endine e al Sebino rende il clima più mite che altrove.

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